Come è sempre stato convinto il mio maestro, lo studioso Renzo De Felice, sionismo italiano e sionismo internazionale hanno costituito per Mussolini due questioni distinte: la prima di politica interna e la seconda, in quanto legata alla cosiddetta «questione palestinese», di politica estera. Un terzo filone, potremmo dire, è stato per Mussolini quello del rapporto con l’ebraismo e, più in particolare, con gli ebrei italiani, ma questo meriterebbe un intervento separato.1 L’atteggiamento del regime fascista nei confronti del sionismo è stato dunque diverso a seconda che si trattasse dei rapporti con il movimento sionistico mondiale inerenti agli affari palestinesi e agli equilibri di politica estera o se riguardasse piuttosto l’affiliazione di cittadini italiani al movimento sionista. Ciononostante, non sono mancate occasioni in cui i sionisti italiani siano stati loro stessi coinvolti dal regime al fine di passare ai sionisti generali o a organismi ebraici europei e mondiali messaggi strategici che riguardavano le aspirazioni internazionali dell’Italia. Continua a leggere su kolot