di TONIA MASTROBUONI
Uno studio tedesco mostra come nei luoghi dove le persecuzioni degli ebrei furono più feroci sin dall’epoca medievale, la gente investe meno in Borsa e tende a non fidarsi della finanza.
Quello dell’internazionale religiosa della finanza, degli ebrei che governerebbero i mercati è un pregiudizio duro a morire. E ora uno studio dimostra che nelle zone della Germania dove si sono registrate nei secoli le persecuzioni più feroci, la gente investe meno in Borsa e si fida poco della finanza.
La “spectre” globale ebraica della finanza è una favola che si trasmette di generazione in generazione, sin dal Medio Evo, che ha anche un duplice effetto negativo. Siccome inibisce la tendenza agli investimenti, compromette l’opportunità di accumulare ricchezze. Chi diffida del mercato a prescindere, danneggia anzitutto se stesso, sostengono gli autori.
“La persecuzione delle minoranze nel lungo termine non danneggia solo la ricchezza del perseguitato, ma anche del carnefice”. Il paper firmato da Francesco D’Acunto, Marcel Prokopczuk e Michael Weber ha analizzato un campione di 1000 tedeschi e ha scoperto che se provengono da un’area dove la persecuzione nazista era stata particolarmente intensa, la probabilità che non investano nella finanza aumenta del 7%. Se vengono da zone dove gli ebrei furono particolarmente vessati nel Medio Evo, durante la grande peste del 14mo secolo, la probabilità che si tengano lontani dai listini di Borsa aumenta addirittura del 12%.
Non è dunque necessario, mettono in evidenza gli autori, che le persone intervistate siano antisemite, a volte non lo sono. Semplicemente, hanno interiorizzato dai genitori e dai nonni una diffidenza nei confronti della finanza che viene da periodi bui, a volte lontanissimi nel tempo come quello della peste nera.
(art.tratto da La Stampa.it)