Dai tribunali alle sanzioni, ecco cosa ha in serbo la risoluzione dell’Onu contro lo stato ebraico di Giulio Meotti

ROMA – La risoluzione 2334 dell’Onu, che condanna come “illegali” gli insediamenti israeliani in Cisgiordania grazie all’astensione degli Stati Uniti, avrà conseguenze pesanti per lo stato ebraico. Si comincia dalla Corte dell’Aia: ogni israeliano, civile o militare, coinvolto negli insediamenti, sarà passibile di giudizio per aver violato la Convenzione di Ginevra. L’esercito israeliano, che amministra i Territori, può essere incriminato se demolisce le case dei terroristi, se espropria la terra per ragioni di “sicurezza”, se pianifica case per israeliani. La decisione ora è nelle mani del procuratore dell’Aia, Fatou Bensouda, che ha già aperto un’inchiesta sugli insediamenti israeliani, che a suo avviso costituirebbero “crimine di guerra”. La risoluzione dell’Onu è una vittoria spettacolare per il Bds, il movimento di boicottaggio di Israele che vanta già molti successi in Europa e che è galvanizzato dal voto al Palazzo di vetro. Aziende coinvolte nella costruzione della barriera anti terrorismo in Cisgiordania possono essere oggetto di cause in paesi europei attivi su questo fronte, come Olanda e Inghilterra. La risoluzione prevede un report del segretario generale dell’Onu ogni tre mesi sul rispetto della stessa: Israele diventa il nuovo sorvegliato speciale. Continua a leggere su Notizie su Israele