di Shmuel Trigano
Il riconoscimento da parte del Vaticano dell’immaginario Stato di Palestina ha gettato una luce cruda sul senso della mistica palestinese dell’Unione Europea e in particolare della Francia. Sappiamo bene che il modello assoluto del rapporto tra cristianesimo ed ebraismo è la teologia della sostituzione, cioè l’affermazione che non sono più gli ebrei ad incarnare la figura salvifica di Israele, ma i cristiani, un “nuovo Israele”. Gli ebrei hanno creduto, in modo particolare con la dottrina di Giovanni Paolo II che ha definito gli ebrei come “fratelli maggiori”, che il papato avesse abbandonato questa dottrina. La nuova teologia della sostituzione Il riconoscimento della Palestina oggi fa capire che sono stati davvero ingenui. L’Europa metafisica ha trovato nel meraviglioso “popolo palestinese” la possibilità di una nuova teologia della sostituzione, proprio nel momento massimo della sua crisi d’identità, perché adesso la Chiesa incarna il nuovo Israele soltanto per procura, eleggendo i palestinesi. Questo significa che la Chiesa continua a respingere il popolo ebraico, la cui installazione sovrana sulla Terra di Israele è per lei sempre qualcosa di spiritualmente e teologicamente inaccettabile, fino al punto che, scegliendo la Palestina, cerca pateticamente di minare Israele nella sua identità metafisica e politica. Il punto massimo è raggiunto nel sostegno alla spartizione di Gerusalemme, che vedrebbe il Muro Occidentale del Tempio di Gerusalemme diventare il muro di Al Buraq. Pateticamente però, perché l’Autorità Palestinese in realtà caccia sistematicamente gli arabi cristiani di Palestina con la stessa insofferenza che è all’opera oggi nel mondo musulmano. Lo Stato concorrente Sullo scacchiere simbolico e politico, il riconoscimento della Palestina, a differenza del mantra e della programmata illusione di “due popoli, due Stati”, rappresenta la scelta di uno Stato concorrente di Israele sulla stessa terra, di una degradazione dello stato sovrano del popolo ebraico, di un simbolico abbassamento della sua statura storica. Non ci vuole certo un genio per capirlo. E’ già quello che dichiara il nazionalismo palestinese, il quale nega la legittimità di Israele su basi derivanti da una guerra di religione condotta contro il mondo ebraico su tutto il pianeta (“Boicottaggio” e altro). Ma ancor più grave sarebbe la conseguenza che avrebbe questo ipotetico stato sul piano geopolitico, e questo mostra il disegno criminale del progetto europeo, che installerebbe una potenza ostile e terrorista nel cuore del territorio israeliano, dividerebbe il suo territorio nazionale con il corridoio di Gaza, sposterebbe 400.000 ebrei di Giudea e Samaria, condannerebbe qualsiasi forma di vita urbana a Gerusalemme, risveglierebbe l’irredentismo degli arabi israeliani. E ‘in questa situazione di stallo che l’Occidente vuole condurre gli israeliani. Non vedo in questa follia niente altro che una sorta di irresponsabile vendetta metafisica. La sostituzione “laica” Nella risoluzione del parlamento francese, approvata in piedi tra le acclamazioni dei parlamentari, si tratta di un’altro tipo sostituzione. Quegli applausi danno a quella seduta l’intensità insostenibile di un momento da fine dei tempi. Anche lì bisogna vedere la sostituzione, ma questa volta è “laica” e politica. Lo status simbolico e politico del destino collettivo degli ebrei in Francia dopo la seconda guerra mondiale ne è la chiave. Gli ebrei sono stati esclusi dalla nazione e da una cittadinanza considerata individuale, in massa, come popolo. Se la vita ebraica è ripresa in Francia alla fine della Shoah è in forza di un patto silenzioso, riconosciuto al livello di tutta l’Europa, che ha ridefinito questo destino collettivo non più in termini tragici e al di fuori della fuorilegge, ma in termini di riconoscimento politico e simbolico. Il riconoscimento dello Stato di Israele ne fu il simbolo, almeno agli occhi degli ebrei europei. Il voto favorevole alla creazione di uno Stato concorrente e visceralmente ostile allo Stato ebraico rompe questo patto, non solo in una Unione Europea compiacente davanti alla fiammata antisemita che mette Israele al bando della moralità e dell’umanità, ma anche attiva a livello internazionale, con l’ignobile minaccia di sanzioni e boicottaggio, degna degli anni ’30, se Israele non ottempera ai dettami di un potere che amoreggia – la Francia ne ha dato un esempio – con le dittature e il commercio di armi, gettando già gli occhi sui mercati interessanti di un Iran nucleare che dichiara apertamente la sua volontà di sterminare gli ebrei. L’Europa qui si gioca la sua anima. Bisogna sperare che il popolo ebraico sovrano sappia dimenticarlo, soprattutto sappia resistere a coloro che nel suo seno ripetono questa ingiunzione al suicidio, e si rivolga risolutamente verso il continente asiatico, privo dei fantasmi identitari dell’Europa.
(Desinfos, 14 maggio 2015 – trad. www.ilvangelo-israele.it)
Il mondo semplicemente non sopporta che Israele possa essere considerato, in qualsiasi modo, la nazione di un “popolo eletto”. Le posizioni che si oppongono a questo sono due: 1) Laica – Non esiste alcun popolo eletto, siamo tutti uguali (universalismo); 2) Religiosa – Esiste un popolo eletto, ma non è Israele. Anzi è contro. Oggi il mondo si divide tra queste due posizioni e si direbbe proprio che nella versione religiosa il nuovo popolo eletto sia quello palestinese. Il filopalestinismo si sta lentamente avviando a sostituire il vecchio cristianesimo. E il Papa, che sa di avere come compito primario quello di mantere la Chiesa Cattolica sempre al centro dell’attenzione del mondo, sta abilmente occupando la posizione più in vista di questo “nuovo cristianesimo”, il quale contiene già pronto al suo interno il “nuovo Israele” che sostituisce il solito, detestabile, mille volte reietto “vecchio Israele”. M.C.
(art. tratto da notizie su Israele)