News del 2 novembre 2023  Traduzione di Monica Tamagnini

  • Ciò avvenne ai giorni di Achaz. . . Quello . . . il re di Aram e . . . il re d’Israele salì a Gerusalemme per farle guerra. . . Il cuore di Achaz e quello del suo popolo tremarono come gli alberi della foresta tremano sotto il vento. Allora YHVH disse a Isaia: “Esci ora incontro ad Achaz. . . e digli: “Stai attento e stai calmo, non aver paura e non essere vile”. . . [Ma] se non crederai, certamente non durerai’” (Isaia 7:1-7).
La storia del popolo ebraico è quella di un piccolo popolo che vive in una piccola terra, circondato da superpoteri, colossi spess poco amichevoli.
  • YHVH vi ha fatto suo diletto e vi ha scelto non perché eravate più numerosi di tutti i popoli, poiché eravate il più piccolo di tutti i popoli, ma perché YHVH vi ama e ha mantenuto il giuramento che aveva fatto ai vostri antenati, YHVH vi ha portato fuori con mano potente e vi ha riscattato dalla casa di schiavitù, dalla mano del faraone, re d’Egitto (Deuteronomio 7:7-8)
La nostra chiamata come nazione era (e rimane) quella di amare il Dio di Giacobbe con tutto il nostro cuore e la nostra anima e di obbedire alla Sua parola:
  • “Ed ora, Israele, che cosa richiede da te YHVH tuo Dio, se non che tu tema YHVH tuo Dio, cammini in tutte le sue vie e lo ami e serva YHVH tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua, e di osservare i comandamenti di YHVH e i suoi statuti che oggi ti do per il tuo bene? (Deuteronomio 10:11-13; vedi anche Romani 11:29)
Questa vocazione nazionale, se seguita dal popolo ebraico e da tutte le superpotenze del mondo, renderebbe il pianeta più sano. Ma quando né Israele né le nazioni amano il Dio di Giacobbe con tutto il cuore e l’anima, accadono cose brutte. Il profeta ebreo Geremia dice chiaramente:
  • “Israele è un gregge disperso; i leoni li hanno scacciati. Il primo che lo divorò fu il re d’Assiria, e quest’ultimo che ne rosicchiò le ossa è Nabucodonosor re di Babilonia” (Geremia 50:17).
“Ogni impero che lo ha ridotto in schiavitù è scomparso: Egitto e Roma, persino la grande Babilonia” (Bob Dylan, Neighbourhood Bully)
Neighborhood Bully è una canzone incentrata sulla storia dello stato di Israele, indicato come “il bullo” dalla comunità internazionale.
Molte persone nell’era moderna non sono riuscite a trarre conclusioni bibliche su come operano le superpotenze moderne. Alcuni ritengono che i messaggi predicati dai profeti ebrei si applicassero solo alle antiche Assiria, Babilonia, Persia e Grecia – ma sicuramente la Francia, la Gran Bretagna e l’America moderne sono una cosa completamente diversa? Queste illuminate superpotenze cristiane non commetterebbero sicuramente gli stessi errori di Sennacherib, Nabucodonosor o Assuero, vero? Ma questa sarebbe una conclusione errata, che porterebbe con sé conseguenze negative sconvolgenti:
  • Poiché YHVH degli eserciti dice questo: “È per rivendicare la sua gloria
    che egli mi ha mandato verso le nazioni che hanno fatto di voi la loro preda;
    perché chi tocca voi, tocca la pupilla dell’occhio suo.” (Zaccaria 2:8).
  • “Tuttavia coloro che ti divorano saranno divorati,tutti i tuoi nemici, tutti quanti saranno deportati;
    quelli che ti spogliano saranno spogliati,
    quelli che ti saccheggiano li abbandonerò al saccheggio.
    Ma io medicherò le tue ferite, ti guarirò dalle tue piaghe”,
    dice il SIGNORE,
    “poiché ti chiamano la scacciata,
    la Sion di cui nessuno si cura”.

    Liberazione d’Israele
    «Così parla il SIGNORE:
    “Ecco, io riporto dall’esilio le tende di Giacobbe
    e ho pietà delle sue abitazioni;
    le città saranno ricostruite sulle loro macerie,

    i palazzi saranno abitati come di consueto.» (Geremia 30:16-18).

Molti di coloro che credono a ciò che insegna la Bibbia, capiscono che i jihadisti di Hamas e i loro sostenitori nazionali in Turchia, Libano, Siria, Iraq e Iran sono solo pochi secondi lontani dal fuoco del giudizio (vedi 2 Pietro 2:4-9) a motivo degli orribili e demoniaci massacri, delle torture, degli stupri e dei rapimenti da parte di Hamas di israeliani innocenti.
Ma cosa succede se YHVH (che è anche il Dio di questi ebrei massacrati) decide di gettare la sua rete più lontano e di trascinare una preda infernale composta da coloro che pubblicamente tifano per Hamas e che invocano anche il genocidio ebraico? ? E se il Dio degli ebrei decidesse di allargare ancora di più la Sua rete di giudizio e riempirla con i leader delle superpotenze e con i politici attivisti le cui strategie geopolitiche in passato hanno permesso ad Hamas di sopravvivere agli attacchi dell’IDF e di poter nuovamente venir fuori dai loro tunnel jihadisti per continuare il massacro del popolo ebraico?
  • Il SIGNORE ha visto, e gli è dispiaciuto
    che non vi sia più rettitudine;
    16 ha visto che non c’era più un uomo
    e si è stupito che nessuno intervenisse;
    allora il suo braccio gli è venuto in aiuto,
    la sua giustizia lo ha sorretto;
    17 egli si è rivestito di giustizia come di una corazza,
    si è messo in capo l’elmo della salvezza,
    ha indossato gli abiti della vendetta,
    si è avvolto di gelosia come in un mantello.
    18 Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere;
    il furore ai suoi avversari,
    il contraccambio ai suoi nemici;
    alle isole darà la loro retribuzione. (Isaia 59:15-18)
Trasformando le notizie
Una delle questioni più strategiche che Israele deve affrontare a questo punto della guerra è la pressione delle superpotenze (che includerebbero l’ONU, l’UE, la Russia, la Cina, gli Stati Uniti e varie nazioni del Medio Oriente) che tentano di costringere Israele a un cessate il fuoco prima che Hamas sia completamente distrutto. Alcuni di questi organismi stanno tentando di convincere le superpotenze a boicottare e sanzionare Israele, per imporre un embargo sulle armi contro l’IDF e quindi impedirgli di rifornirsi. Hamas sta facendo di tutto per far girare la sua narrativa sui media mondiali, trasformando la percezione del mondo: la guerra viene presentata come un attacco contro “un popolo palestinese vittima che ora viene spietatamente massacrato da un’IDF crudele e assetata di sangue”. Coloro – anche evangelici – che postano immagini che favoriscono la narrativa di Hamas, lo fanno a spese della sopravvivenza del popolo ebraico.
Pressione diplomatica e pubblica – partendo da Gaza e finendo a Gerusalemme
Il 5 novembre 1956 il premier sovietico Bulganin e il presidente Kruscev minacciarono Israele di un attacco nucleare se non si fosse ritirato dal Sinai. Per non essere da meno, l’amministrazione repubblicana del presidente Eisenhower e del segretario di Stato John Foster Dulles disse al ministro degli Esteri israeliano Abba Eban che, se Israele non si fosse ritirato, tutti gli aiuti militari e civili statunitensi a Israele sarebbero stati tagliati, lo status di esenzione fiscale di Israele e tutte le organizzazioni americane che fornivano aiuto a Israele sarebbero state rimosse e gli Stati Uniti non si sarebbero opposti all’espulsione di Israele dall’ONU (vedi “The Iron Wall”, Avi Shlaim, 2000, p.181).
Secondo un recente articolo “Gli Stati Uniti avevano un piano di emergenza per attaccare Israele nel 1967” (Amir Oren, Ha’aretz), i capi di stato maggiore congiunti avevano stabilito un piano di battaglia per impedire a Israele di espandersi sia verso ovest nel Sinai sia verso est nella Cisgiordania (anche per impedire alle forze arabe di attraversare le linee dell’armistizio del 1948-49). Lo Strike Command (STRICOM – allora guidato dal generale Theodore John Conway – il comando fu poi annullato nel 1971) fu invitato, con telegramma n. 5886 del 20 maggio 1967, dai capi di stato maggiore per aggiornare i piani di emergenza finalizzati all’intervento militare statunitense in un conflitto arabo – israeliano. La Guerra dei Sei Giorni iniziò e finì così improvvisamente che i piani di emergenza degli Stati Uniti non poterono essere attuati.
Il giornalista vincitore del premio Pulitzer Seymour Hersh nota che mentre il Segretario di Stato James A. Baker III prestava giuramento (1989), un assistente repubblicano della Casa Bianca scherzò dicendo che ogni Segretario di Stato aveva lasciato quell’incarico odiando Israele. Secondo quanto riferito, Baker ha risposto: “E se uno invece iniziasse odiando Israele ?” Poco prima che Baker diventasse Segretario di Stato, prese un giornalista della rivista TIME e gli disse: “Il trucco sta nel portare i tacchini selvatici dove tu li vuoi e alle tue condizioni. Allora sei tu a controllare la situazione, non loro. Puoi decidere se premere il grilletto oppure no. L’importante è sapere che sono nelle tue mani, che puoi fare tutto ciò che ritieni sia nel tuo interesse”. Quando gli è stato chiesto a chi si riferisse parlando dei tacchini, Baker ha risposto, sfoggiando un fugace sorriso, “Voglio dire Israele. . . “
Nella sua recente autobiografia Bibi: La mia storia, il primo ministro israeliano Netanyahu racconta come il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton lo aveva chiamato per congratularsi con lui per la sua vittoria elettorale nel giugno 1996. “Bibi, devo ammetterlo”, ridacchiò, “Abbiamo fatto tutto il possibile per abbatterti, ma tu ci hai battuto in modo onesto.” Netanyahu spiega: “Non mi stava dicendo nulla che io non sapessi, ma ecco che il presidente degli Stati Uniti ammetteva senza battere ciglio un intervento sfrontato nelle elezioni di un altro paese. La franchezza di Clinton era – piacevolmente – politicamente scorretta”.
Poco prima (e anche durante) il traumatico processo di disimpegno dell’agosto 2005, il segretario di Stato repubblicano Condoleezza Rice ha chiarito che i confini di Israele dovevano restringersi, a cominciare da Gaza. “Perché non basta fermarsi a Gaza. Il Presidente è stato chiaro, noi siamo stati chiari con gli Israeliani: non può essere solo Gaza” (Shannon, Irlanda, 17 giugno 2005). “Dobbiamo tutti concentrarci sul disimpegno . . . Abbiamo detto molte volte che non si tratta solo di Gaza; questo è solo il primo passo di un processo. Dobbiamo arrivare a uno Stato palestinese” (Ramallah, Cisgiordania, 18 giugno 2005).
Intervenendo a Ramallah il 15 ottobre 2007, il Segretario di Stato Rice ha affermato: “Francamente, è tempo di fondare uno Stato palestinese”. . . “Una soluzione a due Stati è “assolutamente essenziale per il futuro, non solo dei palestinesi e degli israeliani, ma anche del Medio Oriente e degli interessi americani”. Un giorno prima della dichiarazione della Rice, il 14 ottobre 2007, il Ministro dell’Industria e del Commercio israeliano Eli Yishai si era incontrato con il Segretario di Stato a Gerusalemme. Le ha detto che lo status di Gerusalemme deve essere tolto dall’agenda della conferenza di Annapolis. Secondo l’ufficio di Yishai, la Rice ha risposto che “è giunto il momento di affrontare questioni che per molti anni abbiamo avuto paura di affrontare”. (JP 15 ottobre 2007 p.9 “Attendendo la Rice…”).
Gli ultimi commenti di Papa Francesco alla RAI italiana sono in linea con gli Usa, l’Ue e altri: “La guerra in Terra Santa mi spaventa. . . L’unica soluzione al conflitto sono due Stati per due popoli» (cfr Gl 3,1-2).
Ciò che Gaza è diventata – una corazzata di Hamas puntata al cuore di Israele – è il risultato diretto della pressione statunitense e internazionale sui leader israeliani.
Durante le sue primarie del 2008, Barak Obama disse ai leader ebrei a Cleveland: “All’interno della comunità filo-israeliana c’e’ chi dice che, se non adotti un incrollabile approccio pro-Likud nei confronti di Israele, sei anti-israeliano, ma la nostra amicizia con Israele non puo’ essere misurata da questo”. Obama stava spingendo per il ritiro israeliano dalla Giudea e Samaria (ovvero la Cisgiordania) e per la sua sostituzione con l’organizzazione pro-terrorismo OLP/AP di Yasser Arafat. I suoi obiettivi erano opposti a quelli della coalizione di governo israeliana guidata da Netanyahu. Obama difendeva la piattaforma dell’ala politica israeliana che aveva recentemente perso le elezioni.
Stava sostenendo il controllo palestinese sulla Cisgiordania, un’area dove, secondo gli ultimi sondaggi, il 66% del pubblico palestinese non crede che Israele come stato ebraico sopravviverà fino al 2048; Il 66% è favorevole alla formazione di gruppi terroristici armati locali contrari all’Autorità Palestinese; Il 58% dei suoi abitanti arabi voterebbe Hamas e il 58% sostiene “gli scontri armati e l’intifada” contro Israele. Creare uno stato palestinese in Cisgiordania (che è la politica dell’ONU, dell’UE, degli Stati Uniti, dell’Egitto e dell’Arabia Saudita) significherebbe trasformare quella regione in un’altra base jihadista sostenuta dall’Iran contro lo stato ebraico – come lo è oggi Gaza. Questo sarebbe il risultato dell’attuale pressione occidentale. Il frutto di queste pressioni è chiaramente visibile negli eventi del 7 ottobre – i pogrom jihadisti contro i kibbutz e le fattorie israeliane da parte di Hamas.
All’inizio dell’amministrazione Obama nel 2009, mentre Netanyahu si trovava a fronteggiare pressioni per sostenere la soluzione a due Stati e riprendere i negoziati con i palestinesi, Biden disse a Netanyahu che sarebbe stato il suo alleato secondario. “Non hai molti amici qui, amico. Sono l’unico amico che hai”, ha detto Biden a Netanyahu durante un incontro presso la residenza ufficiale del vicepresidente presso l’Osservatorio navale degli Stati Uniti.
Nelle discussioni private alla Casa Bianca tra il Primo Ministro Netanyahu e il POTUS nel 2009, Obama disse a Bibi: “Mi aspetto che tu congeli immediatamente tutte le costruzioni nelle aree oltre i confini del 1967. Nemmeno un mattone!” Bibi rispose: “Barack, metà dei residenti di Gerusalemme vivono oltre quei confini, quasi duecentomila persone. Ti aspetti che smettiamo di costruire in quartieri come Gilo? Queste sono parti integranti di Gerusalemme, come Georgetown è parte di Washington”. “Questo è esattamente ciò che intendo”, ha detto Obama. “Nemmeno un mattone, da nessuna parte. Anche Gilo”. Mentre i due si preparavano a lasciare lo Studio Ovale, Obama gli disse: “Sai, la gente spesso mi sottovaluta. Ma vengo da Chicago, dove ho dovuto confrontarmi con avversari tosti”. Netanyahu ha detto che le parole di Obama danno il chiaro messaggio che Bibi viene trattato “come un piccolo delinquente di quartiere”.
Il 28 ottobre 2014, il noto giornalista Jeffrey Goldberg ha citato “un alto funzionario dell’amministrazione Obama” che aveva definito il primo ministro israeliano Netanyahu un “chickensh*t” (un “inutile codardo”): “La cosa buona di Netanyahu è che ha paura di scatenare guerre. La cosa brutta di lui è che non farà nulla per raggiungere un accordo con i palestinesi o con gli stati arabi sunniti. . . L’unica cosa che gli interessa è proteggersi dalla sconfitta politica. Non è [Yitzhak] Rabin, non è [Ariel] Sharon. Di certo non è [Menachem] Begin. Non ha fegato. Un secondo funzionario ha fatto trapelare che ormai è “troppo tardi” perché Netanyahu possa colpire gli impianti nucleari iraniani, affermando che “una combinazione della nostra pressione e della sua stessa riluttanza a fare qualcosa di drammatico” ha fatto sì che Netanyahu “alla fine. . . non riusciva piu’ a premere il grilletto” (riguardo al lancio di un possibile attacco preventivo per prevenire le capacità nucleari dell’Iran). Goldberg ha concluso il suo articolo con una serie di minacce da parte dell’amministrazione Obama a Israele: in primo luogo, che l’amministrazione consentirà azioni palestinesi alle Nazioni Unite che “isoleranno Israele dalla comunità internazionale”, e in secondo luogo, che l’amministrazione “renderà esplicita” la posizione dell’America circa un accordo di pace israelo-palestinese – una visione diametralmente opposta a quella di Netanyahu.
Nel maggio 2021, il presidente Biden ha esercitato pressioni sul leader israeliano affinché accettasse rapidamente un cessate il fuoco per porre fine alla guerra di Gaza del maggio 2021: “Bibi, devo dirtelo, sto subendo molte pressioni qui. . . Questo non è il Partito Democratico di Scoop Jackson. . . Mi stanno schiacciando qui per porre fine a tutto questo il prima possibile”. Il riferimento qui è indiretto, ma si riferisce comunque alle deputate Alexandra Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib, Ilhan Omar e Ayanna Pressley (noto come “The Squad”) – la punta di diamante di un gruppo anti-israeliano tra i democratici americani. Quell’anno, otto democratici votarono contro i finanziamenti per il rifornimento del sistema di difesa antimissile Iron Dome di Israele, e 16 democratici si opposero a una risoluzione che condannava il movimento di boicottaggio contro Israele. Un recente sondaggio del Pew Research ha mostrato che il 53% degli americani che si identificano come democratici hanno una visione negativa di Israele.
Pressioni attuali
È noto che l’amministrazione americana si oppone al controllo israeliano di Gaza, ma non ha una chiara visione di come Hamas possa essere rimosso da Gaza. L’ambivalenza strategica qui è sorprendente. La pressione esercitata su Israele affinché porti avanti la propria fase finale è incredibilmente ipocrita.
Gli Stati Uniti hanno dichiarato che non è questo il momento per i negoziati tra Hamas e Israele, ma che ciò potrà avvenire in seguito.
Il 24 ottobre 2023 il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha lasciato intendere che avrebbe potuto sostenere un cessate il fuoco a Gaza se Hamas avesse rilasciato tutti gli ostaggi sequestrati nel sud di Israele il 7 ottobre. Durante un evento alla Casa Bianca, un giornalista gli ha chiesto: “Gli Stati Uniti stanno sostenendo la visione : liberazione ostaggi per accordo di cessate il fuoco?” Biden ha risposto: “Dobbiamo arrivare a un cessate il fuoco”. Poi si è corretto: “Non un cessate il fuoco. Dobbiamo liberare gli ostaggi e poi parlare”, ha detto Biden.
Il 30 ottobre 2023, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha dichiarato: “Non crediamo che un cessate il fuoco sia la risposta giusta in questo momento. . . Al momento non sosteniamo un cessate il fuoco”.
L’ex segretario di Stato americano Hillary Clinton ha dichiarato il 30 ottobre 2023 che “le persone che chiedono un cessate il fuoco ora non capiscono Hamas. Non è possibile.”
Ma Israele ha chiaramente affermato che non ci sarà alcun cessate il fuoco con Hamas – o si arrenderà incondizionatamente o verrà distrutto:
Netanyahu ha dichiarato inequivocabilmente, sempre il 30 ottobre 2023:
“Voglio chiarire la posizione di Israele riguardo al cessate il fuoco. Proprio come gli Stati Uniti non accetterebbero un cessate il fuoco dopo il bombardamento di Pearl Harbor, o dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre, Israele non accetterà la cessazione delle ostilità con Hamas. Dopo i terribili attacchi del 7 ottobre, gli appelli al cessate il fuoco sono appelli affinché Israele si arrenda a Hamas, si arrenda al terrorismo, si arrenda alla barbarie. Questo non accadrà . . . Israele resisterà alle forze della barbarie fino alla vittoria. Spero e prego che le nazioni civilizzate di tutto il mondo sostengano questa lotta. La lotta di Israele è anche la tua, perché se Hamas e l’asse del male dell’Iran vincono, tu sarai il loro prossimo obiettivo. Ecco perché la vittoria di Israele sarà la tua vittoria. Ma non commettete errori, indipendentemente da chi sta dalla parte di Israele, Israele combatterà finché questa battaglia non sarà vinta, e Israele prevarrà”.
Citando un versetto del libro biblico dell’Ecclesiaste, Netanyahu ha detto alla folla: “C’è un tempo per la pace e un tempo per la guerra. Questo è il momento della guerra, una guerra per un futuro comune. Oggi tracciamo una linea di demarcazione tra le forze della civiltà e le forze della barbarie. E’ il momento di decidere da che parte stare”.
Clinton rivisitato?
Un nuovo articolo su “Politico” rivela che due alti funzionari dell’amministrazione statunitense hanno discusso con J. Biden della probabilità che a Bibi Netanyahu sia rimasto un tempo limitato in carica. Che ciò sia vero o meno, una fuga di notizie di questa natura richiama alla mente la candida rivelazione di Bill Clinton secondo cui l’amministrazione americana è abbastanza a suo agio nell’esercitare pressioni dietro le quinte per nominare e declassare i leader nazionali – sia in Iran nel 1953 che in Israele nel 1996 e nel 2023. Biden ha trasmesso questo sentimento a Netanyahu in una recente conversazione, secondo fonti anonime dell’amministrazione, suggerendo (forse con toni da “Padrino”) che dovrebbe pensare alle lezioni da condividere con il suo eventuale successore. “Politco” osserva che il Potus e il suo team di politica estera stanno cercando di “lavorare con e guidare diplomaticamente il leader israeliano”.
Nel viaggio di Biden in Israele nell’ottobre 2023, Biden ha esortato Netanyahu a non ampliare la guerra (cioè a non fare un’incursione militare nell’Hamastan di Gaza) e a dare priorità a una soluzione a due Stati (cioè a ristabilire l’Autorità Palestinese pro-terrorismo in Cisgiordania – che soccomberebbe rapidamente ad Hamas). Quest’ultimo punto è stato dichiarato pubblicamente il 1° novembre 2023 dal Segretario di Stato Anthony Blinken, durante la sua testimonianza davanti alla Commissione per gli stanziamenti del Senato: “Ad un certo punto, ciò che avrebbe più senso sarebbe che un’Autorità palestinese efficace e rivitalizzata avesse una governance e, in ultima analisi, la responsabilità della sicurezza per Gaza”. Questa dichiarazione segna la prima volta che l’amministrazione Biden dichiara pubblicamente il suo desiderio che l’Autorità Palestinese ritorni nella Striscia di Gaza, dopo aver timidamente accennato a questa idea ai partner regionali dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas.
“Politico” afferma che “gli assistenti di Biden stanno già coinvolgendo una serie di altri politici israeliani – alcuni al potere, altri no – nello sforzo bellico. Secondo i due alti funzionari dell’amministrazione, nonché l’attuale ed ex funzionario americano, questi colloqui hanno anche fornito un modo per valutare il pensiero dei vari israeliani che potrebbero prendere il timone del paese. Mentre i funzionari dell’amministrazione Biden hanno offerto pubbliche dichiarazioni di solidarietà al governo israeliano durante l’attuale crisi, gli assistenti stanno anche cercando di anticipare ciò che la caduta di Netanyahu potrebbe significare per il futuro rapporto israelo-americano. . . Netanyahu non è stato uno dei favoriti della squadra di Biden. Le sue posizioni sempre più intransigenti nel corso degli anni hanno sconvolto i sostenitori di Biden che ancora sostengono la creazione di uno Stato palestinese. Con uno sguardo al futuro, i funzionari statunitensi stanno parlando con Benny Gantz, membro dell’attuale governo di unità nazionale; Naftali Bennett, ex primo ministro; e Yair Lapid, leader dell’opposizione ed ex primo ministro, tra le altre figure israeliane, ha detto l’ex funzionario”.
“Anche lo scenario migliore per Israele in questa guerra probabilmente non manterrebbe Netanyahu al potere”, ha affermato Hagar Chemali, ex funzionario del Consiglio di Sicurezza Nazionale e del Dipartimento del Tesoro dell’amministrazione Obama. “Credo ancora che Netanyahu stia per andarsene perché gli israeliani si stanno già chiedendo pubblicamente se sia davvero la persona giusta, non solo per vincere questa specifica battaglia contro Hamas, ma la guerra più ampia per un Israele pacifico e sicuro”. Bibi è stato eletto e rieletto Primo Ministro; ha servito più a lungo di qualsiasi altro Primo Ministro, anche più a lungo di Ben-Gurion. Eppure i funzionari del Dipartimento di Stato americano, parlando in forma anonima, sembrano avere una maggiore comprensione e discernimento su ciò che pensano gli Israeliani, rispetto agli Israeliani stessi.
Il termine “repubblica delle banane” fu trovato per la prima volta su stampa nel 1904, descrivendo le realtà sociali e politiche dell’America Centrale. Questo termine può essere una parola peggiorativa usata per descrivere un’oligarchia servile che aiuta e sostiene un potere più forte (o superpotenza) per varie forme di tangenti. La realpolitik americana nei confronti dei paesi centroamericani produttori di banane è stata spesso caratterizzata con questo termine.
La storia ci mostra che, quando Israele tenta di rivendicare la sua terra promessa da Dio e i suoi confini biblici, o quando l’IDF dello stato ebraico tenta di schiacciare in modo decisivo i suoi nemici, è allora che varie superpotenze intervengono per regnare su Israele impedendo il raggiungimento di tali obiettivi. Potrebbe essere stata la minaccia della Russia di usare armi nucleari nel 1956 e nel 1973, o gli ordini americani a Israele di dimettersi o ritirarsi nel 1991, 2006 e 2021. Nel 2021 POTUS Biden ha fatto molte chiamate al primo ministro Netanyahu durante l’operazione Guardian of the Walls di maggio. Durante la loro quarta telefonata, il 19 maggio 2021, Biden era scontento del fatto che Israele insistesse per completare il colpo mortale a Hamas. “Ehi, amico, siamo fuori pista qui. È finita!” ha detto Biden. Il Times of Israel riporta: “Netanyahu ha accettato un cessate il fuoco due giorni dopo. Il leader di lunga data del Likud fu sostituito un mese dopo da un governo di unità di breve durata guidato da Naftali Bennett e Yair Lapid.
Come pregare?
Mentre i carri armati dell’IDF avanzano a Gaza, ecco alcuni punti su cui pregare:
Pregate per la vittoria dell’IDF mentre smantellano i quartieri generali, i tunnel, le miniere e le squadre di commando di Hamas ovunque si trovino, anche accanto a moschee e scuole o sotto i principali ospedali
Pregate per la chiarezza della strategia, dello scopo e della determinazione affinché Israele ottenga la resa totale e incondizionata di Hamas e della Jihad islamica e la loro totale rimozione da Gaza.
Pregate affinché i leader israeliani resistano alle pressioni internazionali affinché Hamas possa finalmente essere rimosso dalla sua crudele dittatura terroristica a Gaza
Pregate per una minima perdita di vite umane da parte di Israele e per quegli abitanti di Gaza che sono veramente innocenti
Pregate per le strategie e la guida di Dio su come trattare con Hezbollah, e affinché il Dio di Giacobbe prevenga la guerra regionale, se possibile, che coinvolgerebbe Hezbollah, Siria, Iran, Turchia, gli Houthi yemeniti e altre superpotenze
Pregate affinché il Dio di Israele impartisca rivelazione e chiarezza alla comunità politica mondiale e all’intelligence che non hanno ancora capito cos’è la jihad e sono annebbiati su come affrontarla in modo decisivo
Pregate per il salvataggio fisico degli almeno 242 israeliani (bambini compresi) rapiti da Hamas
Pregate per il risveglio dell’esercito ebraico profetico di Ezechiele in tutta la terra
Le vostre preghiere e il vostro sostegno sostengono le nostre braccia e rappresentano l’aiuto pratico di Dio per noi nell’opera che ci ha chiamato a svolgere.
Nel Messia Yeshua,
Avner Boskey