News del 10 dicembre 2023 Traduzione di Monica Tamagnini

 

Il Dio di Giacobbe diede un dono speciale alla tribu’ di Issacar: “I figli di Issacar [erano] uomini che comprendevano i tempi, sapevano ciò che Israele doveva fare” (1 Cronache 12:32). Alla tribù di Issacar fu dato un discernimento particolare affinche’ potessero guidare il popolo ebraico nelle loro sfide militari, politiche e spirituali.

Di un dono simile c’è urgente bisogno adesso: i credenti nel Messia Yeshua necessitano di comprendere in profondità quello che e’ il cuore di Dio per il popolo ebraico e devono prepararsi a ciò che sta per accadere, alla luce di quanto profetizzato circa il ritorno di Israele nella Terra Promessa.


  • Che cosa implica il ritorno del popolo ebraico nella Terra Promessa? Notiamo una certa cecità e una certa sordità da parte di teologi di un certo spessore e leader cristiani in genere rispetto ai fatti attuali e al loro prosieguo. Gli attacchi terroristici jihadisti di Hamas del 7 ottobre 2023 hanno rivelato impreparazione, torpore spirituale e scarsa comprensione degli accadimenti.
 
La visione dei più è stata offuscata da prospettive mondane, come il “politically correct” e il “movimento per la giustizia sociale”. Addirittura, alcuni seguaci di Yeshua hanno preso parte a dimostrazioni di piazza in difesa della ferocia jihadista di Hamas, delle Brigate al-Aqsa, dell’Autorità Palestinese e di Hezbollah. L’odio che vediamo risorgere poggia su fondamenta antisemite antiche, radicate nel cristianesimo, nell’Islam e nel comunismo.
 
 
Saggezza e follia politica

Salomone, il saggio, ci dice che “il timore di YHVH è il principio della saggezza, e la conoscenza del Santo è intelligenza” (Proverbi 9:10). Ma i leader mondiali, che non camminano con Dio e non conoscono la Sua parola, costituiscono l’incarnazione di ciò che fu detto da re Davide: “Lo stolto ha detto in cuor suo: ‘Non esiste Dio’. Sono corrotti e hanno commesso un’ abominevole ingiustizia. Non c’è nessuno che faccia il bene” (Salmo 53:1).
L’apostolo Paolo ribadisce tale verità nel Nuovo Patto: “Ma l’uomo naturale non accetta le cose dello Spirito di Dio, perché per lui sono follia e non le può comprendere, perché si giudicano spiritualmente” (1 Corinzi 2 :14).

Il fatto di essere un leader mondiale non garantisce saggezza, ne’ politiche ispirate da Dio, poiché “la stoltezza è posta in molti luoghi elevati” (Ecclesiaste 10:6). Le strategie politiche di leader senza Dio portano solitamente a risultati distruttivi: “YHVH conosce i pensieri dei sapienti, sa che sono vani” (1 Corinzi 3:19-20).


Quando manca il fondamento biblico, la geopolitica finisce per diventare un futile esercizio politico: “Le mosche morte fanno puzzare e imputridire l’olio del profumiere: un po’ di follia guasta il pregio della saggezza e della gloria” (Ecclesiaste 10:1).
 
  • Non esiste strategia politica di alcuna superpotenza nei confronti del popolo ebraico e della sua Terra che possa portare pace e benedizione, a meno che non sia fondata sulla parola profetica di Dio. Questa l’unica chiave che può risolvere la crisi attuale.


Chiunque tenterà di caricarsi addosso la pietra di Gerusalemme’ senza la saggezza di Dio e senza un cuore per il popolo di Giacobbe, si ritrovera’ con un’ernia politica e fara’ naufragio spirituale: «In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti” (Zaccaria 12:3).

 
 
Ritorno in Terra d’Israele: che dire dei vicini?

Isaia profetizza che il popolo ebraico sarebbe tornato una seconda volta nella Terra d’Israele. Il primo ritorno avvenne durante il periodo di Esdra e Neemia (VI secolo a.C.) e durò fino alla distruzione del Tempio di Erode (70 d.C.). Oggi viviamo nei tempi del Secondo Ritorno:
 
In quel giorno, il Signore stenderà una seconda volta la mano per riscattare il residuo del suo popolo rimasto in Assiria e in Egitto, a Patros e in Etiopia, a Elam, a Scinear e a Camat, e nelle isole del mare. Egli alzerà un vessillo verso le nazioni, raccoglierà gli esuli d’Israele, e radunerà i dispersi di Giuda dai quattro canti della terra…  Essi piomberanno a volo sulle spalle dei Filistei a occidente, insieme faranno razzia tra i figli dell’oriente; metteranno le mani addosso a Edom e a Moab, e i figli di Ammon saranno loro sudditi (Isaia 11:11-12, 14).
 
Il Secondo Ritorno è un processo in fase di svolgimento – proprio come il Primo Ritorno fu un processo nel periodo tra Esdra e Neemia. Questo Secondo Ritorno raggiungerà il suo apice quando tutto il popolo ebraico avra’ fatto ritorno in Sion dall’esilio:
 
 
  • Quando li ricondurrò dai popoli e li raccoglierò dai paesi dei loro nemici, e mi santificherò in loro davanti a molte nazioni.  Essi conosceranno che io sono il SIGNORE, il loro Dio, quando, dopo averli fatti deportare fra le nazioni, li avrò raccolti nel loro paese e non lascerò là più nessuno di essi; non nasconderò più loro la mia faccia, perché avrò sparso il mio Spirito sulla casa d’Israele”, dice il Signore, DIO». (Ezechiele 39:27-29)
 
Due cose caratterizzeranno la pienezza di questo Ritorno (secondo questi passaggi scritturali): primo, Israele riconquisterà Gaza così come la Giordania meridionale e centrale; secondo, l’intera nazione ebraica seguirà Yeshua e sarà ripiena di Spirito Santo. Vale la pena notare che la conquista di Gaza e della Giordania da parte di Israele avverrà nello stesso periodo in cui Israele sara’ riempito di Spirito Santo. Da una prospettiva biblica e profetica, questi due eventi non sono in opposizione. Gli attuali scontri a Gaza sono una prefigurazione di questo adempimento profetico, e le nostre preghiere in questo momento hanno bisogno di essere illuminate e guidate dalla parola profetica di Dio.
 
 
Ritorno in Terra d’Israele: occhi freddi e cuori ancora più freddi?

Alcuni cristiani considerano il ritorno del popolo ebraico in Terra d’Israele come spiritualmente sospetto. Ritengono che, poiché l’Israele moderno è un’entità prevalentemente laica, non si tratti più dello stesso popolo dell’Israele biblico. Secondo questo punto di vista, tutte le profezie bibliche riguardanti Israele sono per ora sospese e non sono applicabili allo straordinario ritorno dei figli e delle figlie di Giacobbe nella loro Terra Promessa ai nostri giorni. Questo atteggiamento risale a più di cento anni fa, a quando il padre del sionismo laico, Theodor Herzl, incontrò Papa Pio X. La conversazione tra i due avvenne il 26 gennaio 1904 e fu registrata nei diari di Herzl (Raphael Patai, The Complete Diaries of Theodor Herzl; New York/Londra: Herzl Press, Thomas Yoseloff, 1960; pp. 1601-1605). Herzl era andato a chiedere il sostegno del Vaticano nella creazione di una patria per il suo popolo ebraico perseguitato. Ecco alcuni estratti delle dichiarazioni del Papa durante il loro incontro:
  • “Non possiamo approvare questo movimento. Non possiamo impedire agli ebrei di andare a Gerusalemme, ma non possiamo nemmeno autorizzarli. Il suolo di Gerusalemme non è sempre stato sacro, ma è stato santificato dalla vita di Gesù Cristo. Come capo della Chiesa, non posso dirvi nulla di diverso. Gli ebrei non hanno riconosciuto nostro Signore, quindi noi non possiamo riconoscere il popolo ebraico”.

 

  • “Ci sono due possibilità: O gli ebrei perseverano nella loro fede e continuano ad aspettare il Messia, che per noi è già venuto ( in tal caso negano la divinità di Gesù e noi non possiamo aiutarli), oppure vanno là senza alcuna religione – in tal caso saremo ancora meno favorevoli nei loro confronti… La religione ebraica era il fondamento della nostra; ma è stata sostituita dagli insegnamenti di Cristo, e perciò non possiamo concederle ulteriore validità. Gli ebrei, che avrebbero dovuto essere i primi a riconoscere Gesù Cristo, fino ad oggi non lo hanno fatto”.
 
  • “Quindi, se verrai in Palestina e vi stabilirai il tuo popolo, noi avremo pronte chiese e sacerdoti che li battezzeranno tutti.”
 
Queste citazioni vorrebbero portarci a credere che il cuore di Dio nei confronti del suo popolo, il popolo ebraico, e’ cambiato e che il suo patto d’amore, che prevede il loro ritorno nella Terra Promessa, e’ stato annullato. Tale atteggiamento nega l’amore restauratore di Dio nei confronti dei figli e delle figlie di Giacobbe. Triste a dirsi, alcuni cuori spiritualmente duri trovano rifugio in queste fredde e oscure caverne antisemite.
 
Secondo questo punto di vista, e il giudizio che esso contiene, il popolo ebraico non può tornare nella propria patria senza il permesso teologico cristiano e deve rimanere sospeso tra cielo e terra. Agli ebrei si riconosce dunque un passato e un futuro, ma non un presente. Per questi teologi, rimasti “congelati” su antiche posizioni, il presente del popolo ebraico non può essere altro che oscurità. L’auto-difesa difesa di Israele, e la conseguente eliminazione dei nemici jihadisti, viene dunque vista come un torto pari a quello subito. Lo storico di fama mondiale Dr. Jules Isaac ha definito tale atteggiamento “l’insegnamento del disprezzo’ nel suo libro che porta lo stesso nome.
 
 
Ritorno in Terra d’Israele – adulterando e ostacolando il processo

Adulterare qualcosa significa “corrompere, svilire o renderla impura, aggiungendo alla miscela una sostanza estranea o inferiore.” L’obiettivo delle superpotenze odierne (e di quasi tutti i paesi membri delle Nazioni Unite) è adulterare sia il popolo ebraico che la loro terra.
 

Vogliono infatti ridurre i confini definiti da Dio nella Bibbia – e ottenuti militarmente – così come dichiarato da Henry Kissinger al ministro degli Esteri iracheno:
 
  • “Israele ci fa più male che bene nel mondo arabo. . . Non possiamo negoziare circa l’esistenza di Israele, ma possiamo ridurne le dimensioni a proporzioni storiche. . . Penso che tra dieci o quindici anni Israele sarà come il Libano: in lotta per la propria esistenza e senza alcuna influenza nel mondo arabo. . . Sull’esistenza di Israele non possiamo transigere, ma possiamo rivederne i confini . . . Penso che l’identità palestinese debba essere riconosciuta in qualche maniera… (Sarà) una lotta tremenda… (ma) senza di essa nessuna soluzione è possibile”
 
Vogliono inoltre dividere la terra biblica in due sezioni (o addirittura tre sezioni, se Gaza venisse unita alla Cisgiordania, come da recenti dichiarazioni americane e del Consiglio di Sicurezza):
 
 
Il segretario di Stato repubblicano Condoleezza Rice ha affermato chiaramente che i confini di Israele vanno ristretti, a cominciare da Gaza – e senza fermarsi a Gaza. “Noi siamo stati chiari con gli israeliani: non può essere solo Gaza” (Shannon, Irlanda, 17 giugno 2005). “Dobbiamo rilanciare la roadmap, concentrarci sul disimpegno . . . Abbiamo detto molte volte che non si tratta solo di Gaza; Gaza è solo il primo passo di un processo. La tabella di marcia indica come arrivare allo status finale, a uno Stato palestinese” (Ramallah, Cisgiordania, 18 giugno 2005). Nel suo discorso a Ramallah il 15 ottobre 2007, il Segretario di Stato Rice ha dichiarato: “Francamente, è tempo di costituire uno Stato palestinese”. . . “Una soluzione a due Stati è “assolutamente essenziale, non solo per il futuro dei palestinesi e degli israeliani, ma anche del Medio Oriente e degli interessi americani”. Un giorno prima della dichiarazione della Rice, il 14 ottobre 2007, il Ministro dell’Industria e del Commercio israeliano Eli Yishai si era incontrato con il Segretario di Stato a Gerusalemme. Le aveva detto che lo status di Gerusalemme doveva essere eliminato dall’agenda della conferenza di Annapolis. Secondo l’ufficio di Yishai, la Rice avrebbe risposto che “era giunto il momento di affrontare questioni che per molti anni si aveva avuto paura di affrontare”. (JP 15 ottobre 2007 p.9 “Attendendo la Rice …”).
 
 
  • In un editoriale del Washington Post del 18 novembre 2023, il presidente Biden ha dichiarato: “Mentre ci battiamo per la pace, Gaza e la Cisgiordania dovrebbero essere riunite sotto un’unica struttura di governo, in definitiva sotto un’Autorità Palestinese rivitalizzata, mentre lavoriamo tutti per giungere a un soluzione a due Stati”.
 
Vogliono stabilire e garantire sicurezza internazionale alle forze terroristiche jihadiste corrotte a livello governativo (l’Autorità Palestinese) e spiritualmente impure (futura cooperazione tra Autorità Palestinese e Hamas).
 
Per approfondimenti in merito al terrorismo islamico, all’influenza nazista, al sostegno occidentale di questi movimenti, ecc., leggere i seguenti articoli (in inglese):
 
 
 
Un recente esempio di ciò di cui stiamo parlando e’ Nihad Awad, direttore esecutivo del CAIR (Consiglio per le relazioni americano-islamiche), intervenuto alla convention “Musulmani americani per la Palestina” (AMP) a Chicago il 24 novembre 2023. Queste le sue parole: “Il 7 ottobre il popolo di Gaza ha deciso di rompere l’assedio, di sfondare le mura del campo di concentramento. E sì, sono stato felice di vedere come i palestinesi rompevano l’assedio, si liberavano dalle catene e camminavano libere nella loro terra, come non era mai stato consentito loro fare. E sì, il popolo di Gaza ha il diritto all’autodifesa, ha il diritto di difendersi, mentre Israele, in quanto potenza occupante, non ha diritto all’autodifesa”.
 
 
Ritorno in Terra d’Israele – opposizione al processo

La stragrande maggioranza dei palestinesi, sia a Gaza che in Cisgiordania, sostengono Hamas e gli omicidi, le torture, gli stupri di massa e i rapimenti di israeliani perpetrati il 7 ottobre 2023 (vedi i recenti sondaggi palestinesi nella mia newsletter del 24 novembre 2023; https:/ /davidstent.org/in-order-that-secrets-of-many-hearts-be-revealed/).
L’Autorità Palestinese è sostenitore attivo del terrorismo jihadista, sia finanziariamente che attraverso le sue due organizzazioni terroristiche jihadiste Fatah-Tanzim e le Brigate al-Aqsa.


Le Nazioni Unite e la sua filiale UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione della Palestina) hanno creato un quadro volto a perpetuare il problema dei rifugiati palestinesi, insistendo sul fatto che il problema “palestinese” non può essere risolto nello modo in cui sono stati risolti problemi simili in altri paesi come l’Ucraina, la Siria, il Sudan, l’Eritrea, la Libia, la Giordania, ecc. L’UNRWA è l’unica organizzazione nata per servire un solo gruppo, i palestinesi. Il loro mandato non consente il reinsediamento dei rifugiati in nessun altro paese. Solo in Israele. Ciò equivale a dire, “sul cadavere di Israele”. Un ottimo video di Caroline Glick della durata di 38 minuti fa luce sulla storia e sulle strategie in atto. Di seguito trovate cinque link (in inglese) che spiegano le strategie anti-israeliane dietro le attività delle Nazioni Unite e dell’UNRWA, che in generale si riflettono nelle politiche e nelle strategie di tutti i paesi occidentali nei confronti di Israele, compresa quella degli Stati Uniti:
 
 
 
Nel 1960 l’Unione Sovietica riuscì ad approvare una risoluzione ONU a sostegno della guerriglia e del terrorismo antioccidentali (www.un.org/en/decolonization/declaration.shtml). Nel giro di pochi anni la parola “terrorismo” fu ridefinita: le operazioni di autodifesa e antiterrorismo israeliane furono ora definite terrorismo, mentre la violenza dell’OLP contro i civili ebrei fu definita come un movimento di liberazione nazionale volto a combattere il colonialismo.
 
Poiché tutte le forze militari arabe non furono in grado di annientare Israele nel 1948, 1956, 1967 e 1973, fu presa la decisione strategica di trasferire la lotta all’ONU. È stato detto che la diplomazia è una guerra combattuta con altri mezzi. Il mondo arabo ha concluso che Israele avrebbe potuto essere sconfitto alle Nazioni Unite attraverso la “delegittimazione collettiva” e il diritto. I rifugiati arabi sarebbero stati etichettati dalle Nazioni Unite come popolo indigeno vittima del colonialismo – “il popolo palestinese” – mentre Israele si sarebbe trasformato in uno “stato colonialista, imperialista e razzista che occupa la terra di un altro popolo”.
 
Pare che un inverno diplomatico sia ormai alle porte. Dalla Casa Bianca,  come un’improvvisa tempesta di neve, si è scatenata una raffica di dichiarazioni. La vicepresidente americana Kamala Harris sta attraversando il Medio Oriente “su una slitta trainata da un cavallo”, dichiarando a tutti (Egitto, Giordania e Dubai) i cinque nuovi punti di discussione dell’amministrazione Biden riguardo alla realpolitik Gaza-Israele. I primi quattro punti della sua citazione sono in linea con le strategie e le dichiarazioni del Patto dell’OLP e della Carta di Hamas:

  • “Cinque principi guidano il nostro approccio per la Gaza post-bellica: nessuno sfollamento forzato, nessuna rioccupazione, nessun assedio o blocco, nessuna riduzione del territorio e nessun utilizzo di Gaza come piattaforma per il terrorismo. . . Vogliamo vedere Gaza e Cisgiordania unificate sotto l’Autorità Palestinese, e le voci e le aspirazioni palestinesi devono essere al centro di questo lavoro”.
 
La posizione ufficiale degli Stati Uniti è che Gaza, parte integrante del territorio che Dio ha promesso a Giuda in Giosuè 15:47, non apparterrà al popolo ebraico, ma ai nemici dichiarati degli ebrei. Gaza confina a ovest con l’Egitto, ma l’Egitto non consente agli egiziani il libero accesso alla Gaza controllata da Hamas, né consente agli abitanti di Gaza di viaggiare liberamente verso l’Egitto. I primi quattro punti di quest’ultima dichiarazione degli Stati Uniti cercano di preservare lo status di Gaza come “portaerei jihadista” volta a distruggere Israele. Il quinto e ultimo punto sembra quasi un ripensamento, in quanto definisce Gaza come piattaforma per il terrorismo – la vera causa di quest’ultima guerra. Ma il ruolo di Gaza, come base del terrorismo, ha una sua storia, che vale la pena ripercorrere: l’Egitto ha stabilito Gaza come covo del terrore fedayun tra il 1948 e il 1967; l’OLP ha lanciato attacchi da Gaza contro Israele tra il 1968 e il 2005; Hamas ha iniziato ad attaccare gli israeliani nel 1989 e ha intensificato il suo terrore fino ad oggi. I primi quattro punti americani sottolineati dal vicepresidente Harris assicurano che l’ultimo punto (il terrorismo islamico) non scomparirà mai da Gaza – a meno che Israele non si rifiuti di cooperare alla sua stessa distruzione.
 
 
Il ritorno nella Terra di Israele – sostenere il processo

Le nazioni di questo mondo sono contro la restaurazione di Sion da parte di Dio. Si oppongono al diritto del popolo ebraico di vivere nella Terra Biblica. Sono contrarie ai confini biblici della patria ebraica. Vedono con ostilità il fatto il popolo ebraico sia determinato a distruggere i suoi acerrimi nemici. Non accettano la natura ebraica di Gerusalemme; eccetera.
Cosa accadrebbe se le nazioni facessero dietrofront e incoraggiassero il processo di restaurazione di Sion? Ecco quattro passaggi delle Scritture Ebraiche che possono aiutare ad ampliare la nostra visione su come sarà questo processo. Preghiamo affinché si comprendano i tempi in cui viviamo e si sia pronti per il Giorno della Visitazione di Sion!

 
  • Per amor di Sion io non tacerò, per amor di Gerusalemme io non mi darò posa, finché la sua giustizia non spunti come l’aurora, la sua salvezza come una fiaccola fiammeggiante. . . . Sulle tue mura, Gerusalemme, io ho posto delle sentinelle; non taceranno mai, né giorno né notte. Voi che destate il ricordo del SIGNORE, non abbiate riposo, non date riposo a lui, finché egli non abbia ristabilito Gerusalemme, finché non abbia fatto di lei la lode di tutta la terra! (Isaia 62:1,6-7)
 
  •  Pregate per la pace di Gerusalemme! Quelli che ti amano vivano tranquilli. Ci sia pace all’interno delle tue mura e tranquillità nei tuoi palazzi! (Salmo 122:6-7)
 
  • Molti popoli e nazioni potenti verranno a cercare il SIGNORE degli eserciti a Gerusalemme e a implorare il favore del SIGNORE”. (Zaccaria 8:22)
 
  • Il SIGNORE ti benedica da Sion! Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita. (Salmo 128:5)
 
 
Come pregare?
 

Pregate per il salvataggio dei circa 137 israeliani (bambini compresi) rapiti da Hamas, Jihad islamica e FPLP/OLP. Alcuni ostaggi vengono torturati, violentati e fatti morire di fame (questo sulla base delle testimonianze di ostaggi rilasciati di recente). Hamas trattiene inoltre molti cadaveri per avere potere contrattuale.
Pregate affinché la crudele dittatura terroristica di Hamas a Gaza venga finalmente distrutta e affinché vengano spezzate le catene anche per i palestinesi che vivono lì

Pregate affinché l’inganno, la dissimulazione e l’antisemitismo jihadisti vengano scoperti e respinti dai leader mondiali

Pregate per giustizia, chiarezza, coraggio morale, discernimento e strategie divine affinché la leadership di Israele distrugga completamente la minaccia jihadista in tutti i suoi aspetti

 

Pregate per una minima perdita di vite umane da parte di Israele e per quegli abitanti di Gaza che sono veramente innocenti

Prega affinché il braccio disteso di YHVH non si ritiri prima di aver fatto giustizia sui nemici di Dio

Pregate per il risveglio dell’esercito ebraico profetico di Ezechiele in tutta la terra

 
 

Nel Messia Yeshua,

Avner Boskey

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