Le chiese sono invischiate in una ridicola commedia degli errori. Gli eventi del 7 ottobre, la guerra a Gaza, con il conseguente aumento dell’antisemitismo globale, hanno spinto molti israeliani a cercare Dio.

di Charles Gardner

È una delle battute più famose di una delle commedie televisive britanniche più popolari di tutti i tempi: la serie degli anni Settanta Fawlty Towers, in cui lo sfortunato Basil Fawlty (interpretato da John Cleese) gestisce un fatiscente albergo sulla costa.
Tutto andava sempre storto e gli spettatori, di solito l’intera famiglia seduta a casa davanti alla TV, ridevano a crepapelle. L’iconica battuta “Non nominare la guerra! –  appare ripetutamente in un episodio con un ospite tedesco.
Per Manuel, il cameriere spagnolo, questa frase era un’istruzione del tutto inutile, che non faceva altro che peggiorare la situazione.
Qual è il punto? Beh, le chiese in Sudafrica (e senza dubbio anche qui nel Regno Unito) hanno il discutibile onore di dare agli oratori ospiti di una certa missione ebraica la stessa istruzione: ” Non parlare della guerra! –
Hanno detto che vogliono sempre sentir parlare degli sforzi che si fanno per raggiungere gli ebrei con il Vangelo, che loro hanno portato a noi per primi, ma chiedono che non si faccia riferimento all’attuale guerra di Israele contro Gaza. Probabilmente perché lo considerano una commistione tra politica e religione, che potrebbe incoraggiare gli ascoltatori a prendere posizione sulla questione.
Ma di recente una appartenente a questa missione si è recata dal suo medico, una dottoressa ebrea, per un forte raffreddore, ed è stata proprio la conversazione sulla guerra a innescare una seria discussione sul Vangelo.
La dottoressa era atea, e già altre volte aveva preso in giro la sua amica per aver citato la Bibbia. Ma questa volta la dottoressa era mostrata affascinata dalle profezie dell’Antico Testamento. Queste parlano di enormi eserciti che attaccheranno Israele dal nord e poi del Messia ebraico che verrà in loro soccorso, ed essi “guarderanno a colui che hanno trafitto”, per citare il profeta Zaccaria (capitolo 12, versetto 10).
La dottoressa confessò di avere “la pelle d’oca”. Era chiaro che sapeva esattamente che cosa si intendesse, anche se non si parlava di Gesù. Come dice Isaia: “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni” (Isaia 53:5)!
La brava dottoressa dunque ebbe la possibilità di riflettere sulla crisi di Gaza e sulla domanda che una volta aveva fatta: “Perché tutti ci odiano?”.
Il contesto è cruciale nella comunicazione del Vangelo, e l’aumento globale dell’antisemitismo innescato dalla guerra è un’ottima occasione per attirare l’attenzione non solo degli ebrei che ancora non credono, ma anche dei cristiani che ancora non capiscono, quello che oggi sta succedendo.
Dio non si è separato dagli ebrei, non ha abbandonato o rifiutato il suo popolo eletto. Ha un amore eterno per il suo popolo ed è pronto a riabbracciarlo in una relazione restaurata. Continua a leggere su NsI