Commento di Antonio Donno

A venticinque anni dagli Accordi di Oslo si fa sempre più evidente che il governo israeliano di Yitzhak Rabin abbia commesso uno dei più grandi errori della storia dello Stato ebraico nella gestione delle trattative con la controparte palestinese, con a capo il terrorista Yasser Arafat. Ma l’aspetto più inquietante è che, dopo la firma degli accordi e nonostante lo scatenamento della seconda intifada, il governo israeliano continuò a sostenere la validità di quegli accordi, supportato dal Dipartimento di Stato americano, con a capo Colin Power e dal suo vice, Richard Armitage, contro le posizioni del presidente George W. Bush. Non è la prima volta nella storia del secondo dopoguerra che un presidente americano sia stato contrastato dal proprio Dipartimento di Stato, il cui compito è di dare attuazione alla politica estera decisa dal presidente, sentiti i propri collaboratori. Per restare nel campo delle questioni mediorientali e dei rapporti con Israele, non si può dimenticare lo stridente contrasto tra il presidente Truman e il Dipartimento di Stato, con in testa George Marshall, a proposito della spartizione (novembre 1947) e poi del riconoscimento di Israele (1948). Meno marcato, ma chiaro, fu il contrasto tra Richard Nixon e il segretario di Stato, William Rogers, sempre a proposito della questione israelo-palestinese.

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