di Vittorio Robiati Bendaud

Negare e falsare la storia non è solo uno sfregio agli ebrei, cari amici cristiani. La risoluzione dell’Unesco ci chiama in causa. O vogliamo morire di vergogna e tedio, inseguendo le manfrine dell’islamo-gauchismo? Anticipiamo un articolo tratto dal numero di Tempi in edicola da giovedì 20 ottobre (vai alla pagina degli abbonamenti) – Ridicolo e tragico vanno talvolta a braccetto, drammaticamente. È il caso della recentissima e vergognosa risoluzione Unesco circa Gerusalemme. Vergognosa anche per noi, cittadini italiani, dato che l’Italia ha deciso, con grande viltà, di astenersi. Come spesso accade, è più complicato e faticoso spiegare l’impostura, specie se colma di omissioni, rispetto al rendere ragione della verità. Ed è esattamente pensata ed argomentata in un’ottica simile la risoluzione in questione. Un documento internazionale che affermi e sancisca il valore simbolico di Gerusalemme per i tre monoteismi sarebbe da salutare con entusiasmo. Tuttavia, dopo le righe introduttive, i toni cambiano e, in relazione al Monte del Tempio, i nomi divengono solo arabi e l’importanza religiosa unicamente islamica. Ricorrendo alla strategia dell’omissione, si nega ogni rapporto tra l’ebraismo e il Monte del Tempio e il Muro Occidentale (noto ai più come “Muro del Pianto”), denominato non “Kòtel”, secondo l’originale ebraico –dato che le pietre che lo compongono alla base sono di epoca erodiana –, ma soltanto con il lemma arabo “al-Burak”. Bel programma di convivenza! E bella opposizione a tale programma, scellerato e inevitabilmente guerrafondaio, hanno sostenuto, astenendosi e astraendosi dalla questione, alcuni Stati europei, Italia inclusa.

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