Di Fiamma NirensteinIl
Giornale, 20 luglio 2015
Caro Presidente Renzi,
mi permetta di scriverle candidamene, da veterana del Medio Oriente, alla vigilia di un evento importante. Lei domani parlerà alla Knesset. Che magnifica occasione, non se la faccia sfuggire. Guardi bene, mentre cammina verso l’aula che raccoglie 120 parlamentari, le foto appese nei corridoi sulle mura bianche e verdi. Vedrà istantanee di David Ben Gurion con la sua criniera, Moshè Dayan con la benda, Rabin, Peres, Begin, Golda Meyer, Shamir… Non sono mai in posa. Vedrà dei ritratti di leoni in lotta per la sopravvivenza, volti su cui si legge spontaneità e coraggio;già di per sé esprimono allegria e concentrazione, ma si capisce che sono preoccupati per la guerra se verrà, sentono la grande responsabilità, ma anche sanno che ce la faranno. Vedrà i leader con la camicia bianca aperta sul collo, massima concessione all’ufficialità. Si ispiri, ritrovi lo spirito colto del Vecchio Continente studiando nei volti determinati il segreto della sopravvivenza del Popolo ebraico, l’orgoglio di avere per la seconda volta nella storia dopo il re David fondato lo Stato Ebraico. Quanta strada per arrivarci, quante sofferenze, quanta democrazia in un’area che non l’aveva mai conosciuta prima e non la conoscerà poi. Lo dica, Presidente, ma non si limiti a dire che apprezza “l’unica democrazia del Medio Oriente”. Sfoderi il suo spirito di protesta in tempi in cui ad ogni riunione dell’ONU, del suo inutile Consiglio per i diritti umani, dell’UE gregaria, si scova un modo di condannare Israele solo perché difende la vita dei suoi cittadini. Dica che l’Italia non ci starà più, che cercherà di bloccare la perversa delegittimazione di Israele. Esca dalla retorica di “non più muri” quando si sa che quella (brevissima) barriera di cemento ha salvato dal terrorismo il 99 per cento delle vittime predestinate. Lei giunge in Israele mentre il Medio Oriente è in pieno terremoto e Israele conosce nuovi pericoli. E’ giusto dare conto del fatto che i confini del Paese sono in fiamme: due Stati islamici odiano Israele, quello nuovo dell’Isis con le sue atrocità, e l’Iran, che, accordo o no, seguita a promettergli morte. Il Golan e tutto il bordo con la Siria sono a rischio ora a causa dell’Isis, ora dell’Iran e dei suoi protetti, a seconda di chi in quel momento conquista la zona; il Libano è preda degli Hezbollah, i peggiori terroristi del mondo; il Sinai è luogo di caccia dell’Isis che odia l’Egitto quanto Israele, e anche la Giordania è insidiata; poco lontano l’Iraq e lo Yemen sono teatri di guerra; e Hamas usa ora i missili iraniani ora del Qatar. Sarebbe l’ora che una grande nazione come l’Italia dicesse che dall’esito della battaglia di sopravvivenza di Israele dipende la guerra al terrore. L’Italia deve promuovere un’alleanza di tutti i Paesi interessati all’equilibrio in Medio Oriente, e può farsi garante di un nuovo rapporto in funzione anti-estremista di Israele, Egitto, Arabia Saudita, il Golfo, la Giordania. Lei, Presidente, trova un Paese scioccato dall’accordo dei P5+1 con l’Iran: Israele sa che questo azzardo può pagarlo per primo. Per quanto Rouhani e Zarif siano diplomatici, l’Iran promette di distruggere l’America (quindi l’Occidente) e Israele e mantiene il progetto nucleare anche se dice che non è bellicoso. Il leader supremo Khameney si cura di ripetere le minacce. Dica che se n’è accorto, Presidente, o si penserà che gli europei sono ciechi e sordi. Le garanzie nell’accordo non sono sufficienti per evitare l’arricchimento dell’uranio in segreto. E come la mettiamo con le guerre di conquista, con le impiccagioni degli omosessuali? Presidente diciamo una parola sull’azzardo-Iran. Dia conto a un Paese stupefatto dall’indifferenza e dal cinismo verso chi promette un nuovo olocausto che l’Italia ascolta, trovi il modo di dire che non ci butteremo come pescecani sul nuovo bottino della caduta delle sanzioni. Sui palestinesi, tutti si nascondono facile dietro il tema di Hamas: sono terroristi, sparano sulla popolazione civile, ma la colpa della mancanza delle trattative è di Israele, perché Abu Mazen invece è pacifista. Presidente, dica una volta per tutte che è Fatah è il problema, inviti Abu Mazen a tornare al tavolo delle trattative, e a cessare dall’esaltazione del terrorismo. Infine,lei ha una passione per la magnifica abilità tecnologica e scientifica di Israele. Certo, dirà che questo ne fa un partner irrinunciabile. Ma se può, spieghi: se non la si smette col boicottaggio ci troveremo a dover vivere senza parti essenziali dei computer e medicine per l’Alzheimer. Mi metto davanti alla tv, Presidente, tanti auguri, insegni all’Europa la verità.