Recensione di Barbara Chitussi
NEL 1977 il grande studioso della mistica ebraica Gershom Scholem entrava in possesso delle lettere che tra il ’32 e il ’40 aveva inviato all’amico e filosofo ebreo tedesco Walter Benjamin, morto suicida sul confine tra la Francia e la Spagna durante una fuga rocambolesca e disperata dai nazisti. Se nel 1980 Scholem poté dare alle stampe il carteggio (quasi completo) che testimonia di uno dei più straordinari sodalizi intellettuali del Novecento, fu solo a causa di circostanze del tutto imprevedibili. I manoscritti e la corrispondenza che Benjamin aveva abbandonato a Berlino e a Parigi erano stati infatti sequestrati dalla Gestapo, che avrebbe dovuto distruggerli. Grazie a uno scambio casuale, per», seguito a un atto di sabotaggio, parte di questi materiali si era miracolosamente salvata ed era giunta in Russia per essere poi trasferita negli archivi di Potsdam e infine di Berlino. Il destino concedeva dunque una sopravvivenza almeno alla scrittura. Le strade dei due uomini, che si erano unite negli anni dell’università tra letture comuni e intense discussioni, si erano divise nel periodo in cui dilagava l’antisemitismo: Scholem si era trasferito a Gerusalemme, aveva ottenuto una cattedra e si dedicava completamente alle sue ricerche.Continua a leggere su informazionecorretta