Commento di Gian Micalessin

«Ancora cinque posti letto in tutta la Regione, fra poco dovremo a smistare pazienti nelle altre regioni». Il grido d’allarme, secondo fonti de il Giornale si diffonde nel pomeriggio di sabato e in breve fa il giro di tutti i reparti di terapia intensiva della Lombardia. Reparti dove medici e infermieri allo stremo affrontano anche una possibile carenza di mascherine e farmaci. Tre settimane di emergenza sembrano dunque aver messo alle strette un servizio sanitario considerato l’eccellenza del paese. Come mai? Il dottor Enrico Mairov mi guarda e sorride. «Semplice perché avete medici bravissimi, infermieri capacissimi e strutture eccellenti, ma vi mancano preparazione, addestramento e mentalità ovvero le condizioni indispensabili per affrontare le emergenze». Il dottor Enrico Mairov bulgaro di nascita, israeliano per adozione e storia personale, italiano d’adozione dopo le nozze con un’italiana parla con cognizione di causa. Dopo essersi laureato in Italia e aver combattuto come ufficiale medico tra le fila di Sayeret Matkal, l’unità d’eccellenza delle forze speciali israeliane, è diventato il capo progetto per la gestione delle grandi emergenze nello Stato ebraico. Una carriera proseguita in Italia all’interno del 118 lombardo dove fino al pensionamento dello scorso novembre, ha continuato a dedicarsi alle emergenze. «Se una situazione del genere si verificasse in Israele – spiega Mairov – la risolveremmo in tre ore con due mosse programmate da tempo. La prima è il raddoppio della capacità dei principali ospedali. La seconda è lo svuotamento dei reparti e il trasferimento dei pazienti all’assistenza domiciliare. Ma questi due obiettivi richiedono una programmazione e una mentalità abituata alle emergenze. Dopo l’esame degli errori della guerra del Kippur (1973, ndr) Israele ha rivisto prima il sistema sanitario militare e poi quello civile. Continua a leggere su informazionecorretta