DOMENICA 24 NOVEMBRE 2019 alle ore 17:00

Comunità Evangelica Luterana (ex Scuola dell’Angelo Custode) Campo Ss. Apostoli, 4448 – Venezia

In onore del Signore (Es 20,8-11)

La santificazione del settimo giorno

Relatori:

Sandro Ventura

Psichiatra, FIEP – Federazione Italiana per l’Ebraismo Progressivo

Marcello Milani

Biblista, FTTR – Facoltà Teologica del Triveneto, Padova

Non possiamo entrare nello spirito del Tanakh/senza comprendere la santificazione dello Shabbat che celebra l’esistenza del mondo come il compimento divino del più grande miracolo umanamente immaginabile,
rivelandone al tempo stesso il senso, la vocazione e l’implicita trascendenza. Nel ricordo del riposo divino – shabbat significa cessazione e riposo – sono inscritte la finalità e la speranza del creato, inteso come un’unità di natura e storia. Infatti la nascita della società ebraica, all’epoca dell’esodo dall’Egitto, rappresenta sul piano della storia ciò che lo /Shabbat/ è, da sempre, in quello della natura: una traccia della trascendenza inserita nell’universo per testimoniare l’Origine, ossia il Creatore: Israele ha salvato lo Shabbat  attraverso i millenni e lo Shabbat ha salvato Israele, perchè lo Shabbat e Israele sono consustanziali. Il venerdì sera, con l’accensione dei lumi e la benedizione dei pani, si esce dal tempo storico per entrare in una condizione supplementare in cui l’umanità
realizza già la pienezza messianica nelle relazioni sociali e cosmiche.
Anche l’insegnamento di Gesù riguardo il primato dell’uomo sullo Shabbat era un principio, diffuso in tutto il giudaismo farisaico dei primi secoli, che si trova nel Talmud. Poi nel cristianesimo, fin dall’età apostolica, il giorno della resurrezione del Signore, la domenica dies domini, fu posto a confronto con il riposo del Creatore fino a sostituire il dies solis romano e lo stesso Shabbat

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