Di Ugo Volli

L’ondata di attacchi con razzi e mortai che Hamas ha compito contro Israele fra sabato e domenica sembra essersi conclusa in una fragile tregua, ma già sono partiti nuovi proiettili, vi sono stati nuovi lanci di palloni incendiari e Israele ha reagito con contrattacchi dell’aeronautica o di droni. Il capo di Hamas ha minacciato aggressioni “più intense”. E Netanyahu e Lieberman hanno ammonito che il cessate il fuoco non significa tolleranza per gli attacchi incendiari e che Hamas pagherà il prezzo delle sue azioni. Israele però in tutta questa faccenda ha mostrato molta moderazione. Non ha cercato di eliminare fisicamente chi lancia palloni e aquiloni incendiari, non ha usato la sua potenza per attaccare davvero Hamas a Gaza e non ha organizzato una spedizione militare su Gaza, anche se ha colpito pesantemente le infrastrutture militari di Hamas. Ci si può chiedere il perché. Perché Israele non si libera di Hamas, dopo tutte le recenti provocazioni, con un’operazione decisa su Gaza?

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