*BOLLETTINO MENSILE – FEBBRAIO 2018*

 

 

     #NOI RICORDIAMO – abbiamo imparato qualcosa dalla storia?

 

Bruxelles – La Coalizione Europea per Israele si è unita al Congresso Mondiale Ebraico nella campagna sui social media per far crescere la consapevolezza dell’olocausto, chiedendo di esporre, individualmente o in gruppo, un cartello con scritto “#We Remeber”. Lo scopo della campagna era di mobilitare 500 milioni di persone durante la settimana del Giorno Internazionale della Memoria.

 

Già nel 2005 la Coalizione Europea per Israele aveva celebrato il primo Giorno della Memoria nel parlamento europeo a Bruxelles. Da allora questo evento è cresciuto in importanza ed anche nel numero di iniziative collaterali. Oggi il Giorno della Memoria è un evento ufficiale organizzato dal presidente del parlamento europeo. Nel 2015, la Commissione Europea ha nominato un coordinatore a tempo pieno per combattere l’antisemitismo, che ha introdotto nuove misure per aiutare gli stati della UE a sconfiggere questo mortale nemico. Questo è per dire che l’Unione Europea prende sul serio l’antisemitismo che esiste in Europa.

 

Ma l’Unione Europea manca ancora di coerenza e di un approccio più ampio per combattere l’antisemitismo su scala mondiale, incluse le sue nuove forme che prendono di mira il popolo ebraico e lo stato di Israele. Mentre le istituzioni europee onorano giustamente i sei milioni di ebrei che morirono nell’olocausto, sono meno amichevoli verso i sei milioni di ebrei che oggi vivono nel rinato stato di Israele, soprattutto quelli che vivono di nuovo nelle antiche comunità di Giudea e Samaria così come nella Città Vecchia e nella Gerusalemme Est, i cosiddetti “territori occupati”.

 

Dal 2015 tutti I prodotti che vengono da questi “territori occupati” sono etichettati per i mercati europei, per differenziarli da quelli provenienti dai territori all’interno della cosiddetta linea del 1967. Le direttive della UE non solo stigmatizzano queste comunità ebraiche, ma prendono di mira tutta l’economia israeliana, dato che ogni economia nazionale dipende dalla sua intera popolazione. Ma ancora peggio, gli ebrei che vivono in quei territori, che sono “contesi” piuttosto che “occupati”, sono definiti come coloni e vengono considerati dai leader della UE come “ostacoli alla pace”. Questo è stato il principale obiettivo del movimento BDS che, come i nazisti nella Germania degli anni 30, invocano il boicottaggio, il disinvestimento e il sanzionamento dei commerci israeliani, però questa volta all’interno di Israele. Richiedendo l’etichettatura dei prodotti israeliani provenienti dai territori contesi, la UE ha cercato di mettere sotto pressione il governo di Gerusalemme ed al contempo ha preso le distanze dal movimento BDS.

 

L’Europa ha memoria corta e non è sicuro che abbia veramente imparato qualcosa dalla propria storia. Oggi l’Unione Europea è l’unico grande finanziatore dell’Autorità Palestinese la quale sistematicamente demonizza lo stato ebraico ed i suoi cittadini attraverso il continuo lavaggio del cervello dei bambini palestinesi, con l’apprendimento dell’odio e dell’onore insieme al sostegno economico per i terroristi e le loro famiglie.

 

Come cittadini e contribuenti dell’Europa, abbiamo una responsabilità morale per le politiche della UE. La gestione e la corruzione economica nell’Autorità Palestinese è ben documentata e risaputa. Mentre si trovava a Bruxelles per chiedere maggiori finanziamenti, si è venuti a conoscenza che il leader dell’AP *Mahmoud Abbas* aveva appena acquistato un nuovo jet privato per 50 milioni di dollari.

 

E, come se non bastasse, i leader della UE continuano a sostenere ed instaurare relazioni commerciali con la repubblica islamica dell’Iran che minaccia apertamente la distruzione dello stato di Israele e che finanzia le organizzazioni terroristiche di Hezbollah ed Hamas ed i loro fiancheggiatori nella continua battaglia contro Israele.

 

Questo non combacia con una coerente e globale politica contro l’antisemitismo ed il terrorismo. Non si può dire di combattere l’antisemitismo e contemporaneamente sostenere quelli che vogliono annientare gli ebrei, impegnandosi in una guerra economica e diplomatica contro lo stato ebraico.

 

Quando mi sono presentato ad un alto funzionario della UE, diversi anni fa durante la commemorazione del giorno della memoria, ed ho spiegato che lavoravo per la Coalizione Europea per Israele, la sua reazione spontanea fu: “Cosa Israele ha a che fare con questo?”

 

La risposta è semplice. Se ci fosse stato uno stato ebraico nel 1938, invece del 1948, la vita di milioni di ebrei sarebbe stata salva e molti sarebbero in vita ancora oggi. Il modo migliore per onorare i sei milioni di ebrei che morirono nell’olocausto è quello di sostenere gli ebrei di oggi, inclusi i sei milioni che vivono in Israele. Sostenere e cooperare con i nemici giurati dello stato ebraico non è d’aiuto.

 

La Coalizione Europea per Israele continuerà a sottolineare questa politica a doppio binario della UE ed allo stesso tempo si impegnerà in modo costruttivo con le istituzioni europee dando loro il merito quando è dovuto. Siamo compiaciuti dell’attività del coordinatore dalla UE per la lotta all’antisemitismo, ma l’Unione Europea ha bisogno di una strategia coerente per sconfiggere questo nemico mortale.

 

 

     La Bulgaria assume la presidenza della UE

     Le chiese partner di ECI commemorano le vittime dell’olocausto

 

Sofia – Mentre la Bulgaria assume la presidenza dell’Unione Europea, per il prossimo semestre, vorremmo presentare il nostro sostenitore di lunga data in questo importante stato della UE, il pastore *Andrey Avramov*, del Victory Christian Centre a Sofia, la capitale della Bulgaria.

 

Il pastore Avramov cominciò a commemorare le vittime dell’olocausto dopo aver saputo della campagna di ECI “Impariamo dalla storia” nel 2007, campagna con la quale le chiese in Europa furono incoraggiate a celebrare il Giorno della Memoria, nelle loro aree di competenza. Oggi il memoriale dell’olocausto è un evento annuale che tocca le chiese in tutta la Bulgaria. Il pastore Avramov ha anche parlato del suo lavoro speciale nel parlamento europeo di Bruxelles.

 

Quest’anno il Victory Christian Centre di Sofia ha ospitato la propria commemorazione del Giorno della Memoria con 450 persone presenti; tra questi c’erano leader della comunità ebraica, diplomatici israeliani, sopravvissuti all’olocausto e leader cristiani. Hanno anche proiettato il film della CBN “Nelle nostre mani”, che documenta la battaglia per Gerusalemme del 1967, uscito in prima visione europea a giugno nel parlamento europeo di Bruxelles. Il film è stato proiettato in 27 luoghi diversi in Bulgaria con la presenza di migliaia di spettatori.

 

Grazie al governo della Bulgaria, alla testa dell’Unione Europea per i prossimi sei mesi, risulta rassicurante avere un partner forte, rappresentante migliaia di cristiani, che continua a stare con forza al fianco di Israele ed al popolo ebraico, imparando dalla storia.

 

 

     NOI SIAMO ECI

 

*Andrey e Boryana Avramov*, Sofia, Bulgaria

 

/Raccontateci di voi./

Siamo i fondatori ed I pastori senior del Victory Christian Centre a Sofia, una dinamica Chiesa pentecostale carismatica nella capitale bulgara che raggiunge le generazioni più giovani.

 

/Come avete saputo di ECI?/

Per la prima volta abbiamo sentito parlare di ECI nel 2006 dal leader degli Amici Cristiani di Israele. Siamo stati attratti da ECI grazie all’idea di commemorare l’olocausto con il Giorno della Memoria. Nel 2007 lo abbiamo fatto per la prima volta e da allora abbiamo continuato a celebrarlo.

 

/Cos’è che rende speciale ECI?/

ECI è speciale per le sue idee originali, per l’efficacia e la capacità di influenzare. Quello che è prezioso in ECI è che la voce del cristianesimo biblico viene ascoltata nel mondo non cristiano, mediante solidi argomenti e un linguaggio adatto ai politici.

 

/In che modo siete coinvolti nelle attività?/

Stiamo organizzando una campagna nazionale per celebrare il giorno internazionale della commemorazione dell’olocausto. Abbiamo anche preso parte ad altri eventi ed iniziative di ECI, sostenendole in ogni modo possibile.

 

/Qual è il vostro messaggio per gli altri amici europei di ECI?/

Ci piacerebbe incoraggiare tutti gli amici di ECI a lavorare maggiormente con i leader di chiesa in Europa in modo da vederne un numero maggiore coinvolto nell’opera.

 

 

     Nella conferenza annuale di ECI a Londra si discute dell’appoggio

     ad Israele dopo la Brexit

 

 

Londra – La Coalizione Europea per Israele ha organizzato la sua seconda conferenza annuale nazionale a Londra, dopo 18 mesi dal voto britannico a favore dell’uscita dall’Unione Europea. Durante la giornata della conferenza, lo staff di ECI e gli esperti hanno discusso sulle conseguenze del voto e su come ECI ed i suoi amici britannici possano lavorare insieme, anche dopo la Brexit, per sostenere Israele.

 

Durante la conferenza è emerso chiaramente che i nostri amici britannici rimarranno impegnati nel lavoro di ECI anche in futuro, anche se le sorti di Israele sono spesso decise in istituzioni internazionali come l’Unione Europea e le Nazioni Unite. Durante la conferenza, il consigliere legale di ECI *Andrew Tucker *ha parlato del lavoro a livello legale per sostenere Israele, *Gregory Lafitte *ha parlato di Israele in rapporto all’ONU e *Ruth Isaac* ha incoraggiato l’uditorio a non cadere nella paura ma ad essere aperti e coraggiosi nel loro sostegno ad Israele. La conferenza è stata anche l’occasione per un tempo riservato allo staff di ECI. È stato deciso che la terza conferenza annuale si terrà a Londra il 12 gennaio 2019. Segnate questa data!

Per ulteriori informazioni sulla conferenza leggete qui il comunicato stampa. <https://ec4i.us12.list-manage.com/track/click?u=b4df5674a62a59807e25c3935&id=0ffaa760ae&e=7778d74515>

 

 

     Il consigliere legale di ECI si rivolge ai diplomatici africani a

     Kampala

 

 

Kampala, Uganda – Il consigliere legale di ECI ed il fondatore e direttore dell’Iniziativa dell’Aia per la Cooperazione Internazionale (Thinc) *Andrew Tucker* a parlato ai diplomatici e dignitari africani riuniti nella capitale dell’Uganda, Kampala, esponendo i fondamenti legali dello stato di Israele. Molte nazioni africane, negli anni scorsi, hanno migliorato le proprie relazioni con lo stato ebraico ed ora stanno sbocciando nuovi rapporti commerciali. Meno di due anni fa, il primo ministro *Benjamin Netanyahu *visitò l’Uganda, nell’ambito di un viaggio nell’Africa orientale. Fece una visita piena di emozioni all’aeroporto ugandese di Entebbe dove fu ucciso il fratello *Yonatan*, più di quarant’anni fa, mentre guidava un gruppo delle forze speciali per liberare gli ostaggi israeliani, vittime del dirottamento di un aereo della Air France.

 

Anche se molti leader africani sono recettivi al messaggio di sostegno a Israele su basi bibliche, il problema legale dello stato ebraico non viene riconosciuto in gran parte del continente africano. È qui dove ECI e la Thinc possono giocare un ruolo essenziale per ridurre questo divario. Andrew Tucker ha visitato molte volte l’Africa, nella sua veste di direttore di “Cristiani per Israele International”, ma questa sua ultima presentazione come studioso ed esperto di diritto internazionale è stata grandemente apprezzata dal corpo diplomatico.

 

 

     ECI ringrazia il presidente del Guatemala per il riconoscimento di

     Gerusalemme

 

 

Bruxelles – Il direttore e fondatore di ECI *Tomas Sandell *ha scritto una lettera personale al presidente del Guatemala, *Jimmy Morales*, ringraziandolo per il riconoscimento di Gerusalemme come capitale unica di Israele, fatta nel suo discorso natalizio del 24 dicembre scorso. Il Guatemala è la prima nazione che ha ufficialmente seguito gli Stati Uniti i quali, con *Donald Trump*, il 6 dicembre hanno riconosciuto Gerusalemme come capitale, promettendo di spostare l’ambasciata USA da Tel Aviv alla Città Santa.

 

Il presidente Jimmy Morales è un credente cristiano e la sua convinzione di riconoscere Gerusalemme è biblicamente e storicamente motivata. Nel 1947 il Guatemala fu il secondo paese che votò per il piano di partizione dell’ONU ed ha tuttora una lunga esperienza di eccellenti relazioni con lo stato ebraico. Durante una visita di leader cristiani degli USA e dell’America Latina alla fine di gennaio, per ringraziare il presidente per la sua coraggiosa decisione, *Mario Bramnick*, presidente della Coalizione Latina per Israele, ha consegnato al presidente Morales la lettera di ECI.

 

A novembre ECI ha aiutato economicamente una delegazione dell’America Latina per il suo viaggio a Gerusalemme al fine di chiedere perdono per quelle nazioni latinoamericane che votarono contro il piano di partizione nel 1947. Tra quelle nove nazioni che hanno rifiutato la risoluzione dell’ONU di dicembre e che hanno votato a favore del riconoscimento USA di Gerusalemme, ci sono Guatemala ed Honduras. ECI lavora in stretta relazione con la Coalizione Latina per Israele, guidata da Mario Bramnick.

 

Quest’anno, l’obiettivo principale della Coalizione Europea per Israele sarà quello di incoraggiare le nazioni a riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato ebraico.