Mostra e conferenza di Forlì -12 novembre 2015 “STELLE GIALLE: EBREI DELLA PROVINCIA FORLIVESE NELLA NOTTE FASCISTA”

Inaugurata l ‘8 novembre a Forlì presso il Sacrario dei caduti in corso Diaz 95 la mostra sulla Shoà “Stelle gialle: ebrei della provincia forlivese nella notte fascista”, mostra documentaria divisa in due sezioni una curata da Franco D’Emilio, funzionario presso l ‘Archivio di stato di Forlì ,e Paolo Poponessi, giornalista e pubblicista, su ebrei della provincia forlivese nella notte fascista, ed una curata dalla professoressa Maura de Bernart e dai giovani studiosi dell’eccidio del settembre 1944.

L’intento della mostra è la difesa della storia da negazionismo e revisionismo presentando con grande cura foto e documenti che non lasciano adito a contestazioni, manipolazioni, giustificazioni, smentite. La ricerca e la ricostruzione dei documenti, le foto e la linearità espositiva hanno dato al percorso lo stesso stile dello Yad Vashem. Presenti all’inaugurazione il sindaco di Forlì Davide Drei e il rabbino Caro oltre a ben 40 visitatori tra cui una delegazione di soci Edipi e di Preghiera Italia.

Il 12 novembre, a margine sia dell’evento che dell’anniversario della Liberazione di Forlì, si è svolta nella sala consiliare di Forlì, la conferenza “Stelle gialle. I silenzi della storia: dalla Memoria del passato alle domande di oggi” dei curatori D’Emilio e Poponessi quest’ultimo nelle vesti di moderatore, con la partecipazione della professoressa Maura de Bernart, del vescovo di Modena e Nonantola Monsignor Erio Castellucci, del sindaco di Forlì Davide Drei e il professor Carlo De Maria, ricercatore universitario e direttore dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Forlì -Cesena. Assente Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, per motivi famigliari.

Il sindaco Davide Drei saluta, ringrazia e riconosce di come la mostra documentaria metta in luce dopo 70 anni di silenzio le vicende storiche degli ebrei trucidati nel forlivese e anche di chi ha avuto un ruolo nel loro salvataggio. Per costruire una società democratica è necessario portare alla luce tutti gli avvenimenti antisemiti nel territorio forlivese.

Paolo Poponessi poi precisa che il fascismo è stato razzista e antisemita sin dall’inizio e questo è evidenziato dai tutti i documenti esposti nella mostra: in questi tempi di negazionismo sono importanti le figure antifasciste del ventennio. Il regime fascista portava avanti una filosofia totalitaria per arrivare alla selezione della razza evidente persino nello sport. I contributi dei relatori sono stati ricchi di contenuti su cui seriamente riflettere.

Monsignor Erio Castellucci, vescovo della diocesi di Modena-Nonantola ha ammesso le colpe della Chiesa cristiana nell’antisemitismo ma un lungo passo avanti è stato fatto nel Concilio Vaticano II in cui la Chiesa Cattolica ha lasciato la teologia della sostituzione in favore della teologia dell’innesto accantonando anche la teologia del disprezzo verso gli ebrei erranti decaduto con la proclamazione dello stato ebraico del ’48.! Il richiamo biblico è a Romani 11. Ebrei chiamati “fratelli maggiori” e a cui chiedere perdono. L’ebraismo ha riconosciuto che l’opera missionaria ha portato nel mondo le leggi bibliche dell’ebraismo.

Il professor Carlo de Maria, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Forlì – Cesena, ha posto il focus del suo contributo su un evento storico del settembre 1945: nelle questure d’Italia arrivò un documento-questionario sugli sviluppi della questione ebraica in Italia che fa emergere una realtà assolutoria della legge italiana dall’antisemitismo. Le questure italiane cercarono di scaricare le colpe della persecuzione contro gli Ebrei sui tedeschi. In quegli anni si cercava di nascondere, camuffare, negare quanto era avvenuto in Italia contro gli ebrei dopo le leggi razziali del 1938 volute da Benito Mussolini a causa dell’alleanza d’Italia e Germania: conclusione emersa dalla ricerca del 1961 di Renzo De Felice. In Italia i tentativi di epurazione fallirono anche grazie all’esperienza della Resistenza. Più luce venne fatta nel 2001 quando venne pubblicato il risultato del lavoro della Commissione Anselmi che indagò sui sequestri dei beni ebraici dal 1938 al 1945. Conclusione del prof. De Maria: la persecuzione ebraica deve trovare una giusta collocazione nella storia d’Italia perché studiare il sistema persecutorio dei fascisti serve a capire chi lo ha prodotto e non chi lo ha subito.

Intenso l ‘intervento della professoressa Maura De Bernart, di origine ebraica, curatrice di una parte della mostra, che con emozione racconta lo sterminio della sua famiglia e altri fatti dell’eccidio del 1944, uno dei tre eccidi più gravi in Italia. All’inizio del suo intervento ringrazia Monsignor Erio perché ha ricordato i grandi eccidi e cita Gesù con vari appellativi tra cui “grande sionista”!

Alberto Quattrucci, segretario generale associazione “Uomini e religioni” della Comunità di Sant’ Egidio sottolinea i torti della memoria comune: non c’è futuro senza memoria, cancellarla è molto pericoloso perché il valore della memoria fa in modo che il male non si ripeta. Oggi la sfida dell’Italia e dell’Europa è globale: i migranti sono una chance una sfida al rinnovamento e alla crescita in modo che l’Europa ritrovi se stessa e la sua giovinezza. L’intolleranza è una tentazione da vincere.

La conferenza e la mostra hanno sollevato con successo il velo del silenzio sui fatti antisemiti forlivesi ma anche sui contenziosi spirituali che sono numerosi in tutta Italia. Compito non facile rompere il ghiaccio in alcune zone, ma qualcuno lo sta facendo. La verità a volte fa male ma va detta sempre. Affrontare il passato ammettendo le responsabilità aiuta a raddrizzare il presente. I tempi sono maturi per portare alla luce la verità e chiedere perdono a Dio e al popolo ebraico. Ciò toglierà macigni spirituali su tutta la società italiana e guarirà molte ferite. Siamo solo all’inizio della guarigione, ci sarà sempre più luce in mezzo alle tenebre se non si ripeteranno gli errori del passato storico.

Di Emanuela Candoli e Angela Petruzzelli

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