Abbiamo incontrato Dan in un recente incontro organizzato a Como con la collaborazione del pastore Gianni Digiandomenico e in quell’occasione parlando di tante cose ci ha rilasciato la seguente intervista.

EDIPI: Il ns. presidente Ivan Basana ti ha corteggiato per anni quando andavi a Vicenza per il Festival Biblico e finalmente è riuscito a convincerti di fare da guida in un tour di archeologia biblica in Israele, diventato ormai storico.

DAN: E’ stato nel 2012, ero un pò più giovane avendo solo 75 anni, e posso dire che ho un magnifico ricordo di quel viaggio archeologico in lungo e largo per Israele, soprattutto per la partecipazione e il coivolgimento di tutti i partecipanti, in particolare del prof. Marcello con la moglie.

EDIPI: Quest’anno proponi con il suggerimento di Andie Basana un tour di archeologia solo a Gerusalemme, perchè?

DAN: Mai come in questo periodo Gerusalemme è sotto attacco, non alludo all’intifada dei coltelli, ma alle menzogne che vengono propinate da più parti riguardo alla sua storia e all’indiscutibile ebraicità e come unica vera ed integrale capitale di Israele. Per cui ritengo urgente e importante un percorso archeologico che riveli e confermi che la Bibbia ha ragione e Israele è la nostra terrra con Gerusalemme capitale.

EDIPI: Anche se hai 78 anni la passione e l’amore per l’archeologia sembra aumentare; ricordi i momenti salienti dei tuoi inizi?

DAN: Più di 50 anni fa negli scavi di Masada trovai dei reperti che sottoposti a Yigael Yadin, che era il capo della campagna di scavi, rivelarono uno dei momenti più drammatici della storia di Israele: erano i bossoli dell’estrazione a sorte dei 10 uomini che, unitamente al capo della rivolta Eleazar ben Yair, avrebbero portato a termine il suicidio di massa per non cadere in mano dei romani. Inoltre, quando ero molto giovane, alla fine dei miei studi, fui incaricato dal Ministero degli Esteri israeliano di scrivere una pubblicazione sul legame del popolo ebraico con la Terra di Israele. Il libretto si intitolava “Generazioni dimenticate” fu molto popolare ed ebbe un grande successo. In quell’occasione legai irresolubilmente due realtà: l’amore per l’archeologia con il fatto di esser ebreo in Terra d’Israele.

EDIPI: Che ruolo può avere l’archeologia e nel nostro caso quella biblica in un periodo storico come questo, in cui antichi monumenti archeologici vengono distrutti.

DAN: Prima di tutto l’archeologia conferma che la Bibbia ha ragione e che la Terra di Israele appartiene agli ebrei e che ci sono sempre stati. Espressioni come “il ritorno del popolo ebraico alla terra dopo 2000 anni” evidenziano, non nel numero, ma nel concetto stesso che c’è un errore fondamentale. Abbiamo trovato sinagoghe del V° e VI° secolo, poco prima dell’avvento dell’Islam. Inoltre c’è un punto specifico da sottolineare: l’importanza dell’archeologia come strumento a sostegno di ideologia e geopolitica. Anche se è una disciplina relativamente recente, la sua evoluzione in Terra di Israele ha indubbiamente dato un significativo contributo ai drammatici cambiamenti politici e geopolitici della regione. In questo senso è bene rivederne i movimenti cruciali. Molti sostengono che la moderna archeologia sia nata nel 1880, ma io preferisco una data diversa: il 1838, quando Edward Robinson, un pastore evangelico, rifiutandosi di accontentarsi dei racconti e delle spiegazioni di guide locali, localizzò sulla mappa del paese i siti citati nella Torah e nel Nuovo Testamento. Nel 1860 troviamo Charles Wilson, che come ogni buon cristiano, era più interessato alla storia di Gerusalemme ai tempi di Gesù. Nel 1867 è la volta di Charles Warren che eseguì una prima mappatura completa dei siti storici conosciuti, evidemziando che questa terra era cosparsa in ogni sua regione di luoghi chiaramente corrispondenti ai racconti biblici. Oltre che ai testi biblici si avvalse anche di opere di autori successivi come Giuseppe Flavio.

EDIPI: In quel periodo si può dire che l’archeologia fece un salto di qualità incoraggiando ricerche archeologiche sostenute da vari paesi europei.

DAN: Infatti allora l’archeologia assunse la fisionomia di disciplina scientifica e iniziò a discostarsi dalla razzia di reperti archeologici che avevano contraddistinto le spedizioni del passato e di cui i musei europei sono pieni. Per la prima volta inoltre la disciplina archeologica venne usata anche per scopi geopolitici. Molti governi acquistavano ampie aree dell’impero turco-ottomano, ormai in sfaldamento, con la giustificazione degli scaviarcheologici. In questo senso si deve vedere la nascita dell’Israel Exploration Society e il contemporaneo acquisto, finanziato dai Rothschild, per la collina dell’antica e storica città di Davide.

EDIPI: Purtroppo coincide con il periodo dello scoppio della prima guerra mondiale.

DAN: In effetti tutta l’attività archeologica in terra di Israele si fermò bruscamente per oltre 10 anni, con l’unica eccezione della scoperta fatta dai frati domenicani a Gerico dell’importantissima sinagoga di Na’aran del VI° sec.: scavavano mentre tutt’attorno si combatteva furiosamente!

EDIPI: Il periodo postbellico con il mandato britannico favorì la ricerca archeologica? DAN: Certamente perchè ci si muoveva con maggiore libertà, anche se la ricerca era indirizzata verso gli inizi del cristianesimo. Comunque cominciavano a divenire pubblici gli studi sulle sinagoghe che offrivano un quadro diverso di quello fino allora creduto dell’abbandono e vuoto ebraico, dopo la tragedia romana e , al contrario, legavano nomi e luoghi citati dalle fonti ebraiche post-bibliche (Talmud e Mishnà) a siti tangibili. In questo senso la scoperta della sinagoga di Bet Alfa risalente al 540 è illuminante.

EDIPI: Che rapporto ha l’archeologia biblica con il movimento sionista che andava sviluppandosi in quel periodo?

DAN: Si può affermare che ne abbia incoraggiato gli inizi e comunque la concezione dell’archeologia al servizio del sionismo continua fino a dopo la fondazione dello Stato di Israele e per molti anni ancora, almeno fino al 1967. Tappe fondamentali sono state la scoperta casuale dei sette rotoli di Mar Morto nel 1947 e gli scavi di Masada iniziati nel 1963. La guerra dei Sei Giorni del 1967 portò ad una nuova situazione: il controllo israeliano di territori che precedentemente erano preclusi.

EDIPI: Questo fu certamente un fatto molto importante in quanto faceva cadere molte limitazioni alla ricerca archeologica.

DAN: Gli impulsi maggiori e rinnovati si sono indirizzati sul Golan, fin da allora occupato dalla Siria, ma soprattutto a Gerusalemme. Tutta la ricerca su, intorno e sotto Gerusalemme ha continuamente del sorprendente, la reputo la miniera archeologica più interessante. Nonostane l’indifendibile negazione musulmana dell’esistenza stessa del Tempio e di tutto quello che significa in termini di vita quotidiana in quel periodo, mi trovo spesso a indicare a colleghi, turisti e credenti luoghi che sono identificati con precisione assoluta, spesso rovinando le loro convinzioni acquisite.

EDIPI: Un problema però l’avete con l’organizzazione archeologica islamica di Gerusalemme (WAKF) per la Spianata del Tempio, concessa loro da Moshe Dayan dopo averla inizialmente conquistata.

DAN: I miei colleghi musulmani continuano a sostenere che prima di al-Aqsà c’era un’altra moschea e prima di questa ancora una moschea e così via fino ad Abramo (loro primo profeta) che ricevette da Dio la Ka’ba, la pietra che si trova all’interno della Mecca. Nulla che solo possa ricordare qualcosa di pre-islamico. Tralasciamo che l’accesso all’interno delle moschee è consentito solo ai musulmani. Va ricordato però che alle guide che accompagnano i turisti sulla Spianata delle Moschee è perentoriamente vietato di tenere aperte o mostrare illustrazioni che potrebbero alludere al fatto che quella fosse precedentemente la Spianata del Tempio. Insomma, nessuna apertura al benchè mimnimo dialogo, se non politico, almeno scientifico.

EDIPI: Veniamo ora ai prossimi programmi, c’è il progetto di questo tour EDIPI di archeologia biblica a Gerusalemme per maggio 2016, cosa puoi dirci in merito.

DAN: Vorrei ancora precisare che l’archeologia israeliana ha smesso dal 1967 di esser strumento geopolitico dello Stato Ebraico e in buona misura del sionismo. Questo non significa che le evidenze raggiunte non abbiano la loro importanza, bensì che quelle prove che lo Stato e il sionismo cercavano a sostegno delle proprie rivendicazioni sono ormai sul tavolo, visibili a tutti coloro che le vogliono vedere. In questo senso il prossimo viaggio oragnizzato da EDIPI che mi trovarà in veste di inusuale guida ha come obbiettivo chi creare dei testimoni di verità storiche inoppugnabili per contrastare l’ondata di menzogne che si stà riversando su Isarele e la sua storia. Per cui vi dò l’appuntamento dal 15 al 22 maggio…l’anno prossimo a Gerusalemme.

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