Analisi di Paolo Mieli

Nel luglio del 1653 Jan de Witt ottiene l’incarico di «pensionario» della contea d’Olanda, capo del governo delle Province Unite. Con il trattato di Westminster (1654), ma soprattutto con il segretissimo «Atto di esclusione» de Witt si impegnerà a precludere a Guglielmo III la carica di «statolder». L’«Atto di esclusione» era stato voluto da Cromwell, che non voleva fossero rimessi in circolazione parenti di Carlo I il re inglese da lui fatto decapitare nel 1649. Come, appunto, Guglielmo d’Orange. Per quasi vent’anni, in virtù di quell’accordo, la Repubblica delle Province Unite conoscerà la «vera libertà», senza ingerenze di sovrani e Chiesa. Come andrà a finire? Il 6 aprile 1672 la Francia muoverà guerra ai Paesi Bassi spagnoli e alle Province Unite. Preso alla sprovvista, de Witt sarà costretto ad affidare l’incarico di capitano generale proprio a Guglielmo III d’Orange, così che le due parti della Repubblica combattano fianco a fianco contro i soldati di Luigi XIV. A quel punto le truppe del maresciallo di Turenne si uniscono a quelle del principe di Condé, i francesi varcano il Reno e marciano su Amsterdam che de Witt non aveva fatto in tempo a fortificare. Guglielmo deve ripiegare per soccorrere la città. Il 20 giugno di quello stesso 1672, ricordato come «l’anno del disastro», gli olandesi sono obbligati a ricorrere ad un atto estremo: aprono le chiuse a Muyden e le acque dello Zuiderzee invadono il Paese. Amsterdam si trasforma in un’isola. Tutto «sembrava un mare», raccontò il principe di Condé. Luigi XIV ordina l’occupazione delle Province Unite, generando negli olandesi un «panico indescrivibile».  Continua a leggere su  informazione corretta