Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici, nei giorni scorsi un paio di illustri consessi internazionali hanno condannato Israele per i suoi peccati. L’Unesco ha deciso che lo Stato ebraico mette in pericolo l’esistenza di Gerusalemme, facendo svolgere delle ricerche archeologiche ben documentate e condotte secondo metodologie scientifiche: Israele e non i teppisti arabi che distruggono le tombe del monte degli ulivi, Israele e non i terroristi che danno l’assalto alle tombe dei patriarchi; Israele e non il Wafk, la fondazione che custodisce il Monte del Tempio che ha scavato coi bulldozer sulla spianata, buttando la terra con i residui archeologici in discarica. Israele è stato anche condannato dalla commissione dei diritti umani dell’Onu per essersi difeso nella guerra di Gaza dell’anno scorso. E’ accaduto sulla base di un rapporto un po’ bizzarro, in cui non solo non si parlava di missili e di tunnel, ma nemmeno si nominava Hamas. Aggiungo che di recente la Corte penale Internazionale ha iniziato a indagare sullo stesso tema, e in aggiunta sul crimine gravissimo per cui ci sono degli ebrei che si permettono di vivere in Giudea e Samaria, dove il popolo ebraico si è insediato circa 3500 anni fa e ha costruito la propria civiltà. Non dubito che Israele sarà condannato. Del resto lo è già stato per quello che anche il serafico papa Francesco ha chiamato di recente “muro della vergogna”. La vergogna è naturalmente costituita dall’impedire ai poveri arabi così tristi e annoiati, di sollevarsi l’animo scannando qualche ebreo con il vantaggio collaterale (del tutto coerente con la moderna concezione della parità dei sessi) di vedersi assegnare 49 vergini se per caso morissero nell’operazione. Che volete, un tribunale è un tribunale, le sentenze quelle onusiane come quelle papali si accettano e non si discutono, c’è poco da dire, siamo proprio beccati in castagna, in flagrante delitto di esistenza. E non che non fossimo stati avvertiti che non era cosa, che avremmo fatto meglio a sparire, ma sul serio… di queste mozioni l’Onu e le sue agenzie ne fabbricano svariate decine all’anno. Ma, che volete, noi ebrei abbiamo un inveterato rifiuto del suicidio.

E anche memoria, che c’entra molto. Infatti, questi processi contro l’abominio giudaico non sono i primi della storia. In Italia, settant’anni fa c’era un Tribunale per la difesa della razza, presieduto da quel galantuomo di Gaetano Azzariti, che forse in ricordo di tale merito divenne giudice costituzionale, quando l’Era fascista fu sostituita dalla repubblica cattocomunista (https://it.wikipedia.org/wiki/Gaetano_Azzariti). Il suo compito principale era di evitare le infiltrazioni dei tentacoli del male giudaico nella debole società italiana, ma qualche volta fu anche utile, come rivendicano i difensori di Azzariti, a tutelare qualche poveraccio innocente, cioè non ebreo, o scusato per ragioni straordinarie dalla sua appartenenza ebraica. Molto, molto tempo prima ci furono dei processi al Talmud. Si iniziò a Parigi, nel 1232, quando un ebreo convertito, tal Michel Donin chiese al Papa Gregorio IX la proibizione del Talmud e il Papa, essendo buonissimo e se non sbaglio poi anche riconosciuto santo, gliela concesse volentieri, sennonché i perfidi giudei vollero opporsi e allora qualche anno dopo nel 1240 fu allestito un vero e proprio processo, davanti al re Luigi IX di Francia, guarda un po’, santo anche lui. Dopo quattro anni ancora, la commissione dei teologi cristiani il 17 giugno 1244 condanna al rogo il Talmud; ventiquattro carri carichi di manoscritti religiosi ebraici sono stati dati alle fiamme per le strade di Parigi. (https://it.wikipedia.org/wiki/Disputatio). Passano meno di vent’anni e lo stesso spettacolo si svolge nel 1263 a Barcellona. L’accusatore è un altro ebreo convertito, il difensore uno dei massimi pensatori ebraici medievali, Misé ben Nachman che normalmente in Occidente si cita come il Nachmanide.

Il risultato, naturalmete fu lo stesso. Volete che qualcuno pensasse che gli ebrei potevano leggersi in pace il loro Talmud? Come sei o sette secoli dopo avrebbe scritto l’autore dei “Protocolli dei savi di Sion”, libro che piaceva a Hitler, ma anche a Heidegger, a quanto pare, al Muftì di Gerusalemme e ad Arafat (noto per essere stato amico della giovane Mogherini) e che continua ad essere un best seller in tutto il mondo arabo, è di qui che gli ebrei imparano la loro perfidia, la stessa che si vede nella devastazione di Gerusalemme e nelle stragi di bimbi a Gaza. I processi continuarono a Burgos, a Tortosa, di nuovo a Parigi; carrettate di libri ebraici furono bruciati un po’ dappertutto, anche a Roma e a Venezia. Per le loro infamie gli ebrei furono espulsi dall’Inghilterra e dalla Francia, dalla Spagna e dal Portogallo, da molti stati italiani e tedeschi. Che volete, se tante sentenze furono fatte contro di noi, ci sarà pure una ragione…

L’inquisizione poi provvide a correggere col fuoco quelli che si ostinavano. Dappertutto c’erano degli ebrei apostati che testimoniavano, accusavano, indagavano, condannavano… e chi l’ha detto che i Chomski, le Buler, i Goldstone, e anche i loro squallidi imitatori italiani che non nomino per disprezzo siano originali? C’è sempre qualcuno che si illude di salvarsi dal mostro buttandogli in bocca qualche fratello… con la differenza che questi si sentono anche sovranamente morali, superiori, quasi santi anche loro… Insomma, abbiamo memoria di queste storie. E anche dei processi per le ostie profanate, per i bambini ammazzati per impastare il pane azzimo con il loro sangue. Per l’avvelenamento di Maometto, per non essere stati abbastanza umili e striscianti di fronte alla vera religione, fosse il cristianesimo o l’islam… Lo racconta anche il grande Shakespeare nel “Mercante di Venezia”, un testo di cui qualcuno ha la faccia tosta di negare l’antisemitismo: anche lì c’è un processo e anche lì il perfido giudeo alla fine è condannato per i suoi crimini e peccati. Volete che ci impressioniamo per le sentenze dei tribunalini onusiani… ma via, sono solo cattive parodie del medioevo. Siamo sopravvissuti ai San Luigi e ai Maometti, a Hitler e alle bolle papali, figuratevi se ci fa impressione una commissione per i diritti umani dove fanno bella mostra di sé Cuba e Venezuela e Arabia Saudita e Russia.

Art. tratto da informazionecorretta