Breve storia di Hebron e le menzogne palestiniste dell’Unesco 
Editoriale del Jerusalem Post del 9 luglio 2017

Traduzione di Yehudit Weisz

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Molto tempo prima che le Nazioni Unite o le organizzazioni come l’UNESCO fossero state concepite – molto tempo prima degli Stati nazionali che conosciamo – il popolo ebraico come lo chiamiamo oggi, abitava nella Terra d’Israele, condivideva un linguaggio e un patrimonio comune ed era tenuto unito da un insieme di testi divenuti la Bibbia ebraica. Allora Hebron era vista come una città santa, risonante di storia e di significati religiosi. Non importa quel che è stato deciso dall’UNESCO, un’organizzazione regolarmente manovrata per favorire gli interessi particolari di popoli che presumibilmente soffrono della superiorità occidentale; resta il fatto che non si devono negare i legami degli ebrei con Hebron, legami assai profondi che probabilmente risalgono ancora a tempi che precedono i legami degli ebrei a Gerusalemme, un’altra città che l’UNESCO ritiene priva di storia ebraica. 

La Bibbia ebraica racconta che Abramo comprò della terra a Hebron per seppellire Sarah. Vi si legge che tutti e tre i patriarchi sono stati sepolti lì con le loro mogli. Nell’Esodo, l’accento è posto sulla richiesta di Giacobbe di essere sepolto a Hebron: questa è un’espressione tangibile della sua speranza che il popolo ebraico sarebbe tornato dopo l’esilio egiziano. Gli ebrei andati in avanscoperta della terra prima dell’imminente entrata del popolo ebraico, erano passate da Hebron. Dopo la morte di Saul il re David consolidò il suo dominio a Hebron. Re Erode costruì il muro che ancora oggi circonda la Grotta dei Patriarchi. E dopo la sconfitta di Simon Bar-Kokhba nel 135 a.C., che precedette l’esilio degli ebrei dalla Terra d’Israele, gli ebrei furono venduti come schiavi al mercato di Hebron. Durante il periodo bizantino gli ebrei non erano autorizzati a vivere a Hebron. Tuttavia, secondo i documenti della sinagoga Geniza del Cairo (manoscritti ebraici stilati tra il 1025 e il 1266), sotto il dominio musulmano gli ebrei vi ritornarono creando una comunità ebraica organizzata. Nel corso dei secoli, la presenza degli ebrei in città si era ridotta e la loro esistenza scorreva a seconda della tolleranza del potere dominante. I cristiani tendevano ad essere meno concilianti; i musulmani di più. Il viaggiatore italiano Meshulam di Volterra, nel 1481 a Hebron trovò non più di 20 famiglie di ebrei: per entrare nella Grotta dei Patriarchi le donne ebree si travestivano da musulmane. 

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La Tomba dei Patriarchi a Hebron

Nel periodo tardo-ottomano, la comunità ebraica era cresciuta. Ebrei espulsi dalla Spagna e dal Portogallo cominciarono ad arrivare a Hebron nel 1500. Nel 1823, il movimento chassidico dei Lubavitch aveva istituito una sua presenza a Hebron. Nel 1866 venne creato il tribunale chassidico Karlin. Negli anni ’20, dopo che il governo lituano aveva tentato di arruolare gli studenti della yeshiva nell’esercito, fu fondata nella città di Hebron una yeshiva che attirò centinaia di studenti provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti. I pogrom palestinesi del 1929 contro gli ebrei di Hebron da parte dell’ odiatore di ebrei e ammiratore dei nazisti, il Mufti Haj Amin al-Husseini, causarono oltre 60 morti, tra uomini, donne e bambini e molte decine di feriti. Di fronte a una rivolta palestinese, nel 1936, i britannici evacuarono i restanti ebrei . Solo dopo la vittoria di Israele nella Guerra dei Sei Giorni, gli ebrei torneranno per vivere a Hebron. 

Tutte queste informazioni e altre sono facilmente disponibili. Tuttavia, una risoluzione UNESCO incolpa ipocritamente Israele per il suo fallimento nel suggerire un’alternativa alla proposta palestinese. Perché? I funzionari dell’UNESCO non hanno consultato la Bibbia, Google o Wikipedia? Il voto dell’organizzazione culturale delle Nazioni Unite che ha dichiarato Hebron un Patrimonio Mondiale Palestinese in pericolo, non ha nulla a che fare con l’istruzione, la scienza o la cultura. È invece una forma di propaganda. La riscrittura della storia, ostacola e complica ulteriormente gli sforzi per affrontare i problemi reali che impediscono in questo momento, una soluzione politica del conflitto israelo-palestinese. E questo vale nei confronti di entrambi. Rinnegare gli innegabili legami degli ebrei con la Terra di Israele e con luoghi come Hebron e Gerusalemme, non serve per risolvere il conflitto attuale. 

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Il diritto degli ebrei ad uno Stato sovrano nella loro Patria storica è inalienabile. Ma ciò non aiuta nella pratica, per cercare di trovare in questo momento un modo per far convivere gli ebrei e i palestinesi. Indubbiamente, negare i legami degli ebrei al Monte del Tempio o ad Hebron è un sintomo di un odio più profondo, probabilmente basato sull’invidia. I musulmani sanno che questi siti e altri, non avrebbero alcuna santità per i loro fedeli, se non fossero dei luoghi profondamente importanti dal punto di vista spirituale, storico e religioso, per gli ebrei. È un peccato che l’UNESCO sia diventata complice di questo sabotaggio diplomatico. 


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