di Niram Ferretti

L’annunciata prossima visita in Israele di Joe Biden, dopo che inizialmente Washington aveva dichiarato che non era in agenda, è un segnale, che insieme ad altri, induce a pensare che quello che potrebbe essere l’esito del conflitto aperto da Hamas contro Israele con l’eccidio, sabato 7 ottobre di 1400 cittadini israeliani, vada nella direzione di una possibile sconfitta dello Stato ebraico.
Hamas, e va detto senza indugi, ha conseguito un successo militare rilevante. Ai propri occhi, e agli occhi dei nemici giurati di Israele, in primis l’Iran, l’eccidio perpetrato in Israele nel corso di poche ore ha consegnato al mondo l’immagine di uno Stato impreparato e debole, incrinando quell’immagine di potenza e capacità di deterrenza che sono da sempre suoi costitutivi.
A seguito di quanto è accaduto, Israele ha iniziato a rispondere come d’abitudine e con una forza maggiore del solito, bombardando le postazioni militari di Hamas a Gaza, prassi in corso dal 2008. La novità è l’annuncio di una invasione di terra finalizzata a eliminare definitivamente Hamas dalla Striscia, corredata da dichiarazioni perentorie e bellicose.
Tuttavia il tempo passa, e nonostante l’annuncio e il richiamo di 300,000 riservisti, e l’assedio di Gaza, per il momento, ad eccezione di un raid all’interno della Striscia, avvenuto pochi giorni fa, l’annunciata operazione militare di terra non ha ancora avuto luogo. Continua a leggere NdI