Il discorso di Netanyahu all’Onu, a cura di Ugo VolliCari amici, oggi non vi spedisco una cartolina, ma un discorso. E non un testo mio, ma del primo ministro israeliano Bibi Netanyahu. E’ il discorso che ha fatto l’altro giorno alle Nazioni Unite: un testo importante, da leggere e meditare. Dato che i media italiani non ne parlano quasi e certamente non è facile trovare il modo di leggerlo, l’ho tradotto e ve lo metto a disposizione.
Ugo Volli
Signore e Signori, il popolo d’Israele prega per la pace. Ma le nostre speranze e la speranza del mondo per la pace sono in pericolo. Perché ovunque guardiamo, l’Islam militante è in marcia. Non si tratta di militanti ebasta. Non si tratta di Islam e basta. E’ l’Islam militante. In genere, le prime vittime sono altri musulmani, ma poi non risparmia nessuno. Cristiani, ebrei, yazidi, curdi – nessuna fede, nessun gruppo etnico è al riparo dalle sue attenzioni. Ed esso è in rapida diffusione in ogni parte del mondo. Conoscete il famoso detto americano: “Tutta la politica è locale”? Per gli islamisti militanti, “Tutta la politica è globale”. Perché il loro obiettivo finale è quello di dominare il mondo. Ad alcuni potrebbe sembrare che io esageri questa minaccia, dal momento che essa inizia a piccola scala, come un cancro che attacca una particolare parte del corpo. Ma, se è lasciato incontrollato, il cancro si sviluppa, dà metastasi su aree sempre più vaste. Per proteggere la pace e la sicurezza del mondo, dobbiamo rimuovere questo cancro prima che sia troppo tardi. La scorsa settimana, molti dei paesi rappresentati qui hanno giustamente applaudito il presidente Obama per aver guidato lo sforzo di affrontare l’ISIS. E ancora settimane prima, alcuni di questi stessi paesi, gli stessi paesi che oggi sostengono la lotta contro l’ISIS, si sono opposti a Israele per aver affrontato Hamas. Essi evidentemente non capiscono che ISIS e Hamas sono rami dello stesso albero velenoso. ISIS e Hamas condividono un credo fanatico, che entrambi cercano di imporre ben oltre il territorio sotto il loro controllo. Ascoltate l’auto-dichiarato califfo di ISIS, Abu Bakr al-Baghdadi. Questo è quello che ha detto due mesi fa: “arriverà presto il giorno in cui il musulmano camminerà ovunque come un padrone… I musulmani faranno sì che il mondo ascolti e capisca il significato del terrorismo… e distrugga l’idolo della democrazia”. Ora ascoltate Khaled Meshaal, il leader di Hamas. Egli proclama una simile visione del futuro: “Diciamo questo all’Occidente… Per Allah sarai sconfitto. Domani la nostra nazione siederà sul trono del mondo”. Come lo statuto di Hamas rende chiaro, obiettivo immediato di Hamas è quello di distruggere Israele. Ma Hamas ha un obiettivo più ampio. Vogliono anche un califfato. Hamas condivide le ambizioni globali dei suoi compagni militanti islamici. Ecco perché i suoi sostenitori hanno selvaggiamente applaudito per le strade di Gaza, quando migliaia di americani sono stati assassinati l’11 settembre 2001. Ed è per questo che i suoi leader hanno condannato gli Stati Uniti per l’uccisione di Osama Bin Laden, che hanno elogiato come un guerriero santo. Così, quando si tratta di loro obiettivi finali, Hamas è l’ISIS e l’ISIS è Hamas. E questo è ciò che essi hanno in comune, che tutti i militanti islamisti hanno in comune: Boko Haram in Nigeria; Ash-Shabab in Somalia; Hezbollah in Libano; An-Nusrah in Siria; l’Esercito del Mahdi in Iraq; i rami di Al-Qaeda in Yemen, Libia, Filippine, India e altrove. Alcuni sono sunniti radicali, alcuni sono sciiti radicali. Alcuni vogliono ristabilire un califfato pre-medievale del 7° secolo. Altri vogliono innescare il ritorno apocalittico di un imam del 9° secolo. Operano in terre diverse, mirano a vittime diverse e addirittura si uccidono a vicenda nella loro ricerca per la supremazia. Ma tutti condividono un’ideologia fanatica. Tutti cercano di creare enclave in continua espansione dell’Islam militante, dove non c’è libertà e nessuna tolleranza. Dove le donne sono trattate come beni mobili, i cristiani sono decimati, e le minoranze sono soggiogate, e a volte subiscono la scelta terribile di convertirsi o morire. Per loro, chiunque può essere un infedele, tra cui i loro stessi fratelli musulmani. Signore e Signori, l’ambizione militante dell’Islam di dominare il mondo sembra folle. Ma così erano anche le ambizioni globali di un’altra ideologia fanatica che salì al potere otto decenni fa. I nazisti credevano in una razza superiore. Gli islamisti militanti credono in una fede padrona. Certo, non sono d’accordo fra loro su chi tra loro sarà il padrone… della fede padrona. Questo è ciò su cui sono veramente in disaccordo. Pertanto, la questione di fronte a noi è se l’Islam militante avrà il potere di realizzare le proprie ambizioni sfrenate. C’è un luogo in cui questo potrebbe presto accadere: lo Stato Islamico dell’Iran. Per 35 anni, l’Iran ha inesorabilmente perseguito la missione globale stabilita dal suo sovrano fondatore, l’Ayatollah Khomeini, con queste parole: “Noi dobbiamo esportare la nostra rivoluzione nel mondo intero. Fino a quando il grido ‘Non c’è Dio all’infuori di Allah’ echeggerà in tutto il mondo”… E da allora, gli esecutori brutali del regime, le Guardie Rivoluzionarie iraniane, hanno fatto esattamente questo. Ascoltate il suo comandante attuale, il generale Muhammad Ali Jaafari. Egli ha proposto chiaramente questo obiettivo. Ha detto: “Il nostro Imam non ha limitato la rivoluzione islamica in questo paese… Il nostro dovere è quello di preparare la strada per un governo mondiale islamico”… Il presidente iraniano Rohani parlando qui la settimana scorsa, ha versato lacrime di coccodrillo su ciò che lui chiamava “la globalizzazione del terrorismo”. Forse avrebbe dovuto risparmiarci quelle lacrime fasulle e fare invece una chiacchierata con i comandanti delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Avrebbe potuto chiedere loro di abbandonare la campagna di terrore globale dell’Iran, che solo dal 2011 ha incluso attacchi in due dozzine di paesi nei cinque continenti. Dire che l’Iran non pratica il terrorismo è come dire che Derek Jeter non ha mai giocato interbase per i New York Yankees. Questo lamento del presidente iraniano sulla diffusione del terrorismo è uno dei più grandi esempi mai visti di ipocrisia. Ora, alcuni ancora sostengono che la campagna di terrore globale dell’Iran, la sua sovversione dei paesi del Medio Oriente e ben oltre il Medio Oriente, sia opera degli estremisti. Dicono che le cose stanno cambiando a causa delle elezioni dello scorso anno in Iran. Essi sostengono che i discorsi flautati del presidente iraniano e del suo ministro degli Esteri hanno cambiato non solo il tono della politica estera iraniana, ma anche la sua sostanza. Credono che Rouhani e Zarif sinceramente vogliano riconciliarsi con l’Occidente, che hanno abbandonato la missione globale della Rivoluzione Islamica. Davvero? Proviamo a guardare a ciò che il ministro degli Esteri Zarif ha scritto in un suo libro di pochi anni fa: “Abbiamo un problema fondamentale con l’Occidente, e in particolare con l’America. Questo è perché siamo eredi di una missione globale, che è legata alla nostra ragion d’essere”… Una missione globale che è legata alla nostra stessa ragion d’essere. E poi Zarif fa una domanda, credo interessante. Egli dice: Come mai la Malesia [si riferisce a un paese a stragrande maggioranza musulmana] – come mai la Malesia non ha problemi simili? E risponde: perché la Malesia non sta cercando di cambiare l’ordine internazionale. Questo è il vostro moderato. Quindi non fatevi ingannare dall’ingannevole offensiva del fascino da parte dell’Iran. E’ progettata per uno scopo, e per un solo scopo: per eliminare le sanzioni e rimuovere gli ostacoli nel percorso dell’Iran alla bomba. La Repubblica islamica sta ora cercando di abbindolare per un accordo che rimuova le sanzioni che deve affrontare ancora, e lasciarle migliaia di centrifughe per arricchire l’uranio. Se accadesse, ciò stabilirebbe il posto dell’Iran come potenza militare alla soglia del nucleare. In futuro, in un momento di sua scelta, l’Iran, lo stato più pericoloso al mondo nella regione più pericolosa del mondo, potrebbe realizzare facilmente le armi più pericolose del mondo. Permettere che ciò accada porrebbe la più grave minaccia per tutti noi. Una cosa è confrontarsi con militanti islamici in pick-up, armati di fucili Kalashnikov. Un’altra cosa affrontare militanti islamici armati con armi di distruzione di massa. Ricordo che l’anno scorso, tutti qui eravate giustamente preoccupati per le armi chimiche in Siria, compresa la possibilità che potessero cadere nelle mani dei terroristi. Questo non è accaduto. E il presidente Obama merita grande credito per aver guidato lo sforzo diplomatico per smantellare la quasi totalità delle armi chimiche della Siria. Immaginate quanto più pericoloso lo Stato islamico, l’ISIS, sarebbe se avesse avuto armi chimiche. Ora immaginate quanto più pericoloso sarebbe lo Stato islamico dell’Iran se possedesse armi nucleari. Signore e Signori, volete lasciare l’ISIS arricchire l’uranio? Volete lasciare l’ISIS costruire un reattore ad acqua pesante? Volete lasciare l’ISIS sviluppare missili balistici intercontinentali? Naturalmente non lo vorreste. Quindi non dovete lasciare neppure che lo Stato Islamico dell’Iran faccià altrettato. Poiché ecco cosa succederà: una volta che l’Iran riuscisse a produrre bombe atomiche, tutto il fascino e tutti i sorrisi improvvisamente scompariranno. Semplicemente svaniranno. E’ allora che gli ayatollah mostreranno il loro vero volto e libereranno il loro fanatismo aggressivo sul mondo intero. C’è un solo comportamento responsabile per affrontare questa minaccia: le capacità militari nucleari dell’Iran devono essere completamente smantellate. Non commettere errori – l’ISIS deve essere sconfitto. Ma sconfiggere l’ISIS e lasciare l’Iran come potenza alla soglia del nucleare significa vincere la battaglia e perdere la guerra. Signore e Signori, la lotta contro l’Islam militante è indivisibile. Quando l’Islam militante ha successo in qualunque luogo, è incoraggiato ovunque. Quando subisce un colpo in un singolo luogo, arretra dappertutto. Ecco perché la lotta di Israele contro Hamas non è solo la nostra lotta. E’ la vostra lotta. Israele sta combattendo oggi un fanatismo che i vostri Paesi potrebbero essere costretti a combattere domani. Per 50 giorni la scorsa estate Hamas ha sparato migliaia di razzi contro Israele, molti dei quali forniti dall’Iran. Voglio che pensiate ciò che i vostri paesi farebbero se migliaia di razzi fossero sparati contro le vostre città. Immaginate milioni di vostri cittadini che hanno pochi secondi al massimo per rifugiarsi nei rifugi, giorno dopo giorno. Non lascereste che i terroristi sparino razzi contro le vostre città impunemente. Né si dovrebbe lasciare che i terroristi scavino decine di gallerie del terrore sotto le frontiere per infiltrarsi nelle vostre città, al fine di uccidere e rapire i vostri cittadini. Israele giustamente si è difesa sia contro gli attacchi di razzi sia contro i tunnel del terrore. Ma Israele ha anche affrontato un’altra sfida. Abbiamo affrontato una guerra di propaganda. Perché, nel tentativo di vincere la simpatia del mondo, Hamas ha cinicamente usato civili palestinesi come scudi umani. Ha usato le scuole, non solo le scuole – scuole delle Nazioni Unite, case private, moschee, persino ospedali per immagazzinare e sparare e razzi su Israele. Quando Israele ha colpito chirurgicamente i lanciarazzi e le gallerie, dei civili palestinesi sono stati uccisi tragicamente, ma involontariamente. Ci sono immagini strazianti che ne sono state tratte, e queste alimentano accuse diffamatorie a Israele come se avesse preso deliberatamente di mira i civili. Non è stato così. Ci rammarichiamo profondamente per ogni singola vittima civile. E la verità è questa: Israele ha fatto di tutto per ridurre al minimo le vittime civili palestinesi. Hamas ha fatto di tutto per aumentare al massimo il numero delle vittime civili israeliane e palestinesi. Israele ha distribuito volantini, fatto telefonate, ha inviato messaggi di testo, ha fatto avvisi in arabo alla televisione palestinese, sempre per permettere di evacuare i civili palestinesi dalle aree che doveva colpire. Nessun altro paese e nessun altro esercito nella storia sono andati così in là per evitare vittime tra la popolazione civile dei loro nemici. Questa preoccupazione per la vita palestinese era tanto più notevole, dato che i civili israeliani sono stati bombardati da razzi giorno dopo giorno, notte dopo notte. Mentre le loro famiglie venivano bombardate da Hamas, l’esercito di Israele – i coraggiosi soldati della IDF, i nostri ragazzi e ragazze – ha rispettato i più alti valori morali di ogni esercito del mondo. I soldati israeliani meritano non condanna, ma ammirazione, da parte di tutte le persone oneste in tutto il mondo. Questo è invece quello che ha fatto Hamas: Hamas ha incorporato sue batterie di missili in zone residenziali palestinesi e ha detto ai suoi civili di ignorare gli avvertimenti di Israele. E nel caso in cui le persone non hanno obbedito ai loro ordini, ha ucciso i civili palestinesi a Gaza che avevano osato protestare. In maniera non meno riprovevole, Hamas ha deliberatamente messo i suoi razzi nei luoghi in cui i bambini palestinesi vivono e giocano. Lasciate che vi mostri una fotografia. E’ stata presa da una troupe di France 24 nel corso del recente conflitto. Esso mostra due lanciarazzi di Hamas, che sono stati utilizzati per attaccare noi. Vedete tre bambini che giocano accanto a loro. Hamas ha deliberatamente messo i suoi razzi in centinaia di aree residenziali come questa. Centinaia. Signore e signori, questo è un crimine di guerra. E dico al presidente Abbas, questi sono i crimini di guerra commessi dai vostri partner di Hamas nel governo di unità nazionale che che egli guida e di cui è responsabile. Questi sono i veri crimini di guerra su cui avrebbe dovuto indagare, o denunciare da questo podio la scorsa settimana. Signore e Signori, mentre i bambini israeliani stavano rannicchiati nei rifugi e il sistema di difesa antimissile Iron Dome di Israele abbatteva i razzi di Hamas dal cielo, la differenza morale profonda tra Israele e Hamas non avrebbe potuto essere più chiara: Israele stava usando i suoi missili per proteggere i suoi figli, Hamas stava usando i suoi figli per proteggere i suoi missili. Indagando Israele piuttosto che Hamas di crimini di guerra, il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha tradito la sua nobile missione di proteggere gli innocenti. In realtà, quello che sta facendo è quello di capovolgere completamente le leggi di guerra. Israele, che ha preso misure senza precedenti per ridurre al minimo le vittime civili è condannato. Hamas, che ha sparato ai civili nascondendosi dietro i civili – un doppio crimine di guerra – Hamas è ignorato. Il Consiglio per i Diritti Umani sta inviando così un messaggio chiaro ai terroristi ovunque: utilizzate i civili come scudi umani. Utilizzateli di nuovo e ancora e ancora. Sapete perché? Perché purtroppo, funziona. Concedendo legittimità internazionale all’uso di scudi umani, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite è così diventata un Consiglio dei diritti dei terroristi, e ciò avrà ripercussioni. Probabilmente ne ha già, favorendo l’uso di civili come scudi umani. Non è solo il nostro interesse. Non sono solo i nostri valori che sono sotto attacco. Sono i vostri interessi e i vostri valori. Signore e Signori, viviamo in un mondo intriso di tirannia e terrore, dove i gay vengono impiccati sulle gru a Teheran, i prigionieri politici vengono eseguiti a Gaza, giovani ragazze vengono rapite in massa in Nigeria e centinaia di migliaia sono massacrati in Siria, Libia e Iraq. Eppure quasi la metà, quasi la metà delle risoluzioni del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite si concentra su un singolo paese ed è stata diretta contro Israele, l’unica vera democrazia in Medio Oriente – Israele, dove le questioni sono discusse apertamente in un parlamento pieno di dissensi, in cui i diritti umani sono protetti da tribunali indipendenti e in cui le donne, i gay e le minoranze vivono in una società veramente libera. Parlare di Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite è un ossimoro, ma lo userò lo stesso. Il trattamento di parte del Consiglio di Israele è solo una manifestazione del ritorno dei pregiudizi più antichi del mondo. Sentiamo teppisti oggi in Europa chiedere la gasazione degli ebrei. Abbiamo sentito alcuni leader nazionali paragonare Israele ai nazisti. Questo non dipende dalla politica di Israele, dipende dal fatto che vi sono menti malate. E questa malattia ha un nome. Si chiama antisemitismo. Si sta ora diffondendo anche nella buona società, dove si maschera come legittima critica a Israele. Per secoli il popolo ebraico è stato demonizzato con calunnie del sangue e accuse di deicidio. Oggi, lo Stato ebraico è demonizzato con la diffamazione e l’accusa di genocidio e di apartheid. Genocidio? In quale universo morale il genocidio comprende l’avvertimento alla popolazione civile del nemico perché eviti il pericolo? O assicurare che riceva tonnellate, tonnellate di aiuti umanitari ogni giorno, anche se migliaia di razzi sono stati sparati contro di noi? O la creazione di un ospedale da campo per aiutare i loro feriti? Beh, suppongo che sia lo stesso universo morale in cui un uomo che ha scritto una tesi di menzogne sull’Olocausto, e che insiste su una Palestina libera di ebrei, Judenrein, può parlare su questo podio e senza vergogna accusare Israele di genocidio e pulizia etnica. In passato, le menzogne oltraggiose contro gli ebrei sono stati i precursori del massacro del nostro popolo. Ma ora non più. Oggi il popolo ebraico ha il potere di difendersi. Ci difendiamo contro i nostri nemici sul campo di battaglia. Noi esporremo le loro menzogne contro di noi nella corte dell’opinione pubblica. Israele continuerà a resistere fiero e indomito. Signore e signori, nonostante le enormi sfide che Israele affronta, credo che abbiamo un’opportunità storica. Dopo decenni in cui hanno visto Israele come loro nemico, gli Stati nel mondo arabo sono in grado oggi di riconoscere che insieme noi e loro dobbiamo affrontare molti degli stessi pericoli: questo significa principalmente un Iran dotato di armi nucleari e i movimenti islamisti militanti che guadagnano terreno nel mondo sunnita. La nostra sfida è quella di trasformare questi interessi comuni per creare una partnership produttiva. Un rapporto che potrebbe costruire un più sicuro, pacifico e prospero Medio Oriente. Insieme possiamo rafforzare la sicurezza regionale. Siamo in grado di avanzare progetti su acqua, agricoltura, trasporti, sanità, settore energetico, in tanti campi. Credo che la collaborazione tra di noi possa contribuire a facilitare la pace tra Israele e i palestinesi. Molti hanno a lungo ipotizzato che una pace israelo-palestinese può contribuire a facilitare un riavvicinamento più ampio tra Israele e il mondo arabo. Ma in questi giorni penso che potrebbe funzionare l’inverso: cioè che un riavvicinamento più ampio tra Israele e il mondo arabo può contribuire a facilitare una pace israelo-palestinese. E quindi, per raggiungere quella pace, dobbiamo guardare non solo a Gerusalemme e Ramallah, ma anche al Cairo, ad Amman, Abu Dhabi, Riyadh e altrove. Credo che la pace possa essere realizzata con la partecipazione attiva dei Paesi arabi, quelli che sono disposti a fornire appoggio politico, materiale e altre forme di sostegno indispensabile. Sono pronto a fare un compromesso storico, non perché Israele stia occupando una terra straniera. Il popolo di Israele non occupa la Terra di Israele. Storia, archeologia e buon senso tutti dimostrano che abbiamo avuto un singolare attaccamento a questa terra per oltre 3.000 anni. Voglio la pace perché voglio creare un futuro migliore per il mio popolo. Ma deve essere una vera pace, ancorata nel reciproco riconoscimento e con duraturi e solidissimi accordi di sicurezza. Perché vedete, i ritiri di Israele dal Libano e Gaza hanno creato due enclaves di militanti islamici ai nostri confini da cui sono stati sparati contro Israele decine di migliaia di razzi. Queste esperienze fanno riflettere e aumentano le preoccupazioni di sicurezza di Israele riguardo a potenziali concessioni territoriali in futuro. Tali problemi di sicurezza sono ancora più urgenti oggi. Basta guardare intorno a voi. Il Medio Oriente è nel caos. Vecchi Stati si stanno disintegrando. Gli islamisti militanti stanno riempiendo il vuoto. Israele non può accettare che i territori da cui si ritirasse vengano di nuovo occupati da militanti islamici, come è successo a Gaza e in Libano. Ciò metterebbe gli analoghi dell’ISIS alla distanza di un tiro di mortaio – a pochi chilometri – dall’ 80% della nostra popolazione. Pensateci. La distanza tra le linee del 1967 e i sobborghi di Tel Aviv è come la distanza tra l’edificio delle Nazioni Unite in cui siamo e Times Square. Israele è un piccolo Paese. Ecco perché ogni accordo di pace, che ovviamente richiederà un compromesso territoriale, dovrà sempre basarsi sulla condizione che Israele sia in grado di difendersi da sola contro ogni minaccia. Eppure, nonostante tutto quello che è successo, alcuni ancora non prendono sul serio i problemi di sicurezza di Israele. Ma io lo faccio, e lo farò sempre. Perché, come Primo Ministro di Israele, io ho la terribile responsabilità di garantire il futuro del popolo ebraico e il futuro dello Stato ebraico. E non importa quanta pressione ci venga esercitata contro, non vacillerò nell’adempimento tale responsabilità. Credo che con un approccio nuovo da parte dei nostri vicini, saremo in grado di promuovere la pace, nonostante le difficoltà che dobbiamo affrontare. In Israele, abbiamo esperienza di rendere possibile l’impossibile. Abbiamo fatto fiorire il deserto. E con poche risorse naturali, abbiamo utilizzato le menti fertili del nostro popolo per trasformare Israele in un centro globale di tecnologia e innovazione. La pace, naturalmente, permetterebbe a Israele di realizzare il suo pieno potenziale e di costruire un futuro promettente, non solo per il nostro popolo, non solo per il popolo palestinese, ma per molti, molti altri nella nostra regione. Ma il vecchio modello per la pace deve essere aggiornato. Si deve tener conto delle nuove realtà e nuovi ruoli e responsabilità per i nostri vicini arabi. Signore e Signori, vi è un nuovo Medio Oriente. Si presentano nuovi pericoli, ma anche nuove opportunità. Israele è disposto a lavorare con i partner arabi e con la comunità internazionale per affrontare quei pericoli e cogliere tali opportunità. Insieme dobbiamo riconoscere la minaccia globale dell’Islam militante, l’importanza di smantellare le capacità di armi nucleari dell’Iran e il ruolo indispensabile degli stati arabi nel promuovere la pace con i palestinesi. Tutto questo può sembrare un affronto ai luoghi comuni, ma è la verità. E la verità deve essere sempre detta, soprattutto qui, alle Nazioni Unite. Isaia, il nostro grande profeta di pace, ci ha insegnato quasi 3.000 anni fa a Gerusalemme di dire la verità al potere. לְמַעַן צִיּוֹן לֹא אֶחֱשֶׁה וּ לְמַעַן יְרוּשָׁלִַם לֹא אֶשְׁקוֹט עַד-יֵצֵא כַּנֹּגַהּ צִדְקָהּ וִישׁוּעָתָהּ כְּלַפִּיד יִבְעָר. Per amore di Sion io non tacerò. Per il bene di Gerusalemme, non sarò muto. Finché la sua giustizia splenderà luminosa, e la sua salvezza brillerà come una torcia fiammeggiante. Signore e Signori, accendiamo una torcia di verità e di giustizia per salvaguardare il nostro futuro comune. Grazie.
Art. tratto da informazionecorretta