Commento di Fiamma Nirenstein
Giovedì sarà una magnifica occasione di orgoglio per l’Inghilterra: il 2 di novembre del 1917 lord Arthur Balfour, ministro degli Esteri della Gran Bretagna, lanciò nell’universo della geopolitica mondiale un razzo che scintilla dopo cento anni. Scrisse infatti una lettera a lord Walter Rotschild, il capo della comunità ebraica inglese, che annunciava di fatto la fine di 1.800 anni di esilio del popolo ebraico e il suo ritorno prossimo venturo a casa, alla sua patria. Una patria mai dimenticata anche nel corso degli anni più spaventevoli e difficili, quelli dei pogrom, delle persecuzioni, delle torture razziali e religiose: mai infatti gli ebrei avevano smesso di pregare volti a Gerusalemme, di gridare al cielo «se ti dimentico Gerusalemme così mi dimentichi la mia mano destra», come si fa rompendo nel giorno del proprio matrimonio un bicchiere, simbolo della distruzione del Tempio nell’anno 70. Balfour scriveva: «Il governo di Sua Maestà vede con favore l’istituzione (establishment) in Palestina di un focolare nazionale (a national home) per il popolo ebraico, e userà i suoi migliori sforzi per facilitare l’ottenimento di questo obiettivo».
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