News del 13 febbraio 2024 Traduzione di Monica Tamagnini


Nel 1837 Hans Christian Andersen pubblicò una fiaba per bambini intitolata “I vestiti nuovi dell’imperatore” (in danese, Kejserens nye klæder). La fiaba si basava su un’antica antologia di favole indiane, la Nirvāṇalīlāvatī di Jineśvara, risalente al 1052.

Nella favola indiana originale, un mercante disonesto riesce a truffare il re di Śrāvastī (una città situata nell’attuale Uttar Pradesh) offrendogli di tessere un costoso indumento soprannaturale che non può essere ne’ visto ne’ toccato da persone di nascita illegittima. Il mercante fa “indossare” al re questi abiti invisibili e lo presenta alla sua corte adulatrice, la quale finge di ammirare il suo meraviglioso abbigliamento. Il re viene poi fatto sfilare per la città “indossando” i suoi “nuovi abiti reali”. Solo un contadino ha il coraggio di chiedergli se fosse per caso diventato un sadhu (uno dei santi eremiti che a volte andavano in giro nudi). Quando il re si rende conto di essere stato vittima di un ingannevole raggiro è ormai troppo tardi. Il truffatore è già scappato con il bottino che si e’ guadagnato in maniera disonesta.

Oggigiorno i mercanti che tessono i “vestiti nuovi dell’imperatore” si chiamano “diplomatici” e “presidenti”. Tessono “accordi di pace” privi di realtà e verità. Schemi machiavellici senza sbocchi di pace, che mai proteggeranno i cittadini israeliani dalle minacce jihadiste. Sogni irrealizzabili, invisibili, soluzioni effimere come i venti del deserto.


La guerra tra Israele e l’ “asse del male” – Jihad islamica palestinese,
 Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e Siria, Kata’eb Hezbollah in Iraq, Houthi nello Yemen, ecc. – sostenuta dall’Iran, ha smascherato una dinamica fatta di “strategie di pace” internazionali “politicamente corrette” che altro non sono che frodi.

Se si vuole comprendere come stanno davvero le cose tra Israele e i suoi vicini islamici e’ sufficiente osservare il modo in cui alcuni paesi arabi (i cosiddetti partner di pace per Israele) hanno reagito alle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre 2023. Questo ci da’ un’idea dei pericoli cui deve far fronte lo Stato ebraico.

La prova si ha sul campo di battaglia 

Davanti agli stupri, ai massacri e alle torture jihadiste di Hamas ci si aspetterebbe una reazione di shock, di disgusto e di rabbia. Ci si aspetterebbe compassione nei confronti di Israele e volontà di proteggere e stare a fianco dello Stato ebraico. Ci si aspetterebbe questo da un qualunque vero alleato. Ci si aspetterebbe questo dalle nazioni che dovrebbero essere “partner di pace” per Israele. Ma qual e’ la realtà? Le risposte sono deprimenti, ma non sorprendenti. Il Salmista sperimento’ le stesse crudeli dinamiche quasi 3.000 anni fa e le cose ai nostri giorni non sono cambiate di molto.

Misero me che soggiorno in Mesec e abito fra le tende di Chedar! L’anima mia troppo a lungo ha dimorato con chi odia la pace! Io sono per la pace; ma, quando parlo, essi sono per la guerra. (Salmi 120:5-7)

Il giovane Davide ha dovuto fare i conti con dinamiche simili. Prima di diventare re, Davide era fuggito dalle squadre assassine di Saul rifugiandosi in una regione ad est della Gaza filistea. Lì aveva trovato protezione presso il capo filisteo Achis. I Filistei avevano radunato i loro eserciti per assalire re Saul e tutto Israele. A quel punto Davide si era trovato in una situazione difficile: certamente non avrebbe alzato la spada contro il suo popolo, ma come poteva liberarsi dal seguire i suoi “alleati” filistei nella battaglia contro Saul e i suoi eserciti? Le scaramucce iniziali della battaglia di Gilboa rivelano quale fosse il vero atteggiamento dei Filistei nei confronti di Davide, il guerriero ebreo:

I Filistei riunirono tutte le loro truppe ad Afec e gli Israeliti si accamparono vicino alla sorgente di Izreel. I prìncipi dei Filistei marciavano alla testa delle loro centinaia e delle loro migliaia, mentre Davide e la sua gente marciavano alla retroguardia con Achis. Allora i capi dei Filistei dissero: «Che fanno qui questi Ebrei?» Achis rispose ai capi dei Filistei: «Ma questi è Davide, servo di Saul re d’Israele, che è stato con me da giorni, anzi da anni, e contro il quale non ho avuto nulla da ridire dal giorno della sua diserzione a oggi!» Ma i capi dei Filistei si adirarono contro di lui, e gli dissero: «Rimanda indietro costui! Ritorni nel luogo che tu gli hai assegnato e non scenda con noi alla battaglia, affinché non sia per noi un nemico durante la battaglia. Infatti come potrebbe costui riacquistare il favore del suo signore, se non a prezzo delle teste di questi nostri uomini?Egli non è forse quel Davide di cui si cantava nelle danze: “Saul ha ucciso i suoi mille e Davide i suoi diecimila”?» (1 Samuele 29:1-5)

I generali filistei sapevano bene che la “pace” tra il re filisteo Achis e Davide non era “un matrimonio fatto in cielo” e che avrebbe potuto frantumarsi in qualunque momento, anche sul campo di battaglia. Sapevano che non potevano fare affidamento su tali “accordi di pace”. Allo stesso modo, ai giorni nostri, Egitto, Giordania, Marocco, Qatar, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti sono canne deboli e inaffidabili che possono spezzarsi in tempi di crisi. Queste nazioni non sono “partner di pace” affidabili, come affermò eloquentemente Isaia:

Ecco, tu confidi nell’Egitto, in quel sostegno di canna rotta, che penetra nella mano di chi vi si appoggia e gliela fora; così è il faraone, re d’Egitto, per tutti quelli che confidano in lui. (Isaia 36:6)

Voi dite: “Noi abbiamo fatto alleanza con la morte, abbiamo fatto un patto con il soggiorno dei morti; quando l’inondante flagello passerà, non giungerà fino a noi.” (Isaiah 28:15)

Egitto: un cuore freddo e una pace fredda
 
L’Egitto è una delle prime superpotenze bibliche. La sua forza e la sua influenza hanno sempre costituito una minaccia per lo Stato ebraico:

Così dunque dice il Signore, DIO degli eserciti: “Popolo mio, che abiti a Sion, non temere l’Assiro che ti batte con la verga e alza su di te il bastone, come fece l’Egitto!” (Isaiah 10:24)

Sebbene l’Egitto fosse originariamente un paese camitico, non abramitico (vedi Salmi 78:51; Salmi 105:23) e rimanga in gran parte camitico fino ai giorni nostri, gli eserciti jihadisti beduini di Maometto conquistarono quella terra, costrinsero gli abitanti a inginocchiarsi all’Islam e imposero loro l’utilizzo della lingua araba. Chiunque non avesse abbracciato l’Islam sarebbe stato decapitato o reso schiavo. Gli Egiziani moderni sono quindi una miscela di antichi copti camiti, sudanesi camiti con una parte di colonizzatori islamici ismaeliti.
 
L’odio nei confronti del popolo ebraico, instillato nella società egiziana, deve le sue origini alle radici antiebraiche dell’Islam classico.
 
Asiem El-Difraoui, esperto di Medio Oriente presso l’Istituto per la politica dei media e delle comunicazioni di Berlino, spiega: “Le opinioni del popolo egiziano sono estremamente anti-israeliane. . . La pace creata dall’accordo di Camp David è, in realtà, una pace molto fredda”.
 
L’ex Gran Mufti d’Egitto, Sheikh Ali Gomaa, ha dichiarato in un discorso pronunciato il 19 ottobre 2023 al parlamento egiziano:

Da questa casa benedetta, mando un messaggio al governo israeliano. Quello stato sionista – o meglio, quell’entità sionista – sembra essere invecchiato, ed è arrivato il momento della sua fine. E’ ora che se ne vada.

Egitto – guidato da un presidente affiliato ai Fratelli Musulmani/Hamas

L’ex presidente dell’Egitto Mohammad Morsi (2012-2013) è stato membro ufficiale dei Fratelli Musulmani – terreno fertile per l’OLP, al Qa’eda, la Jihad islamica egiziana e Hamas. Nel 1995, è diventato membro dell’Ufficio di orientamento della Fratellanza, il più alto organo decisionale del gruppo. Morsi fu scelto come membro del Comitato di resistenza sionista e fu uno dei membri fondatori del Comitato egiziano per la lotta al progetto sionista. Nel 2010 Morsi si riferì pubblicamente ai “sionisti [come] sanguisughe e guerrafondai, e discendenti di maiali e scimmie”. Nel 2012, anno in cui divenne presidente d’Egitto, Morsi dichiarò:

Loro (gli Israeliani) devono essere cacciati dalle nostre terre. Pertanto questi negoziati devono cessare una volta per tutte. Tutti devono sostenere la resistenza”. Morsi ha respinto anche la soluzione a due Stati per Israeliani e Palestinesi in un’intervista alla TV al-Quds, vicina al gruppo islamico palestinese Hamas: “Vogliamo un paese per i Palestinesi sull’intera terra di Palestina sulla base della cittadinanza palestinese. . . Tutti i discorsi sulla soluzione a due Stati e sulla pace non sono altro che un’illusione, che gli arabi inseguono ormai da molto tempo.”

Il 24 giugno 2012, poco prima di diventare presidente, Morsi dichiarò a un giornalista iraniano della rete Fars: “Riconsidereremo l’accordo di Camp David” – il “trattato di pace”, mediato dagli Stati Uniti, tra Israele ed Egitto. Questo “accordo di pace” prevedeva il ritiro di Israele dal Sinai, conquistato dallo Stato ebraico durante la Guerra dei Sei Giorni nel giugno 1967.

Nello stesso anno Morsi visitò l’Iran – la prima visita di un leader egiziano dai tempi della rivoluzione islamica iraniana del 1979. “Dobbiamo ripristinare relazioni normali con l’Iran, basate su interessi condivisi. Dobbiamo anche espandere le aree di coordinamento politico e di cooperazione economica, perché ciò creerà un equilibrio di pressione nella regione”, ha affermato.

Secondo il giornalista egiziano Adnan Abu Amer, Mohammed Morsi era un vero amico di Hamas a Gaza: “Morsi ha avvicinato Hamas. . . Li incontrava spesso in Egitto, nelle stanze chiuse dei servizi segreti, una cosa insolita per un presidente egiziano.”

Egitto: straccia gli “accordi di pace”

Due recenti commenti di deputati egiziani rivelano che gli atteggiamenti antiebraici e anti-israeliani sono in realtà prevalenti in quel paese:

Il 21 novembre 2023 il deputato egiziano Mustafa Bakri ha dichiarato alla Camera:

Gli Egiziani ribollono di rabbia! Non possiamo tollerare ciò che sta accadendo. Non ci importa più se viviamo o moriamo. Siamo tutti pronti a diventare martiri per il bene della Palestina e dell’Egitto. Per quanto riguarda la gestione della crisi: congelate le relazioni [con Israele] ! Fate rientrare il nostro ambasciatore [da Israele] e deportate il cane [israeliano] dall’Egitto! Adottate misure pratiche. Siamo con te, signor Primo Ministro! Siamo con di te. Questa è per noi una questione di vita o di morte. Siamo tutti pronti a morire per l’Egitto!”


Nello stesso incontro parlamentare, il deputato Dia El-Din Dawood ha stracciato una copia degli Accordi di Camp David dal podio, dichiarando:

Abbiamo un accordo [di pace] [con Israele]. Non sono d’accordo. Questo accordo lega le mani all’Egitto. . . Questo accordo è privo di significato e dovremmo farlo a pezzi, per il bene della sicurezza nazionale egiziana e araba. . . Dovremmo far sì che questo paese nazista affronti la realtà dei fatti. [Israele] è il successore del colonialismo del passato e l’alleato del colonialismo attuale. È l’alleato di tutti i regimi colonial e tenta di distruggere la regione, primo fra tutti l’Egitto. . . Molti cadono nell’umiliante normalizzazione [con Israele]. Abbiamo firmato un accordo [con Israele] più di cinquant’anni fa, ma eccolo qui, stracciato dal popolo egiziano che non ha mai collaborato con esso”.


Molti Egiziani (dalla firma degli accordi di Camp David) vogliono sospendere il “trattato di pace” con Israele ed entrare in guerra con lo Stato ebraico. Le richieste, ad alto livello, per la sospensione degli accordi di Camp David non sono una novità e non sono dovute allo straordinario risultato della campagna militare di Israele contro Hamas e loro minacce allo Stato ebraico:

Biden e Netanyahu si sono parlati a seguito di quanto affermato da due funzionari egiziani e un diplomatico occidentale. Questi ultimi hanno riferito che l’Egitto avrebbe minacciato di sospendere il trattato di pace con Israele, se le truppe fossero state inviate a Rafah. L’Egitto teme infatti che i combattimenti possano spingere i Palestinesi nella penisola del Sinai e forzare la chiusura del principale canale per il rifornimento di aiuti a Gaza. La minaccia [è] quella di sospendere gli accordi di Camp David, pietra miliare della stabilità regionale per quasi mezzo secolo.”

Niente più guerra, niente più spargimenti di sangue”?
 
Sono anni che il Maggiore Generale (in pensione) Yitzhak Brik mette in guardia circa le minacce concrete provenienti da Hamas, da Hezbollah e dall’Egitto. Per la maggior parte, i massimi vertici dell’esercito israeliano e i leader dell’intelligence militare hanno ignorato le sue geremiadi, che includevano un chiaro avvertimento sulla possibilità di un attacco di Hamas il 7 ottobre.
 
L’11 febbraio 2024 il Maggiore Generale Brik ha lanciato un altro avvertimento circa la minaccia proveniente dall’Egitto:
 

C’è un grosso problema con l’Egitto. Minacciano di fermare la pace se faremo cose che porteranno le masse ad attraversare il Sinai. Nonostante sia un paese povero, [l’Egitto] ha l’esercito più forte del Medio Oriente: 4.000 carri armati – di cui 2.000 moderni – centinaia di aerei tra i più avanzati e una flotta navale tra le migliori al mondo. Sono anni che costruiscono autostrade verso il Sinai e rafforzano il loro esercito. Siamo noi l’obiettivo. Ciò significa [che se prendono] la decisione di annullare la pace, diventeranno uno stato nemico e noi non saremo in grado di opporre resistenza coi mezzi che abbiamo.”

 
Il fatto che l’Egitto minacci di annullare gli accordi di Camp David dimostra la natura debole di tali accordi e l’inaffidabilità dell’Egitto nei confronti di Israele.

L’Egitto farebbe volentieri del male a Israele

Sono tre gli intermediari che stanno spingendo per un accordo tra Hamas e Israele: Egitto, Qatar e Stati Uniti. Tutti e tre spingono per la creazione di uno Stato palestinese, sotto la guida di terroristi,
 su parte della Terra promessa da Dio al popolo ebraico. Le proposte dell’Egitto di fine dicembre 2023 conferirebbero potere ad Hamas e favorirebbero la creazione di uno stato terrorista jihadista nel cuore di Israele:

La seconda fase comporterebbe un ‘discorso sulla questione nazionale palestinese’, sponsorizzato dall’Egitto, volto a porre fine alla divisione tra fazioni palestinesi (principalmente l’Autorità Palestinese dominata dal partito Fatah e Hamas) e a  portare alla formazione di un governo tecnocratico in Cisgiordania e a Gaza. Tale governo avrebbe il compito di supervisionare la ricostruzione della Striscia e aprirebbe la strada ad elezioni palestinesi, parlamentari e presidenziali.”


La terza fase della proposta egiziana prevede il rilascio di molti terroristi jihadisti palestinesi che hanno ucciso israeliani, compresi quelli che hanno violentato, ucciso e torturato civili israeliani il 7 ottobre 2023.

Hamas si rifornisce di armi, gas, cibo, medicine e altri beni di cui ha bisogno per continuare la sua jihad contro Israele attraverso tunnel sotterranei che iniziano in Egitto e finiscono nella striscia di Gaza.  

Questi tunnel jihadisti funzionano grazie ai leader egiziani dell’esercito e dell’intelligence e grazie a cospicue tangenti. Hamas e le sue continue attività terroristiche dipendono in larga misura dal sostegno dell’Egitto.


L’esistenza di un “accordo di pace” ufficiale tra Egitto e Israele non significa che esista una vera pace tra questi due Paesi. E’ evidente che si tratti di “una pace virtuale”.

Giordania – condona la jihad contro la Gerusalemme ebraica

Nonostante la Giordania vanti un 
accordo di pace” con Israele, nel Parlamento (Camera dei Rappresentanti) del regno hashemita le dichiarazioni jihadiste che reclamano la distruzione di Israele sono all’ordine del giorno. 


Martedì 17 luglio 2018, una parlamentare giordana di nome Huda Etoom ha parlato del desiderio della sua defunta madre di diventare un’attentatrice suicida e uccidere gli “ebrei sionisti”:

Un solo desiderio era rimasto nella sua anima: indossare una cintura esplosiva e farsi esplodere tra gli ebrei sionisti. Questo è un esempio del nostro sentimento: il sentimento di tutte le persone libere. . . Continueremo a sentirci mancanti se non faremo del martirio in terra di Palestina la nostra priorità”. Etoom ha affermato che la causa palestinese “è una priorità sulla quale non dobbiamo scendere a compromessi” e ha chiesto uno Stato libero di Palestina, che si estende dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano.


Il primo ministro giordano Bisher Khasawneh ha dichiarato in un programma della rete saudita Al-Arabiya del 21 novembre 2023 che la pace con Israele è la scelta strategica della Giordania. Tuttavia ha aggiunto che, se Israele dovesse violare l’accordo di pace in modo materiale e contrattuale tale da rappresentare un pericolo per la sicurezza nazionale della Giordania, allora “verrebbero riconsiderate tutte le nostre opzioni”. Cosi’ come l’Egitto, anche la Giordania annuncia i suoi tentativi di ostacolare e impedire a Israele di eliminare la minaccia delle forze jihadiste di Hamas.

Tali dichiarazioni di inimicizia e minaccia verso Israele da parte della Giordania, all’indomani del 7 ottobre, dimostrano che, ancora una volta e come nel caso dell’Egitto, c’è un cuore freddo nei confronti dello Stato ebraico. La Giordania è coinvolta in mosse strategiche per indebolire e infine abbattere il suo “partner di pace” ebraico.

Come pregare?

– Preghiamo affinché il popolo ebraico e i suoi leader ricevano una chiara rivelazione sulla natura ingannevole di quello che viene falsamente chiamato “processo di pace”.


– 
Preghiamo per il salvataggio dei circa 136 ostaggi israeliani (inclusi i bambini) rapiti da Hamas, dalla Jihad islamica e dalla PFLP/PLO. Gli ostaggi sono soggetti a torture, stupro e soffrono la fame (sulla base della testimonianza di ostaggi recentemente liberati). Hamas trattiene anche molte salme per utilizzarle come merce di scambio.

– Preghiamo affinché la crudele dittatura di Hamas a Gaza venga debellata in modo definitivo e affinché siano spezzate le catene che legano i Palestinesi in quella regione.

– Preghiamo che il ruolo giocato dall’Iran nell’inganno jihadista, nella dissimulazione e nell’antisemitismo venga esposto alla luce, riconosciuto e rigettato dai leader politici mondiali.

– Preghiamo che ai governanti di Israele siano concesse giustizia e chiarezza, insieme a coraggio morale, discernimento e strategie divine per poter eliminare completamente la minaccia jihadista in ogni sua forma.

– Preghiamo affinché la perdita di vite umane sia la minore possibile tra i soldati israeliani e i civili di Gaza che sono veramente innocenti.

– Preghiamo per l’esercito profetico ebraico in tutta la terra secondo la profezia di Ezechiele.

Le vostre preghiere e il vostro sostegno ci permettono di proseguire nell’opera che Dio ci ha affidato. 

Nel Messia Yeshua,

Avner Boskey

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