Sorprendente non è l’uscita di Piccardo sulla poligamia, ma il fatto che la cosa abbia sorpreso. Doveva essere evidente che dopo i matrimoni omosex sarebbe arrivata la richiesta di accogliere e ratificare la poligamia. “E’ un nostro diritto civile”, dice Piccardo, e quali sono gli argomenti per negarlo? Per quale motivo in un “matrimonio” civile così come oggi è giustificato si dovrebbe preferire il numero 2 rispetto ad altri numeri? Cittadini liberamente consenzienti potrebbero costituire “società matrimoniali” formate da un numero non fissato di maschi, femmine e generi misti, con la possibilità di liberi scambi sessuali e conseguente obbligo di allevamento dei prodotti umani che ne nascerebbero. Dunque non solo poligamia, ma anche poliandria o, come già detto, altre forme di convivenza organizzata a scopo di sessualità e procreazione. Tutto questo può sembrare provocatorio, ma resta il fatto che con le nuove forme di “unione civile” si sono gettati a mare tutti i validi motivi che potrebbero giustificare una limitazione dell’istituto matrimoniale ad una coppia formata da un uomo e una donna. Piccardo ha fatto presto ad accorgersene e ha colto la palla al balzo. Ha cominciato a tirare il sasso nello stagno, e sa che più avanti, dopo che si saranno esaurite le prime onde di contestazione, il discorso potrà essere ripreso in modo più tranquillo e operativo. Probailmente ha imparato il mestiere dalle lobby omofile, che per chiudere la bocca ai dissenzienti hanno cominciato a strillare all’omofobia. Piccardo potrebbe avere già pronta l’accusa di islamofobia da lanciare contro chi si oppone alla poligamia, dicendo che chi rifiuta l’ottenimento di questi “diritti civili” in realtà lo fa perché odia l’islam, cioè soffre di islamofobia, atteggiandosi naturalmente a vittima dell’intolleranza altrui, come fanno da tempo gli omofili che strillano all’omofobia. Piccardo insomma ha saputo fare bene il suo gioco, al contrario dei suoi oppositori che stolidamente hanno manifestato sorpresa, indignazione e come prima goffa reazione hanno portato come argomento la difesa della donna, che nella poligamia sarebbe abbassata nella sua dignità. A parte il fatto che Piccardo potrebbe portare ad esempio illustri patriarchi biblici della storia ebraica e cristiana come Giacobbe ed altri, qualcuno potrebbe chiedere: ma se la forma poligamica di matrimonio è così indecorosa per la donna, come mai non si cerca di scovare i casi di “poligamia di fatto” a quanto pare già largamente praticati nell’ambiente musulmano? Perché non sono ricercati, individuati, resi pubblici e condannati a norma di legge? Non si fa perché non si può. Perché ormai non si può più fare. Con le “unioni civili” si è rotta una diga e si sono distrutti strumenti che avrebbero potuto arrestare l’inondazione. La società occidentale se ne vanta, e con compiacimento si avvia a rimanere soffocata da quella fradicia ipertrofia che impropriamente chiama “libertà”.