Recensione di Giorgia Greco
Sul certificato di nascita di Esther Safran Foer è riportata una data sbagliata e del resto anche la città e la nazione sono diverse. Una serie di informazioni non corrispondenti alla verità di cui è riuscita a venire a capo solo dopo molto tempo. “Ci ho messo anni a capire come mai mio padre si era inventato quelle bugie. E come mai, ogni anno, il 17 marzo mia madre entrava in camera mia e mi dava un bacio sussurrandomi: “Buon compleanno”. Cercare di ricostruire e mettere insieme i frammenti sparsi della sua storia familiare è stata l’impresa cui l’autrice ha dedicato la sua vita. Figlia di sopravvissuti alla Shoah, i suoi genitori erano restii a parlare del passato, come tutti quelli scampati all’immane tragedia del popolo ebraico, e per questo il viaggio, non solo metaforico, che Esther Safran Foer ha intrapreso l’ha portata a venire in contatto con vicende tragiche e complicate e a confrontarsi con persone dalle mille anime.
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