A 450 anni dalla vittoria della flotta cristiana a Lepanto, l’Occidente dimostra di non conoscere o di negare la Storia favorendo la nostra sottomissione all’islam.
Cari amici, nella ricorrenza dei 450 anni dalla battaglia di Lepanto, l’insegnamento che traiamo è che se vogliamo salvaguardare la nostra civiltà dobbiamo essere certi, orgogliosi e forti sul piano della fede, della politica e dell’azione militare, che corrispondono in senso lato a ciò in cui crediamo, affermiamo e operiamo.
La domenica del 7 ottobre 1571, la flotta cristiana della «Lega Santa», che riuniva forze navali di Venezia, Spagna, Roma, Genova, Cavalieri di Malta e Ducato di Savoia, organizzata dal Papa Pio V e guidata da Don Giovanni d’Austria, si concluse con la schiacciante vittoria della flotta islamica dell’Impero ottomano, capeggiata da Mehmet Alì Pascià che morì in battaglia nella località di Lepanto in Grecia. La coalizione cristiana era stata voluta da Papa Pio V formalmente per soccorrere i veneziani nella città di Famagosta a Cipro, ma di fatto per porre un argine allo strapotere delle forze islamiche turche nel Mediterraneo. La Lega Santa aveva un unico stendardo raffigurante su
fondo rosso il Crocifisso tra gli apostoli Pietro e Paolo, sormontato dal motto costantiniano «In hoc signo vinces», mentre sulla nave ammiraglia Real del Principe Don Giovanni d’Austria, sventolava
l’immagine della Madonna e la scritta «S. Maria succurre miseris».
A mezzogiorno della domenica 7 ottobre 1571 Papa Pio V ebbe in visione l’annuncio della vittoria ed esclamò: «Sono le 12, suonate le campane, abbiamo vinto a Lepanto per intercessione della Vergine Santissima». Per questa ragione da allora a mezzogiorno suonano le campane di tutte le chiese. Pio V decise di dedicare il giorno 7 ottobre a «Nostra Signora della Vittoria», aggiungendo il titolo «Auxilium Christianorum», Aiuto dei cristiani, alle Litanie Lauretane.
La vittoria della flotta cristiana a Lepanto pose un argine allo strapotere e alla violenza delle forze islamiche. Dopo la caduta di Costantinopoli e la fine dell’Impero Romano d’Oriente nel 1453, i
musulmani turchi ottomani rilanciarono le aggressioni armate contro l’Italia e l’Europa. Rapidamente imposero il proprio potere sia sulla sponda orientale sia su quella meridionale del Mediterraneo, poi
proseguirono in Europa orientale conquistando Rodi, Belgrado, l’Ungheria fino ad arrivare alle porte di Vienna. Nel 1543 venne saccheggiata Nizza. Nel 1544 furono deportati in Turchia 4.000 abitanti di Ischia e 9000 di Lipari. Nel 1546 fu attaccata Laigueglia, in Provincia di Savona, e catturati tutti gli abitanti, ma successivamente liberati. Nel 1549 Rapallo fu depredata, le sue chiese profanate e furono rapite più di cento fanciulle rapallesi destinate alla schiavitù. Nel 1551 i corsari assaltarono le isole maltesi e rapirono 5.000 donne e bambini come schiavi. Nel 1552 a Scauri, frazione del Comune di Minturno, furono rapiti duecento abitanti. Nel 1555 a Paola, in Provincia di Cosenza, i saraceni incendiarono la città, fecero strage tra la popolazione, deportarono donne e bambini come schiavi. Le torri che costellano le nostre coste furono erette proprio per difendersi e respingere i violenti corsari saraceni e turchi. La strage più efferata si consumò il 14 agosto 1480 quando una flotta turca di 18.000 uomini comandata da Gedik Ahmet Pascià assaltò Otranto che contava circa 20.000 abitanti.
Lanciò un ultimatum alla popolazione: per aver salva la vita dovevano arrendersi e convertirsi all’islam. Ma gli abitanti rifiutarono e i turchi massacrarono circa 12.000 otrantini. All’interno della Cattedrale
dove si era rifugiata parte della popolazione, si consumò unaterrificante carneficina. L’arcivescovo Stefano Pendinelli fu fatto a pezzi con le scimitarre. Il comandante della guarnigione Francesco Largo
venne segato vivo. Ottocentotredici superstiti, dopo essersi rifiutati di ripudiare la fede cristiana, furono condotti sul Colle della Minerva e decapitati su una pietra. Sono stati dichiarati «Santi Martiri di
Otranto» dalla Chiesa cattolica. Sul luogo della loro decapitazione sorge la Chiesa di Santa Maria dei Martiri. Conformemente al comportamento di Maometto, i turchi uccisero tutti i maschi adulti, di
età superiore ai 15 anni. Circa 5.000 donne e bambini furono ridotti in stato di schiavitù e trasferiti in Oriente per essere venduti e sfruttati come schiavi. Solo poche famiglie otrantine sopravvissero
all’aggressione turca. Un’altra terrificante strage fu perpetrata dagli islamici a Vieste in Provincia di Foggia. Il sanguinario pirata turco Draguth Rais, successore al comando della flotta del Califfo Solimano, detto Il Magnifico, di un altro sanguinario pirata Khair-ed-Din noto come «Barbarossa», tra il 18 e il 21 luglio del 1554 decapitò circa 5.000 abitanti sulla roccia ai piedi della Cattedrale. Altre migliaia di persone furono catturate come schiavi. Si stima che Vieste perse circa 7.000 abitanti. La roccia dove avvennero le decapitazioni è stata ribattezzata «La Chianca Amara». Per prevenire simili atrocità nel 1566 furono costruite lungo la costa Garganica le torri di difesa. Quando i torrieri dell’Adriatico avvistavano le navi dei pirati all’orizzonte, dall’alto delle torri tutte a base quadrata, urlavano: «Li turchi! Li turchi!».
Eppure la Storia non ci ha insegnato nulla. Molti europei ed occidentali non conoscono proprio la realtà dell’islam e delle ininterrotte guerre e violenze islamiche per sottomettere l’Europa. Popoli ignoranti o
smemorati hanno legittimato l’islam mettendolo sullo stesso piano del cristianesimo. Eppure non c’è nulla che accomuna il Dio Padre della cristianità con l’Allah islamico che nei versetti 12-17 della Sura 8 del Corano tuona «getterò il terrore nel cuore dei miscredenti. Colpiteli tra capo e collo (…) Non siete certo voi che li avete uccisi, è Allah che li ha uccisi». La «dittatura del relativismo», come la definì
magistralmente il Papa Benedetto XVI, ci impone di mettere sullo stesso piano tutte le religioni, le culture e le idee a prescindere dai loro contenuti, di legittimare l’islam come religione a prescindere dalla totale incompatibilità di ciò che Allah prescrive nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto con le nostre leggi, le nostre regole e i nostri valori.
Alla base della nostra fragilità c’è un insieme di ignoranza e paura. Per battere la paura dobbiamo sconfiggere l’ignoranza. Ecco perché dobbiamo conoscere la verità per riscattare la libertà. Impariamo la lezione della vittoria di Lepanto, ponendo fine all’errore suicida di legittimare e di favorire la nostra sottomissione all’islam dentro casa nostra. Nel rispetto dei musulmani come persone, dobbiamo avere l’onestà intellettuale e il coraggio umano di mettere fuori legge l’islam come religione all’interno del nostro territorio nazionale. La Repubblica di Venezia rispettò i musulmani turchi ottomani che entravano pacificamente per affari sul proprio territorio, ma non consentì mai che vi si edificassero delle moschee. Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo.
Magdi Cristiano Allam
Giovedì 7 ottobre 2021