Molto interessante, oltre che importante alla luce degli eventi a cui assistiamo, è stato l’incontro promosso da Fiamma Nirenstein alla Camera dei Deputati nella prestigiosa Sala del Mappamondo, il 15 marzo a Roma.

Lo scopo era rappresentato dalla presentazione dello studio “Lesson From Israel’s response to terrorism” redatto dallo Jerusalem Center for Public Affairs e curato quest’anno da Fiamma Nirenstein. Con la presentazione di Fabrizio Cicchitto, presidente della Commissione Affari esteri e comunitari della Camere dei deputati, l’incontro ha avuto il contributo personale di 3 degli autori dello studio:

FIAMMA NIRENSTEIN, Direttore del Progetto Europa per Jerusalem Center for Public Affairs e già vicepresidente della Commissione esteri della Camera;

YOSSI KUPERWASSER, Senior Fellow per Jerusalem Center Public Affairs, già direttore Generale del MInistero Affari Strategici di Israele;

DANIEL DIKER, Direttore Politico del Warfare Project per Jerusalem Center Public Affairs.

Nella sua prolusione Fiamma Nirenstein ha sottolineato che uno degli elementi più importanti della lotta di Israele contro il terrorismo è insito nella psicologia del popolo israeliano, nella sua resilienza e capacità di affrontare ciò che ha sfortunatamente caratterizzato questo stato sin dalle sue origini: ovvero il costante attacco contro la propria popolazione civile, nelle strade, nei ristoranti, sugli autobus.

Come affrontano gli israeliani il fatto di trovarsi in prima linea nella lotta al terrorismo?

La risposta si trova negli elementi storici e sociologici e soprattutto nei valori sociali fondativi dello stato di Israele, a cui un’Europa oggi vulnerabile potrebbe attingere. Sulla stessa falsariga Yossi Kuperwasser ha evidenziato come la strategia di Israele nella lotta al terrorismo consista di un approccio globale che è stato sviluppato nel corso dei decenni e su una base empirica. Comprendere gli obbiettivi, la strategia e il contesto in cui opera il nemico, nonchè esser sufficientemente agili da adottare rapidamente risposte mirate, migliorando soluzioni adottate in precedenza, sono alcuni dei fattori che hanno consentito a Israele di diventare un leader momdiale nella lotta contro il terrorismo. Inoltre gli analisti nell’ambito dell’antiterrorismo si trovano nella situazione di dover adottare anche metodi diversi a seconda del tipo di informazioni che devono elaborare. Se ciò viene fatto con strumenti consoni, gli analisti hanno la possibilità di sorvegliare potenziali terroristi e monitorare le loro mosse, sia sui social media che al di fuori di essi, per ottenere informazioni segrete. In Israele la necessità di avere accesso a tali informazioni è evidente e le aziende israeliane hanno sviluppato strumenti per garantire questo accesso, mentre in Occidente il problema rimane ancora irrisolto. L’approccio di Israele è molto chiaro: la difesa della vita è più imèprtante della protezione della privacy.

Dan Diker nel suo intervento segnalava come le organizzazioni terroristiche palestinesi e internazionali rappresentano un doppio pericolo, sia per Israele che per l’Occidente. Questi gruppi terroristici sono sempre più impegnati da un lato in operazioni terroristiche, dall’altro nella diplomazia internazionale, sviluppando e mantenendo relazioni bilaterali con gli stati e multilaterali con organismi internazionali. Nel corso degli anni, le organizzazioni internazionali, le istituzioni, gli Stati occidentali, organizzazioni non govenative e i media hanno legittimato gruppi terroristici palestinesi e altri gruppi terroristici islamici. Oggigiorno, la battaglia contro il terrorismo richiede una condanna incondizionata e senza compromessi di tutte le forme di terrorismo islamico, sia esso sciita o sunnita, sia esso contro obbiettivi in Occidente, nel mondo arabo o in Israele.

L’incontro si è concluso con gli interventi di Andrea Manciulli, Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO che ha paragonato la situazione attuale del terrorismo islamico all’Idra, mitologico mostro a tre teste ucciso da Ercole: una testa è il terrorismo classico, l’altra è la sua evoluzione in guerra convenzionale rappresentata dall’ISIS, con una sua bandiera e un suo stato, e la terza è la patria degli jhadisti mondiali. Ricordava che in 3 anni da qualche migliaio di terroristi con l’eta media di 30 – 35 anni si è passati ad oltre 40.000 con l’età media dai 16 ai 25 anni.

Come ultimo relatore il magistrato Stefano Dambruoso, deputato questore della Camera dei deputati, ha sottolineato l’importanza di coniugare l’attività di intelligence con il rispetto del codice oltre ad individuare nuove forme di bilanciamento legislativo.

Nella chiusura e sintesi affidate a Fabrizio Cicchitto 4 sono stati i punti evidenziati:

1) l’importanza di evitare qualsiasi forma di schematismo

2) considerare che con il terrorismo c’è anche una battaglia culturale

3) valutare bene la genesi e lo sviluppo del terrorismo islamico

4) come , in controtendenza con la magistratura, siano efficaci le espulsioni sistematiche anche verso coloro che sono solo in “odore” di terrorismo.