Analisi di Claudio Cerasa, Pierluigi Battista
Cracovia è una realtà molto importante per il popolo ebraico. La città venne occupata dall’eserci – to tedesco il 6 settembre del 1939. Pochi giorni dopo i nazisti la dichiararono capitale del governatorato centrale della nuova provincia occupata della Polonia centro orientale. Pochi mesi dopo, il 3 marzo del 1941, l’esercito diede vita a uno dei più importanti ghetti della Polonia, seicento metri per quattrocento. Recintarono il ghetto con un filo spinato. Concentrarono nel ghetto tutti gli ebrei della città e dei vicini villaggi, più o meno 18 mila persone, e nel giro di poco tempo anche da quel ghetto cominciarono a essere deportate migliaia di persone verso il campo di sterminio di Belzec. Il 28 maggio del 1941 ci fu la prima azione, seimila ebrei vennero “trasferiti” e trecento vennero uccisi sul posto. La seconda azione arrivò un anno dopo, il 27 ottobre del 1942, e in quell’occasione vennero deportati 7.000 ebrei, tra Belzec e Auschwitz, e durante il rastrellamento vennero uccise 600 persone, tra cui i malati dell’ospedale, gli anziani della casa di riposo, i bambini dell’orfanotrofio. Cracovia, lo sanno anche i bambini ma non l’Unesco, è una città simbolo dell’Olocausto.
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