Resoconto giornata europea della memoria
27 gennaio 2015
Attività per la memoria del Comune di Rimini
“Vedi alla voce: umano.Vittime ,carnefici,spettatori nell’universo concentrazionario nazista (1933-1945)”
Raccontare la memoria dal punto della vista delle donne sopravvissute alla Shoà.Il focus della settantesima giornata europea della memoria e di tutto il percorso formativo rivolto alle classi quinte delle scuole superiori riminesi è proprio la testimonianza delle donne ebree deportate nel lager nazisti .Storie meno raccontate di quelle degli uomini ma se è possibile le donne sono state ancora più lese dalle atrocità naziste nella loro dignità di donne edi madri. “Come una rana d’inverno “ scritto da Daniela Padoan (edizioni Bompiani) è un titolo emblematico che riassume la condizione femminile del lager attraverso testimonianze di Liliana Segre,Goti Bauer,Giuliana Tedeschi .Com’ era la la vita nel campo di Auschwitz ? Totale negazione ed annientamento della persona.Cosa significa per una donna veder assassinare il proprio figlio anche neonato ,essere denudate quotidianamente da uomini e donne , denutrite e sfruttate anche sessualmente ,tenute nel sudiciume e nell’incuria.Crudo e intollerabilmente disumano il racconto di Goti e Liliana nel documentario di chiusura dei laboratori sulla memoria dal titolo “la Shoà delle donne “di Daniele Dall’orco (Rai 3)in una sala gremita di studenti ed insegnanti.Colpisce ,tra la altre,l’ affermazione della Segre sul comportamento delle Ss donne cosi dure e ciniche nei confronti delle internate ma sottomesse e gentili nei confronti dei loro colleghi uomini.Quanto si è rivelata abbietta la natura umana! Alle domande degli studenti hanno risposto l’autrice del libro Daniela Padoan,scrittrice e saggista, e Francesca Panozzo ,vicepresidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Rimini alle quali sono state consegnate copie del testo edito da Edipi “La strada verso l’olocausto” di Derek White. Gli eventi della memoria hanno incluso quest’anno , oltre alla consueta commemorazione al Monumento ai caduti nel parco di via Madrid alla presenza di alcune autorità cittadine e alunni di scuole riminesi ,anche la proiezione del film”The german doctor Wakolda ”di Lucia Puenzo sull’attività del famigerato dottor Mengele durante la latitanza in Argentina, lo spettacolo teatrale “Das Kammerspiel” di Daniel Call che ha messo in scena un monologo sulla testimonianza di una sopravvissuta alla Shoà e uno spettacolo del progetto “Neve diventeremo” del gruppo di musicisti comasco 7grani con la visione di un documentario su Radovan Ilario Zucconi (Rado) deportato e sopravvissuto a Buchenwald e alla dittatura di Tito.Il gruppo 7grani ha girato il video della canzone “Neve diventeremo” proprio a Buchenwald. Le iniziative del Comune di Rimini quest’anno si sono rivelate di grande impatto scenico ed emotivo sul pubblico (alquanto numeroso e giovane) ma sempre sostenute da una forte sostanza teorica per tenere vivo ma nei giusti binari storico -culturali il progetto memoria.Mantenere alta l’allerta per non dimenticare anche oggi che i testimoni oculari cominciano a venire meno e creare un database ricco e per le generazioni future.L’intento educativo è sempre faticoso ma importante è seminare bene.Personalmente sono convinta che un percorso didattico sulla memoria non sia completo senza includere i motivi per cui esiste oggi lo Stato d’Israele. Molti pensano che questo punto sia una questione squisitamente politica e che sia pericoloso affrontarlo.In realtà l’antisemitismo oggi ha assunto le forme di antisionismo e sarebbe interessante che questo tema venisse affrontato con coscienza ed onestà anche da chi educa e da chi progetti evnti culturali sulla Memoria della Shoà.L’attualità pesenta le stesse ombre del periodo nazista.La gioventù dovrebbe esserne consapevole e chi educa dovrebbe considerarlo.Mi auguro che il Comune di Rimini che si occupa di Memoria dal lontano 1964 (primo comune a farlo in Italia) sia coraggioso anche nel dare strumenti per una lettura critica della situazione storica odierna. Su questa affermazione penso sia giusto citare una frase dell ‘educatore ebreo Janusz Korczak,deportato ed ucciso a Treblinka insieme ai suoi bambini. “Non possiamo dare al bambino la libertà finchè noi stessi siamo in ceppi”.Dobbiamo essere forti e consapevoli!