Il commento di Andrea Jarach Dal 7 al 13 settembre 2014
Ho avuto questa settimana l’onore di accogliere a Milano Daniel Gold, inventore di Iron Dome, il sistema antimissile che ha reso possible per Israele tenere basso il livello delle vittime della recente guerra e di abbattere decisamente l’impatto economico sull’intera società israeliana che ha potuto proseguire una attività “normale” sotto un diluvio, mai visto prima, di 5000 missili in 50 giorni. L’occasione di avere qui questo ospite ci è stata offerta dal Keren Hayesod che ha voluto dare ancora maggior rilievo alla campagna di raccolta fondi lanciata in luglio alle prima avvisaglie di conflitto per acquistare rifugi mobili antimissile. Mobili perchè devono poter essere trasportati nelle parti del Paese che sono sotto attacco e dove è necessario anche per strada poter far conto su una protezione in caso di allarme che offre anche solo 15 secondi per ripararsi. Assistere alla presentazione multimediale di Gold (insieme ad altre 500 persone accalcate nella aula magna della scuola ebraica) è stato un esercizio per tutti salutare per rafforzare il legame con Israele. Da un lato conoscendo particolari ingegneristici e scientifici che hanno sbalordito anche i più esperti tra noi. Soprattutto però riconfermando in noi la grande superiorità morale di Israele che vede progettare questo sistema con un impegno quotidiano notte e giorno di un team di 400 persone, la “creme de la creme” degli scienziati missilistici di Israele, allo scopo di salvare vite umane e infrastrutture da una minaccia reale e incombente. E di riuscire così bene nel loro obbiettivo che, mentre Gold parlava e le immagini scorrevano sugli schermi, mi è venuto spontaneo pensare che stavamo assistendo al racconto di un miracolo. Dovete sapere che quando il progetto di fermare missili in arrivo alla velocità di 2500 km/ora fu presentato per la prima volta al mondo degli scienziati fu giudicato inattuabile per ragioni di vincoli oggettivi fisici e tecnici. Con caparbietà il progetto fu portato avanti lo stesso con il risultato di avere oggi un sistema unico al mondo che funziona automaticamente (ricordiamo i 15 secondi di tempo per distruggere i missili dopo il lancio) sulla base di un sistema di sensori, calcola nel giro di frazioni di secondo la direzione dei missili lanciati, decide quali intercettare (no agli sprechi, un missile di Iron Dome costa 50.000 euro circa), si alza alla velocità di 3000 km ora e intercetta il missile nemico in un luogo dove i frammenti ricadendo non creino danni a persone o cose. Già questo sarebbe un risultato pazzesco, ma il nemico può immaginare di ingannare il sistema Iron Dome lanciando una salva di missili. Dieci, venti missili lanciati insieme dovrebbero poter forare la barriera di Iron Dome. E allora guardiamo il filmato di un matrimonio del 2012 dove in alta definizione si vede il cielo notturno illuminato da uno, poi tre, poi dieci luci e improvvisamente (mentre le voci dei presenti alla celebrazione non si allarmano per nulla) nel giro di un paio di secondi si vedono delle altre luci che salgono come fuochi di artificio che esplodono con un piccolo sbuffo luminoso. Risultato una salva di missili proveniente da Gaza annullato come in un gioco. Di fronte a tutto questo non possiamo che restare stupiti. Certo ammirati. Ma la razionalità ci suggerisce che quello che vediamo sugli schermi è impossibile. Che, se anche fosse possibile, è incredibile la percentuale di successo del 90% ottenuta in questi ultimi giorni di guerra! E quindi spontaneo viene alla mente che se assistiamo a una cosa scientificamente giudicata infattibile, che crea stupore perchè è incredibile e che razionalmente ci sembra davvero impossibile, ma nonostante tutto questo la cosa la vediamo in tanti… ci troviamo di fronte a un miracolo. E poichè era un pò di tempo che Israele sembrava non darci più cose miracolose, o meglio ci siamo abituati alle cose “normalmente” miracolose, sono lieto di poter annunciare che Israele ha prodotto un nuovo miracolo che ha il nome di Iron Dome e un artefice che ha il nome di Daniel Gold.
(art. tratto da informazionecorretta)