Ieri (02/06/2017) si è tenuta a Milano, nell’ambito del Raduno Nazionale di EDIPI tu

ttora in corso, la presentazione del libro appena uscito di Kai Kjaer Hansen “Joseph Rabinowitz, il Theodor Herzl del movimento messianico”. Il libro, un’autentica novità nel panorama letterario italiano, merita non solo di essere letto, ma anche discusso e commentato in ambito sia cristiano sia ebraico. Ne presentiamo qui per intero la prefazione di Marcello Cicchese, di cui qualche settimana fa avevamo riportato soltanto qualche estratto.

Questo libro racconta la storia di un ebreo che si è convertito a Cristo. Formulata così, una frase simile provoca immediatamente due reazioni di tipo opposto: di accoglienza gioiosa fra i cristiani e di repulsione disgustata fra gli ebrei. Tenuto conto che per secoli cristianesimo ed ebraismo sono stati vissuti come due campi teologicamente e socialmente contrapposti, il passaggio di qualcuno da un campo all’altro, sempre nella stessa direzione, è stato considerato un tradimento dagli ebrei e una vittoria dai cristiani. La storia di cui si parla in questo libro si svolge in modo diverso. Un ebreo russo, un vero ebreo di famiglia e tradizione, si converte a Cristo, come tanti altri prima di lui, ma il contesto dei due campi contrapposti in cui questo avviene è fortemente scosso in modo inusuale. E’ bene dunque avvicinarsi a questo libro con curiosità e disponibilità a ripensare e mettere in discussione, se necessario, schemi mentali forse ben collaudati perché provenienti da una lunga tradizione, ma non adatti a capire l’imprevedibilità dell’agire di Dio.

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