di Roberto Zadik
Assieme al brasiliano Jorge Amado e ai cileni Neruda e Sepulveda, lo scrittore, poeta e saggista argentino Jorge Luis Borges, spicca tra i massimi esponenti della letteratura dell’America Latina del Ventesimo secolo. Ingegno precoce, autore raffinato, coltissimo e versatile, passava dalla dolente sensibilità delle sue poesie, come la bellissima Elogio dell’ombra, dedicata alla progressiva cecità che gli causò la totale perdita della vista a 55 anni, al realismo “magico” dei racconti di opere di alto livello come Aleph, intrisi di profondi significati cabalistici.
Sebbene non fosse ebreo, l’acclamato intellettuale, nato a Buenos Aires il 24 agosto 1899 e scomparso il 14 giugno 1986, fra le sue varie curiosità, era estremamente affascinato dal mondo ebraico e dallo Stato di Israele. A questo proposito un articolo, pubblicato lo scorso 9 novembre sul sito Jewish Telegraphic Agency e firmato da Juan Melamed, ha evidenziato che, attualmente proprio nella “sua” Buenos Aires, città alla quale egli era visceralmente legato, presso la Libreria Nazionale, è in corso una mostra che ne approfondisce la complessa e fascinosa personalità, incluse varie testimonianze del suo legame con il mondo ebraico. Continua a leggere su mosaico