Dagli accordi di Oslo in poi
, diplomatici e politici hanno dato per scontato che Israeliani e Palestinesi sarebbero usciti dal conflitto creando ‘due stati per due ‘popoli’. Era un’illusione, un mantra ripetuto per non doversi confrontare con la dura realtà: la regione non ha lo spazio, le risorse, la configurazione geografica necessaria per ospitare due stati indipendenti e autonomi, entrambi con confini difendibili, accesso al mare e all’acqua (vedasi il video Geopolitica del Medio Oriente – Israele e Palestina oggi). Sin dall’inizio le due parti interpretarono la formula in modo diverso. Gli Israeliani pensavano a una federazione di due stati in cui uno (quello arabo) rinunciasse ad avere una proprio esercito e una propria politica internazionale, in cambio di accesso al commercio, allo sviluppo tecnologico e ad aiuti economici. Gli Arabi immaginavano (come si è visto dopo il ritiro israeliano da Gaza) uno spazio autonomo in cui preparare gli armamenti per distruggere lo stato di Israele e impossessarsi di tutta la regione, con l’aiuto di altre popolazioni arabe o islamiche.
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