Commento di Beppe Severgnini
provate a rispondere a queste domande.
(a) Solo due dei quattro evangelisti sono stati testimoni oculari della vicenda umana di Gesù Cristo: quali?
(b) Disponete, da nord a sud, queste tre regioni Samaria, Giudea, Galilea
(c) Il Monte delle Beatitudini si trova nei pressi di Cafamao, vicino a Gerusalemme o nel Sinai?
Posso sbagliarmi, ma temo che molti tireranno a indovinare: sebbene siano battezzati e si professino cristiani. Scrivo al termine di una tiepida giornata di Shabbat a Tel Aviv, dove ho visto più bambini in sette ore che in Italia in una settimana. Sono arrivato in Israele per il matrimonio, oggi a Gerusalemme, di una giovane e brava collega, che mi ha aiutato, prima in televisione e poi a «7-Corriere». E sempre affascinante tomare qui. Se si resiste alla tentazione di offrire soluzioni semplicistiche a problemi complicatissimi — lasciatele fare a Donald Trump, certe cose — Israele offre spunti continui. Ne scelgo uno: una nazione ha bisogno di un progetto. Quello di Israele è chiaro, qualunque cosa ne pensiate; e aiuta chi arriva. Il 56% della popolazione attuale viene da altri Paesi: eppure si sente parte di qualcosa che va avanti. Nonostante le differenze etniche; nonostante le divisioni politiche e religiose; nonostante le divergenze di opinioni (sugli insediamenti, sui territori palestinesi). Basta l’ebraismo a spiegare tutto? Non credo. Il nostro Davide Frattini, in questi anni, ci ha aiutato a capire Israele. Così, prima di lui, hanno fatto Lorenzo Cremonesi e altri. Continua a leggere su IC