Di Ugo Volli
Racconta la cronaca anglosassone del 1155:
“Al tempo di [Re Stefano], gli ebrei di Norwich si impossessarono di un bambino cristiano prima di Pasqua e lo torturarono con tutte le torture con cui nostro Signore fu torturato e il Venerdì Santo lo impiccarono su una croce a causa di nostro Signore, e poi lo seppellirono”. Naturalmente si tratta di una menzogna e ne conosciamo anche l’autore, un monaco che costruì la sua carriera sullo sfruttamento di questa calunnia. Come scrive Alan Dundies, autore di el più importante libro sul tema (The Blood Libel Legend: A Casebook in Anti-Semitic Folklore. University of Wisconsin Press.) “Tommaso di Manmouth, il monaco che inventò il genere della calunniadel sangue e montò il caso di William, scrisse che “Theobald [un ebreo convertito, che disse di aver incontrato a Cambridge, la cui esistenza non risulta] gli rivelò che gli ebrei di Spagna si riunivano ogni anno a Narbonne, in per organizzare il sacrificio annuale prescritto: ‘negli antichi scritti dei nostri Padri è scritto che gli ebrei, senza lo spargimento di sangue umano, non potranno né ottenere la loro libertà, né mai tornare nella loro patria. Quindi nei tempi antichi fu stabilito che ogni anno gli ebrei dovevano sacrificare un cristiano in qualche parte del mondo per mostrare disprezzo a Cristo, vendicarli perché la morte di Cristo li aveva resi schiavi in esilio […] Ogni anno, gli ebrei di Narbonne tirano le sorti per determinare il paese in cui il sacrificio avrebbe avuto luogo.” Continua a leggere su progettodreyfus