Il seguente articolo è uscito sull’ultimo numero del periodico mensile “Nuovo Monitore Napoletano”. Ci è stato inviato direttamente dall’autore, un nostro fratello in fede che sentitamente ringraziamo per il suo lavoro e per lo sforzo che ha fatto per diffonderlo. NsI
di Tommaso Todaro
La faina, questo animaletto misconosciuto!1
Eppure vive nelle dimore dell’uomo, nei poderi campestri, nelle stalle e nelle legnaie, sortendone per la caccia solo di notte.
Con il suo corpo sinuoso e snello penetra ovunque, nei sottotetti delle vecchie case scostando le tegole, a caccia di lucertole, gechi e topi, scala agevolmente gli alberi e i vecchi muri delle case, in cerca dei nidi degli uccelli, di cui divora le uova e i piccoli nati, penetra nelle colombaie, dove fa strage di piccioni e, se trova un varco, nei pollai e nelle conigliere, scannando tutto ciò che vi trova.
Non disdegna neppure i mici malfermi sulle zampe e, all’occorrenza, altri animaletti come le rane e qualche serpentello.
Un tempo le si dava la caccia per la pelliccia, che a fine ‘800 si vendeva a 15 lire, la metà di quella della martora, che era più pregiata.
D’inverno è facile scoprirne la dimora per le impronte che lascia sulla neve e allestire una sorta di trappola formata da un sacco aperto, cinto con una fune a nodo scorsoio, posta all’imbocco della tana, solitamente posta nella cavità di un albero.
L’animale, disturbato dal fumo prodotto dagli sterpi incendiate alla base dell’albero, usciva dal nascondiglio e s’infilava nella trappola.2
Nei miei ricordi d’infanzia rimane impressa la scena della strage di galline nel piccolo pollaio familiare, giacevano a terra lorde di sangue 7- 8 galline, tutte sgozzate ma non mangiate, a testimonianza della insaziabile sete di sangue e crudeltà dell’intruso.
Pur essendo un animale sanguinario che uccide per abitudine più che per alimentarsi, svezza e cura con ogni attenzione la prole sino a che i cuccioli, trascorso un anno, diventano autonomi.
E’ raccapricciante vedere una faina addentare il collo di un micetto ancora malfermo sulle zampe, ma è ancor più orripilante e mostruoso il comportamento delle faine umane che il 7 ottobre ultimo scorso ha attuato una crudele, violentissima aggressione ai danni di civili inermi che travalica il peggiore stile nazista e le violenze di quei sanguinari che furono lo spagnolo Francisco Franco, l’argentino Juan Domingo Peròn e il cileno Augusto Pinocet, per citarne solo alcuni dei paesi c.d. “civili” .
Sono passati quattro mesi. Il 7 ottobre 2023 Hamas, la Jihad Islamica, i “Martiri di Al Aqsa” di Fatah e qualche organizzazione terroristica minore, poco prima dell’alba, aprirono la guerra con Israele sparando migliaia di missili sulle città israeliane, distruggendo con razzi gli impianti di sorveglianza, sfondando con esplosivi e bulldozer la barriera di protezione del confine internazionalmente riconosciuto in 26 punti, invadendo il territorio israeliano con circa 3000 terroristi su jeep, motociclette e parapendio a motore, uccidendo le guardie di frontiera e i militari di guardia e poi invadendo, loro e i “civili” che li avevano seguiti, le località vicino al confine, compreso il prato dove si svolgeva una festa musicale, celebrando un’orribile sagra di morte, torture, stupri, rapimenti. Come è noto, gli israeliani di tutte le età assassinati in quelle ore furono oltre 1200, più di 240 i rapiti, circa 5000 i feriti, migliaia le donne stuprate.3
Il culmine della ferocia è stato raggiunto al Kibbutz Kfar ‘Aza dove quaranta bambini e neonati sono stati massacrati e alcuni decapitati. Continua su NsI