Ci avevano detto “mai più”, ma non era vero
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: Auschwitz II – Birkenau
Cari amici,
domani cade l’anniversario della liberazione dai tedeschi di Auschwitz, che è stato dichiarato dall’Onu “International Holocaust Remembrance Day” (http://www.hrea.org/index.php?doc_id=1493) e in Italia, con un taglio molto significativo “Giornata della Memoria”. Si tratta, come sapete, di una data che ha preso una straordinaria popolarità soprattutto negli ultimi anni, ma che, anche per questa popolarità, a me crea un certo disagio. Toccherà anche a me condurre una manifestazione del genere (al Circolo dei Lettori, a Torino, domani alle ore 18), ma, lo ripeto, con disagio. Certamente non si può ignorare la ricorrenza, che è civile, dello Stato, non dell’ebraismo, ed è l’occasione di parlare a molti, di raggiungere persone che non hanno informazioni su quel che è successo. Ma è difficile far passare questa informazione in mezzo alla melassa ideologica che viene versata in grande quantità nella circostanza. Faccio fatica, lo confesso, a sopportare la retorica che si è creata intorno a questa ricorrenza, la trovo sconnessa dai fatti e pericolosa. In sostanza quel che si ripete in centinaia e centinaia di cerimonie, spettacoli, discorsi, esposizioni in tutta l’Italia (parecchio meno sul piano quantitativo nel resto d’Europa, ma con approccio analogo) è che in Germania per un certo periodo hanno governato dei pazzi, i quali erano anche portatori di un’ideologia nazionalista e razzista, arrivata chissà da dove, e che perciò hanno commesso numerosi crimini un po’ contro tutti: rom ed ebrei, comunisti e omosessuali, malati mentali, handicappati e generici resistenti. Poi sono stati sconfitti ed ora il problema è non ricascare nel razzismo, in particolare naturalmente ai danni dei musulmani e degli immigrati in genere.
Sembra una caricatura, ma la sostanza è questa. Mi è stato inoltrato per esempio il testo di un un “flash mob” (cioè una specie di mini-manifestazione “spontanea”) diffuso dalla comunità ebraica di una grande città del Nord: “L’idea è quella di distribuire ai partecipanti delle fasce da apporre al braccio completamente bianche che simboleggeranno l’egual ricordo e rispetto nei confronti di tutte le vittime della Shoà. Una volta riuniti in piazza ci saranno 8 attori che reciteranno una testimonianza in rappresentanza delle categorie imprigionate nei campi di concentramento (ebrei, rom, oppositori politici, testimoni di Geova, omosessuali, disabili, immigrati).” Straordinario, non vi pare? Nei campi di concentramento c’erano gli immigrati! (E non, naturalmente, i militari alleati).
Be’, forse vale la pena di leggere qualche notizia di Auschwitz, dato che quello si ricorda; o meglio del complesso di campi di concentramento intorno ad Auschwitz. Cito dall’edizione inglese di Wikipedia: “Auschwitz I fu costruito per tenere i prigionieri politici polacchi, che iniziarono ad arrivare in maggio 1940. Il primo sterminio dei prigionieri ha avuto luogo nel settembre del 1941, e Auschwitz II-Birkenau divenne un importante sito della “Soluzione Finale della questione ebraica” nazista. Dall’inizio del 1942 alla fine del 1944, treni merci portarono gli ebrei da tutta l’Europa occupata dai tedeschi nelle camere a gas del campo, dove furono uccisi con il pesticida Zyklon B. Almeno 1,1 milioni di prigionieri morirono ad Auschwitz, circa il 90 per cento dei quali ebrei; circa un sesto degli ebrei uccisi nella Shoah è morto ad Auschwitz. Altri deportati ad Auschwitz furono 150.000 polacchi, 23.000 Rom e Sinti, 15.000 prigionieri di guerra sovietici, 400 testimoni di Geova, omosessuali, e decine di migliaia di persone di diverse nazionalità.” Insomma, le cose non sono andate esattamente come vorrebbero quelli che intendono ridurre la Shoà a un foglio bianco (pardon, un bracciale bianco).
Installazione del Museo ebraico di Berlino
In primo luogo, il nazismo è stato un movimento di massa che come il fascismo degli stessi anni aveva l’appoggio della maggioranza della popolazione. Bisogna rendersi conto che al di là delle “stupidaggini” diffuse da Hannah Arendt per difendere il suo amante Heidegger (e devotamente fatte proprie da tutta l’intellighenzia di sinistra) non vi è stato affatto un pazzo che comandava e milioni di burocrati che “banalmente” obbedivano. In tutti i paesi d’Europa vi sono stati “volonterosi carnefici” in abbondanza che hanno lavorato con tutte le loro forze per aiutare Hitler a raggiungere i suoi scopi. L’Italia non ha fatto eccezione, né la Francia, né i paesi dell’Est.
In secondo luogo, il nazismo essendo una dittatura e per di più in guerra ha ammazzato senza pietà quelli che individuava come avversari e ostacoli e quelli che gli resistevano. Il suo piano era di ristrutturare profondamente l’Europa per il dominio della razza germanica, purificata dalle sue “tare”. Per questa ragione sono stati eliminati i più scoperti fra coloro che venivano individuati come “tare” sociali. Ma il nemico mortale, cacciato per ogni dove e fino all’ultimo individuo, sono stati gli ebrei. Qualunque fosse il loro atteggiamento politico e sessuale, la loro età, il loro genere, la loro classe, il loro paese d’appartenenza, gli ebrei erano cacciati dai nazisti. La distruzione degli ebrei aveva la priorità anche sugli sforzi bellici, era estesa anche ben al di là dei confini tedeschi, era richiesta agli alleati anche sui loro stessi cittadini, portava inevitabilmente all’annientamento. Per i nazisti la “soluzione finale del problema ebraico” era uno dei fini principali della guerra. Per questo la Shoà (nome ebraico che riguarda solo il genocidio ebraico, non tutti i crimini nazisti) è una cosa separata dalle uccisioni di partigiani, di avversari politici, di categorie “degenerate” come gli omosessuali, i rom, i malati mentali, gli handicappati – che certamente vanno ricordate con orrore ma sono altra cosa.
C’è un ulteriore punto da tener presente. Hitler non inventò l’antisemitismo né lo fece quel miserabile Wilhelm Marr che inventò il termine nel 1879 a Berlino. Vi è un’evidente continuità fra una tradizione europea di odio e discriminazione per gli ebrei che si afferma a partire dal IV secolo dall’affermazione del Cristianesimo come religione di Stato. Non c’è praticamente nessun atto antiebraico del nazismo che non trovi i suoi precedenti nelle stragi commesse dai crociati, nella violenza dell’Inquisizione, nella legislazione dello stato della Chiesa e degli stati da essa influenzati, nei libri di Lutero: dalle stragi di massa al rogo, dalle torture ai ghetti, dalla distruzione di libri sacri e sinagoghe alle “interdizioni giudaiche” di mestieri e servizi. La Shoà è stata la prosecuzione su scala industriale e con una teoria pseudobiologica invece che teologica di un genocidio prolungato e irregolare che l’Europa cristiana ha praticato per almeno un millennio, spesso in competizione con le stragi islamiche. Di questo processo Auschwitz è stata una tappa, non la conclusione. Dopo un breve intervallo di stupore per il punto cui era arrivato il suo odio per gli ebrei, l’Europa ha ripreso la vecchia strada, con migliaia di atti di antisemitismo al suo interno, con la proposta di leggi che interdicono le pratiche religiose ebraiche, con l’appoggio al progetto genocida del terrorismo islamico. Per questa ragione non vi è alcuna consolazione nel ricordo dell’apertura di Auschwitz, settant’anni dopo. E’ passato il tempo intero di una vita, ci avevano promesso “mai più”, ma non era vero.
Ugo Volli