Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici, Come forse avete letto c’è molta turbolenza intorno alla prossima celebrazione del 25 aprile, che è il settantesimo anniversario della Liberazione. Dieci giorni fa c’è stata una tumultuosa riunione all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) di Roma, che organizza le manifestazioni del 25 aprile, in cui è stata tollerata e anzi incoraggiata un’aggressione dell’estrema sinistra e dei gruppi palestinisti (non si capisce a che titolo presenti) contro i rappresentanti della Brigata ebraica. La presidenza nazionale dell’ANPI, dopo le energiche proteste della comunità ebraica e dell’Asseociazione Nazionale Ex Deportati, ha sconfessato quella romana, ottenendo le dimissioni del suo presidente, ma né l’Aned né la comunità ebraica intendono partecipare al corteo, che è stato di conseguenza annullato. Ci sono state minacce dappertutto contro chi portasse alle manifestazioni la bandiera della Brigata ebraica, che somiglia molto a quella di Israele – per la semplice ragione che questa deriva in parte da quella. A Milano, dove tradizionalmente il 25 aprile avviene la manifestazione più importante d’Italia, dato che la data corrisponde alla liberazione di questa città, gli organizzatori della presenza ebraica si sono accordati col PD per essere “scortati”, sperando in questa maniera di evitare se non gli insulti degli estremisti, almeno i gesti di violenza che sono stati minacciati dai filopalestinesi. Sono proprio le minacce di violenza, insieme al rifiuto di sfilare agli eredi dei nazisti (questo, piaccia o meno sono di fatto i palestinisti) e alla difficoltà dovuta al fatto che la manifestazione è programmata di sabato, quando gli ebrei osservanti non possono svolgere attività del genere, che ha convinto la Comunità ebraica di Roma a rinunciare al corteo. E’ importante sapere alcune cose. In primo luogo la Brigata Ebraica è una formazione militare regolare dell’esercito inglese, composta da volontari ebrei residenti nell’attuale Israele (che allora era sotto mandato britannico) i quali accorsero per opporsi al nazismo. Dopo una lunga insistenza dell’organizzazione sionistica internazionale, il governo britannico, che non voleva legittimare un esercito ebraico che avrebbe reso evidente il carattere coloniale del loro governo della terra che la stessa Gran Bretagna e poi la Società delle Nazioni avevano promesso agli ebrei, concesse la formazione del reparto, che combatté onorevolmente sul fronte italiano, contribuendo alla Liberazione. Per chi fosse interessato, c’è un libro di Bruno Archi, “Storia generale della Brigata ebraica” che racconta bene questa ottusa resistenza britannica contro i volontari sionisti. Più in generale, bisogna dire che contro la retorica della Resistenza l’Italia non è stata liberata dai partigiani da soli, ma sostanzialmente dagli eserciti americano, britannico (inclusa la Brigata ebraica) e anche dei reparti regolari italiani fedeli alla monarchia che hanno sconfitto i tedeschi risalendo tutto il territorio italiano, dalla Sicilia al Nord. Quel che si ricorda il 25 aprile, l’insurrezione di Milano è l’atto finale di una battaglia in cui l’elemento fondamentale è stato l’intervento alleato. Dentro il movimento partigiano non c’erano del resto solo i comunisti, ma anche gli azionisti, i cattolici, i monarchici, che sono stati ingiustamente emarginati nella memoria della Resistenza. Un ricordo storicamente corretto ed equanime del 25 aprile dovrebbe portare in testa le bandiere degli Alleati e poi le insegne di tutti i diversi movimenti che hanno partecipato alla Liberazione. Di fatto questo non avviene. Da decenni il 25 aprile è stato sequestrato prima dal PCI (che è riuscito a farne, con tipica mossa gramsciana di egemonia, un evento nazionale ma comunista), poi da vari gruppi estremisti. Bisogna aggiungere che ormai purtroppo i partigiani ancora vivi sono molto pochi, sicché l’organizzazione delle manifestazioni è rimasta a un’associazione, per l’appunto l’ANPI, in cui non ci sono più partigiani, ma loro autonominati eredi, ed è stata a sua volta presa in mano da gruppi di estrema sinistra, che hanno spesso turbato lo spirito della manifestazione da rievocazione di un momento centrale e condiviso della storia nazionale a una sfilata di parte, spesso a una farsa pseudo-rivoluzionaria, priva di ogni senso storico. In questo contesto si è progressivamente affermata la componente filo-palestinista, che ha cercato di trasformare la manifestazione dal ricordo della vittoria contro i nazifascisti alla propaganda violenta contro Israele. Negli ultimi anni per gli ebrei la partecipazione alla manifestazione è stata difficilissima, ci sono state aggressioni fisiche, insulti, minacce. Il che è assolutamente paradossale. Non solo perché la Brigata Ebraica è stata parte dell’esercito che ha liberato l’Italia e perché gli ebrei sono stati molto numerosi (assai più della loro consistenza demografica) nel movimento partigiano, ma anche perché gli ebrei sono stati le principali vittime del nazismo, da esso hanno subito il genocidio, resistendo come e dove hanno potuto; e lo Stato di Israele è l’erede storico di questa resistenza. Mentre gli arabi erano sostanzialmente schierati con i nazifascisti. E’ noto il caso del Muftì di Gerusalemme, Al Amin Husseini, che fu amico di Mussolini e Hitler, propagandista alla radio del nazismo, fondatore di una divisione musulmana delle SS, consulente di Eichmann per l’organizzazione dello sterminio ebraico… e fondatore dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Ma anche dopo di lui, è noto che Nasser si circondò di ex nazisti fuggiti in Egitto, e che la svastica, il “Mein Kampf”, i “Protocolli” sono massicciamente diffusi nei movimenti antiebraici e prima di tutto fra i palestinisti. Insomma il paradosso è che per ragioni di parte, gli estremisti che si sono impadroniti delle manifestazioni del 25 aprile cercano di espellerne gli ebrei antinazisti per istallarvi le bandiere degli amici di Hitler e degli attuali antisemiti e neonazisti. E’ una situazione intollerabile. Io personalmente non parteciperò alla manifestazione di quest’anno. Sia perché, al di là del livello di osservanza religiosa di chiunque, trovo sbagliata la partecipazione pubblica e ufficiale di movimenti ebraici in una circostanza che viola le regole dello Shabbat. Sia perché mi rifiuto di essere “protetto” da un movimento politico (che fra l’altro ha molte ambiguità sul tema di Israele) a una manifestazione che storicamente appartiene anche al mio popolo. Molto meglio, come negli anni scorsi, una scorta di polizia. In fondo è la polizia e la guardia di finanza, sono i carabinieri e gli alpini che difendono scuole ebraiche e sinagoghe dai terroristi antisemiti che hanno rialzato la testa in Europa. E’ giusto che anche alla manifestazione del 25 aprile siano le forze dell’ordine a difendere i cittadini italiani appartenenti all’ebraismo dai teppisti neonazisti (che magari dicono di essere comunisti, ma nazisti sono) che li minacciano e cercano di espellerli ripetendo sotto la bandiera rossa il gesto delle leggi razziste di Mussolini. Io non ci sarò, mi spiace. Piuttosto che essere protetti da un partito, rispetto a cui gli amici dei terroristi appaiono nella migliore delle ipotesi come “compagni che sbagliano”, meglio essere altrove. E magari partecipare a un’altra manifestazione, dopo il tramonto del sole, che non violi le regole dell’ebraismo. Fra gli ebrei che andranno alla manifestazione, rispetto quelli che ci sono sempre andati, anche rischiando di persona. Molto meno quelli che accorrono ora, sotto le bandiere del PD, per cercare un’impossibile sintesi fra sinistra e Israele. Non ci verrò non perché non mi importi la Resistenza, ma esattamente per la ragione contraria, perché ci tengo troppo per accettare che essa vada in mano ai neonazisti antisemiti che strillano per la Palestina. Bisogna avere il coraggio, quando si crede in qualche cosa, di difenderne l’identità, di rovinare la festa, di chiedere che gli intrusi fascisti, come si diceva una volta, tornino nelle fogne.
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