Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici, il popolo israeliano ha parlato e quel che ha detto è chiarissimo. Netanyahu ha vinto alla grande (per quel che lo consente il frammentatissimo sistema politico israeliano). Gli ultimi sondaggi prima delle elezioni gli davano 21 forse anche 20 seggi e ne davano 25-26 a Herzog (http://knessetjeremy.com/category/knesset/polls/). Gli exit polls hanno rovesciato questa situazione, portando i due maggiori partiti alla parità 27-27, che sarebbe già stata una notevole vittoria e avrebbe consentito un governo patriottico rendendo difficile uno di sinistra. I risultati reali e quasi definitivi di stamane dicono che il Likud avrà intorno ai 30 seggi (ne aveva 18 nell’ultimo parlamento!) e la lista di sinistra 24. Lapid non ha recuperato i voti persi da sinistra, si ferma a 11, Kulanu, che dovrà scegliersi con chi allearsi si ferma a 10, Bennett ha pagato il prezzo dell’ascesa di Natanyahu con 8, i religiosi sono a 6 e 7, Liberman arriva a 6, l’estrema sinistra di Meretz retrocede a 4 (e già si è dimessa la segretaria del partito), gli arabi uniti hanno 13 o 14 seggi. Sono risultati ancora soggetti a qualche limatura, ma la volontà politica che esprimono è chiara. Se le elezioni erano un referendum su Netanyahu, il primo ministro israeliano l’ha stravinto. I partiti che hanno già dichiarato di volerlo designare premier arrivano a 58-59 seggi; è difficile che Moshè Kahlon, fuoriuscito dal Likud, non voglia unirsi e preferisca cercare di fare un governo con la sinistra, in cui i partiti antisionisti e antisraeliani uniti nella lista araba (tanto per intenderci, Zoabi, Tibi e soci) sarebbero largamente determinanti. La politica israeliana è tortuosa e complessa, perché è rispettosissima delle differenze di opinione, ma sembra ormai chiaro che Netanyahu sarà ancora capo del governo. Al momento buono, quando sembrava che ci potesse essere una maggioranza di sinistra capace di mettere a rischio la sicurezza del paese facendosi telecomandare da un nemico come Obama (che fra l’altro ha appena fatto togliere l’etichetta di terrorista a Hezbollah e irregolari iraniani: http://www.frontpagemag.com/2015/dgreenfield/obama-removes-iran-from-terror-list-praises-it-for-fighting-terrorism/ e ha lasciato scadere il vecchissimo accordo che garantiva i rifornimenti energetici israeliani in caso di boicottaggio arabo http://www.jewishpress.com/indepth/analysis/j-e-dyer/obama-let-40-year-old-oil-supply-guarantee-to-israel-expire-in-november-2014/2015/03/17/), l’elettorato ha reagito, conferendo a Netanyahu il mandato di resistere, di continuare a garantire la vita e l’integrità di Israele. Ancor più di Herzog e Livni, e ancor più dei sondaggisti (se volete divertirvi, guardate la serie storica dei sondaggi, non uno lontanamente vicino alla realtà: http://en.wikipedia.org/wiki/Opinion_polling_for_the_Israeli_legislative_election,_2015), è Obama il grande sconfitto di queste elezioni, Obama che aveva spedito i suoi consiglieri elettorali in Israele, insieme con fondi cospicui che probabilmente violano la legge americana (un’indagine è pendente al congresso), che aveva cercato in tutti i modi di umiliare Netanyahu, che aveva evidentemente contato su un rovesciamento elettorale in Israele, lui che ha appeno perso altrettanto alla grande le elezioni di Midterm americane. E con lui hanno perso gli apparati propagandistici che lo sostengono, cioè il sistema dei media “autorevoli” in America, ma anche in Europa e in Israele, che hanno fatto di tutto, ma davvero di tutto per cercare di azzoppare Bibi, di darlo per sconfitto, distrutto. Hanno mentito sulle condizioni economiche di Israele, hanno mentito sui rapporti con l’America, hanno censurato, manipolato, deformato. Non solo l’estremista giornale arabo in lingua ebraica Haaretz, che in Israele non legge nessuno, ma anche Yediot Aharonot, il più diffuso giornale a pagamento di Israele. E gli intellettuali ebrei “dissenzienti”, in realtà maggioritari, non solo i Chomski e i Pappé, ma anche i “tre tenori” Oz, Yehoshua, Grossman, i cantanti come Noah, i personaggi più o meno noti. Tutto questo blocco ideologico che puntava al suicidio di Israele è stato sconfitto con metodo democratico, dalla forza del voto e della convinzione, dalla chiarezza di idee e dalla determinazione di Netanyahu, dalla comprensione e dall’istinto di vita del popolo israeliano, che ha dato in questa maniera un esempio per l’Europa e per il mondo. Si può resistere alla terribile voglia di sottomissione e di suicidio che pervade l’Occidente. Si può voler vivere, progredire, vincere. Si può evitare di piegarsi all’Islam, restando aderenti ai nostri valori, conservando la libertà e la democrazia. Questa è la bellissima lezione di queste elezioni: la democrazia sfidata è in grado di vincere. Ringraziamo il popolo israeliano e Netanyahu della loro lezione che è innanzitutto morale, archiviamo con gioia l’angoscia di questi mesi. Adesso seguiranno i rituali della politica, le difficoltà, il terrorismo, l’oscura battaglia antisemita dell’Europa e dell’ammnistrazione Obama non cesserà certo domattina; ma a Obama e all’Unione Europea che hanno cercato di violentare la libertà e la sicurezza del popolo più libero del mondo, la lezione resta chiara: Am Israel chai, il popolo di Israele vive, e continua il suo percorso di realizzazione, utile non solo a sé ma al mondo intero.
(art. tratto da informazionecorretta.com)