News del 29 ottobre 2023 Traduzione di Monica Tamagnini

  • Allora YHVH parlò a Mosè nelle pianure di Moab presso il Giordano di fronte a Gerico, dicendo: . . «Parla ai figli d’Israele e di’ loro: Quando avrete attraversato il Giordano per entrare nel paese di Canaan, scaccerete da voi tutti gli abitanti del paese, distruggerete tutte le loro sculture idolatre, distruggerete tutte le loro immagini di metallo fuso ed eliminare tutti i loro alti luoghi. . . Ma se non scaccerai da te gli abitanti del paese, quelli che lascerai rimanere tra loro saranno come spine nei tuoi occhi e nei tuoi fianchi e ti daranno fastidio nel paese nel quale vivi”» (Numeri 33:50-56; vedere anche Giosuè 23:1-13; Giudici 2:1-5).
Il salmista descrive così le minacce dei suoi nemici: «Mi hanno circondato come api» (Sal 118,12). Le continue minacce dei nemici di Israele non provengono solo dalle bande terroristiche di Gaza (Hamas, Jihad islamica), del Libano (Hezbollah) e dell’Iran (Corpo delle guardie della rivoluzione islamica – in persiano, ‘Pasdaran’ o Sepāh-e Pāsdārān-e Enqelâb-e Eslâmī ; ‘Esercito dei guardiani della rivoluzione islamica’). Le minacce provengono anche da un certo numero di arabi della Cisgiordania (spesso chiamati “palestinesi”) e da alcuni arabi israeliani.
Nel maggio 2021, Hamas ha lanciato migliaia di razzi dalle aree civili di Gaza verso le aree civili israeliane in quella che Israele ha definito “OperazioneGuardiano delle Mura”. Nel giro di un giorno, migliaia di cittadini arabi israeliani (su un totale di 2.065.000 arabi israeliani, numero che rappresenta il 21% della popolazione totale di Israele, ovvero 9,73 milioni) si sono sollevati in aperta rivolta, ribellandosi contro lo Stato di Israele. La stazione dei vigili del fuoco del distretto centrale di Israele ha successivamente diffuso statistiche che fanno riflettere: in poco più di una settimana, i rivoltosi arabi israeliani hanno dato fuoco a 10 sinagoghe e 112 residenze ebree israeliane, hanno saccheggiato 386 case di ebrei e ne hanno danneggiate altre 673, e hanno dato fuoco a 849 auto di proprietà di ebrei. Le strade principali delle città miste arabo-ebraiche come Lod, Jaffa, Haifa e Akko sono diventate campi di battaglia. Sono stati registrati 5.018 casi di lapidazione di ebrei. Tre ebrei sono stati assassinati e più di 600 sono rimasti feriti. Oltre 300 agenti di polizia israeliani sono rimasti feriti negli oltre 500 disordini scoppiati in più di 90 località in tutto il paese. Questo è stato il peggior evento di violenza interna in Israele fino a quel momento. Questi cittadini arabi di Israele, infiammati da passioni anti-israeliane e antiebraiche, hanno portato la “lotta palestinese” nel cuore di Israele.
Qual e’ il significato di queste rivolte, storicamente, strategicamente e biblicamente?
La rivolta araba – allora e oggi
Tra il 1919 e il 1939 violente rivolte arabe si diffusero nell’emergente Stato ebraico. Questi pogrom islamici scossero le fattorie, i villaggi e le città ebraiche della Terra Promessa, allora sotto il mandato britannico della Palestina. Bande islamiste di predoni (i predecessori ideologici dei moderni gruppi terroristici OLP, Hamas e Jihad islamica) picchiarono selvaggiamente, violentarono e uccisero centinaia di ebrei in tutta la Terra Santa. La Guerra d’Indipendenza di Israele (1947-48) fu la continuazione di quello scontro. Riflettendo sugli insegnamenti e le prospettive islamiche classiche, i leader delle forze arabe si opposero fermamente al ritorno del popolo ebraico nella patria promessa dalla Bibbia – nello stesso modo in cui il re saudita Abdul Aziz ibn Saud aveva spiegato nella sua lettera del 1943 al presidente degli Stati Uniti Roosevelt:
  • “Palestina. . . è stato un paese arabo fin dagli albori della storia e . . . non fu mai abitata dagli ebrei per più di un periodo di tempo, durante il quale la loro storia nel paese fu piena di omicidi e crudeltà. . . [C’è] ostilità religiosa. . . tra musulmani ed ebrei fin dall’inizio dell’Islam. . . che è derivato dalla condotta sleale degli ebrei nei confronti dell’Islam, dei musulmani e del loro profeta”.
Ma molto prima che gli jihadisti arabi conquistassero la Terra d’Israele nel 630 d.C., il profeta ebreo Ezechiele profetizzò nel 600 a.C. che YHVH avrebbe riportato il Suo popolo, gli ebrei, nella propria patria negli Ultimi Giorni:
  • Perciò profetizza e di’ loro: «Dice il Signore YHVH: Ecco, io aprirò i vostri sepolcri e vi farò uscire dai vostri sepolcri, popolo mio. E vi condurrò nella terra d’Israele. Allora saprete che io sono YHVH, quando avrò aperto le vostre tombe e vi avrò fatto uscire dalle vostre tombe, popolo mio. E metterò il mio Spirito dentro di voi e tornerete alla vita, e vi metterò nella vostra terra. Allora saprete che io, YHVH, ho detto e fatto questo, dice YHVH” (Ezechiele 37:12-14).
 
Il dottor Benny Morris, uno degli storici più importanti di Israele, commenta nel suo “1948: storia del primo conflitto arabo-israeliano” (Yale, 2008):
  • “Gli storici hanno avuto la tendenza a ignorare o a respingere come aria fritta la retorica jihadista e gli svolazzi che hanno accompagnato l’assalto in due fasi allo Yishuv e i continui riferimenti, nel discorso arabo prevalente, a quel periodo di battaglia islamica per la Terra Santa  combattuta contro i Crociati. Questo è un errore. La guerra del 1948, dal punto di vista degli arabi, fu una guerra di religione tanto quanto, se non più che una guerra nazionalista per il territorio. In altre parole, il territorio era sacro: la sua violazione da parte degli infedeli era motivo sufficiente per lanciare una guerra santa e la sua conquista, o riconquista, una necessità divinamente ordinata”.
 
La lotta tra gli ebrei determinati a ritornare nella Terra Promessa e gli arabi contrari a quel ritorno dura da oltre un secolo, dal 1919 ad oggi. Un numero significativo di arabi israeliani si considera parte del popolo palestinese; vedono gli ebrei come coloni stranieri e occupanti in Palestina; e credono che Israele sia solo un fenomeno temporaneo e che i palestinesi alla fine “libereranno” questa terra e distruggeranno il popolo ebraico. Come afferma con grande precisione la Carta di Hamas:
  • “Per far fronte all’usurpazione della Palestina da parte degli ebrei, non possiamo fare a meno di innalzare la bandiera della Jihad. . . Dobbiamo imprimere nella mente di generazioni di musulmani che il problema palestinese è di natura religiosa, e deve essere affrontato con questa premessa. ‘Lo giuro su colui che tiene nelle Sue Mani l’anima di Muhammad! Desidero davvero andare in guerra per amore di Allah! Attaccherò e ucciderò, aggrederò e ucciderò, aggrederò e ucciderò’” (Articolo n. 15).
Le rivolte del maggio 2021 mostrano che esiste una parte significativa di cittadini arabi israeliani che cercano di invertire la sconfitta araba del 1948 e di “liberare la Palestina” a spese di Israele. Decine di migliaia di cittadini arabi di Israele non hanno mai accettato Israele e cercano di seguire l’esempio delle bande terroristiche islamiste degli anni ’30.
  • “Le rivolte del maggio 2021 non sono state una protesta civile, un “passatempo” o la versione israeliana del movimento Black Lives Matter. Erano un attacco aperto allo Stato di Israele e ai suoi cittadini ebrei durante la guerra. Decine di migliaia di arabi israeliani scesero in strada e decisero di danneggiare e uccidere gli ebrei. Questi rivoltosi godono delle simpatie di ampie fasce della popolazione araba israeliana che rifiutano il carattere ebraico di Israele. Questa è stata un’insurrezione nazionalista volta a minare l’esistenza stessa dello Stato”.
Dito sul polso
Sammy Smooha, professore di sociologia dell’Università di Haifa, ha pubblicato una ricerca dopo le rivolte del maggio 2021, rivelando che il 77,1% degli arabi israeliani vede il sionismo come un movimento coloniale e razzista e chiede che Israele sia sostituito con uno Stato binazionale e non sia definito come uno stato ebraico. uno; Il 70,5% degli arabi israeliani chiede il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, una mossa che trasformerebbe rapidamente gli ebrei israeliani in una minoranza all’interno del proprio paese.
Il generale di brigata dell’IDF (di riserva) Yossi Kuperwasser, nel suo articolo “Gli arabi di Israele si sono ribellati nel maggio 2021. Che cosa abbiamo imparato e cosa ci riserva il futuro”, conclude:
  • “Le rivolte del maggio 2021 hanno messo in luce l’intensità dell’ostilità di parte della popolazione araba in Israele verso l’ordine prevalente nello Stato e, in pratica, hanno mostrato la loro animosità verso l’esistenza stessa di Israele come Stato ebraico e democratico. Le rivolte hanno messo in luce la tumultuosa confluenza tra l’ostilità violenta, la disponibilità di armi tra gli arabi israeliani, il sostegno pubblico relativamente ampio alla narrativa dietro questa violenza e sentimenti di deprivazione e mancanza di governo. Questi fattori indicano che c’e’ il potenziale per ulteriori riacutizzazioni, forse anche più gravi, nel momento in cui si presentasse un’occasione che potesse riaccendere il fuoco dalle ceneri. Un altro segnale di questo potenziale pericoloso sono state le violente rivolte dei beduini nel gennaio 2022 in risposta alla volonta’ di piantare alberi nel Negev”.
 
Il dottor Yagil Henkin, storico militare ed esperto di sicurezza, ha espresso il timore che durante il prossimo round di combattimenti, gli arabi israeliani possano bloccare le principali autostrade israeliane e cercare di impedire i movimenti delle truppe al fronte. Il Maggiore Generale (ris.) dell’IDF Gershon Hacohen avverte che le bande criminali arabe in Israele (che in gran parte si sono tenute fuori dagli eventi del maggio 2021), in futuro punteranno le loro armi contro gli ebrei.
Nel suo articolo “Le rivolte di maggio 2021 e le loro implicazioni”, il dottor Doron Matza, ricercatore associato presso il Centro BESA ed ex dirigente del sistema di intelligence israeliano, afferma profeticamente: “Un cambiamento nell’intensità del conflitto con Hamas potrebbe influenzare negativamente le relazioni arabo-ebraiche all’interno di Israele e rendere difficile il ritorno all’equilibrio che esisteva prima delle rivolte di maggio”.
Nel suo articolo “L’insurrezione araba deve essere un campanello d’allarme”, Avraham Shalev cita Bulus Nahas, un membro del consiglio comunale arabo della città mista arabo-ebraica di Akko: “Usciremo di nuovo. . . Crediamo che tutto il male abbia le sue radici nell’occupazione [israeliana]. . . Se si tratterà del popolo palestinese, di cui facciamo parte, usciremo”.
L’avvocato israeliano Russell Shalev avverte nel suo articolo “L’intifada all’interno di Israele: “A meno che non vi sia la volontà di riconoscere apertamente e affrontare la crescita di una quinta colonna araba ampia e ostile, Israele rimarrà vulnerabile alla sovversione e alle minacce portate avanti dai suoi cittadini durante un tempo di guerra. La crescente radicalizzazione dei cittadini arabi di Israele e la loro volontà di schierarsi apertamente con i nemici di Israele durante la guerra minaccia ogni speranza di coesistenza pacifica tra ebrei e arabi e rappresenta una grave minaccia per la sicurezza israeliana”.
“Questo è solo un test”
Nel maggio 2022, l’IDF ha lanciato quella che fino a quel momento era la sua più grande esercitazione della sua storia, “Chariots of Fire”. L’IDF ha affermato che l’esercitazione avrebbe implementato le lezioni apprese dall’operazione Guardian of the Walls del 2021, che ha visto pesanti disordini lungo le autostrade e all’interno delle città israeliane. Il Comando del Fronte Interno dell’IDF si è esercitato ad affrontare massicce rivolte nelle città israeliane e lungo le strade principali mentre era praticamente sotto il pesante fuoco nemico. Otto battaglioni dell’IDF insieme alla polizia israeliana si sono esercitati a mantenere aperte le arterie principali per consentire ai convogli militari di passare dal sud al nord di Israele. L’esercitazione prevedeva la protezione dei convogli militari da possibili rivoltosi. Ciò consentirebbe al traffico di continuare, compresi “veicoli e camion che viaggiano per rinforzare le batterie dell’Iron Dome”.
Nel luglio 2022 il difensore civico dello Stato israeliano ha pubblicato un rapporto in cui rilevava che i servizi di sicurezza israeliani non erano riusciti a prevedere l’arrivo dei disordini, a prepararsi alla violenza e a rispondere e schierarsi adeguatamente alla luce di ciò. Se questi fallimenti si sono verificati in passato, sembra che la preghiera sia profondamente necessaria per l’immediato futuro.
La Jihad è islamica
Diversi studiosi islamici hanno risposto al pogrom di Hamas del 7 ottobre, che prevedeva massacri, stupri di massa, torture e rapimenti di israeliani (compresi i bambini), emettendo pareri legali islamici (fatwa) che incoraggiavano questi guerrieri della jihad ad espandere le loro attività.
  • Saleh al-Raqab, professore di religione all’Università islamica di Gaza ed ex ministro degli affari religiosi e delle dotazioni del governo di Hamas, ha pubblicato un articolo un giorno dopo gli attacchi del 7 ottobre intitolato “O Mujahideen in Palestina”: “O Allah, concedi la vittoria ai combattenti in Palestina! Guida i loro attacchi alla gola degli ebrei. Rendi salde le loro gambe e lascia che trafiggano con un coltello il cuore [degli ebrei]. . . Permetti loro di uccidere i soldati ebrei, di distruggere le armi degli ebrei e di catturare i soldati ebrei. O Allah, distruggi completamente gli ebrei. Paralizza le loro membra e congela il sangue nelle loro vene!”
  • Il 21 ottobre 2023 l’Associazione degli Studiosi Palestinesi nella Diaspora ha pubblicato una fatwa citando il versetto coranico che afferma: “Scoprirai che i nemici più acerrimi dei musulmani sono gli ebrei e i politeisti”, e “la jihad contro i sionisti è uno degli obblighi principali della nostra religione”.
  • In una risposta legale islamica pubblicata il 24 ottobre 2023, un membro del ramo yemenita dell’Associazione degli studiosi, Aref bin Ahmed al-Sabri, ha scritto che gli ebrei e le loro proprietà sono un obiettivo legittimo per i musulmani. Ha inoltre invitato i paesi arabi attorno a Israele a intervenire per respingere gli ebrei dalla Palestina, affermando che la terra appartiene esclusivamente ai musulmani e che nemmeno un centimetro di essa può essere ceduto agli ebrei.
Il 23 ottobre 2023, l’ufficio del procuratore distrettuale di Gerusalemme ha presentato un atto d’accusa al tribunale distrettuale della città contro Mustafa Jamal, un religioso islamico di una moschea nel quartiere di Issawiya a Gerusalemme. Secondo l’accusa, pochi giorni dopo l’inizio della guerra, il 12 ottobre Jamal ha invitato centinaia di persone nella moschea ad unirsi alla jihad contro Israele. Di conseguenza, in quel quartiere si sono verificati violenti disordini con decine di persone che lanciavano pietre, bombe molotov e sparavano fuochi d’artificio contro le forze di sicurezza israeliane nelle vicinanze, contro l’ospedale Hadassah Mount Scopus appena oltre la collina, contro i viaggiatori sulle strade adiacenti e in una stazione di servizio.
Siamo pronti per un ritorno al 1948?
Shalev afferma: “A meno che non vi sia la volontà di riconoscere e affrontare apertamente la crescita di una vasta e ostile quinta colonna araba, Israele rimarrà vulnerabile alla sovversione e alle minacce portate avanti dai suoi cittadini durante la guerra. La crescente radicalizzazione dei cittadini arabi di Israele e la loro volontà di schierarsi apertamente con i nemici di Israele durante la guerra minaccia ogni speranza di coesistenza pacifica tra ebrei e arabi e rappresenta una grave minaccia per la sicurezza israeliana”.
Certamente ci sono pericoli chiari e presenti – minacce imminenti – razzi e missili e attacchi terroristici da Gaza e dagli Hezbollah libanesi. Tuttavia, una minaccia invisibile che è in gran parte non apprezzata al di fuori di Israele ma che è sicuramente una delle principali preoccupazioni per l’IDF e i servizi di sicurezza israeliani, comporta il potenziale di rivolte diffuse in Israele e in Cisgiordania – istigate dai jihadisti clandestini di Hamas. La recente enorme ondata di sparatorie e omicidi tra arabi contro arabi all’interno di Israele potrebbe rapidamente trasformarsi in un fuoco concentrato contro gli ebrei israeliani in tutta la nazione.
Il Dio d’Israele promette di bruciare in un solo giorno tutte le ‘spine e i rovi’ contro cui Mosè e Giosuè avevano messo in guardia: “Perciò . . . sotto la gloria [di YHVH, il Dio degli eserciti] un fuoco si accenderà come una fiamma ardente. E la luce d’Israele diventerà un fuoco e il Santo d’Israele una fiamma, e brucerà e divorerà le sue spine e i suoi rovi in ​​un solo giorno” (Isaia 10:15-19).
Come  pregare?
Mentre i carri armati dell’IDF avanzano a Gaza, ecco alcuni punti su cui pregare:
  • Pregate per la vittoria dell’IDF mentre smantellano i quartieri generali, i tunnel, le miniere e le squadre di commando di Hamas ovunque si trovino, anche accanto a moschee e scuole o sotto i principali ospedali
  • Pregate per la chiarezza della strategia, dello scopo e della determinazione affinché Israele ottenga la resa totale e incondizionata di Hamas e della Jihad islamica e la loro totale rimozione da Gaza.
  • Pregate affinché i leader della vostra nazione ricevano una rivelazione di Dio come Capitano degli eserciti d’Israele (vedere 1 Samuele 17:45): “Ma Davide disse al Filisteo: ‘Tu vieni a me con una spada, con una lancia, e una sciabola, ma io vengo a te nel nome del YHVH degli eserciti, del Dio degli eserciti d’Israele, che tu hai sfidato.’”
  • Pregate per una minima perdita di vite umane da parte di Israele e per quegli abitanti di Gaza che sono veramente innocenti.
  • Pregate per le strategie e la guida di Dio su come trattare con Hezbollah, e affinché il Dio di Giacobbe ci preservi, se possibile, da una guerra estesa a tutta la regionale e che coinvolgerebbe Hezbollah, Siria, Iran, Turchia, gli Houthi yemeniti e altre superpotenze.
  • Pregate affinché il Dio di Israele impartisca rivelazione e chiarezza alla comunità mondiale dell’intelligence che non ha ancora capito cosa sia la jihad e non sa come affrontarla in modo decisivo
  • Pregate per il salvataggio fisico degli almeno 230 israeliani (bambini compresi) rapiti da Hamas.
  • Pregate per il risveglio dell’esercito ebraico profetico di Ezechiele in tutta la terra.
Le vostre preghiere e il vostro sostegno sostengono le nostre braccia e rappresentano l’aiuto pratico di Dio per noi nell’opera che ci ha chiamato a svolgere.
Nel Messia Yeshua,
Avner Boskey