di Kishore Bombaci
Dunque nei giorni scorsi è passata una risoluzione ONU che impone “il cessate il fuoco” a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani ancora in mano ai terroristi di Hamas.
Dopo mesi di tentativi di risoluzioni analoghe, abortiti per effetto dei veti incrociati che da sempre pesano sul Consiglio di Sicurezza, stavolta fumata bianca.
Elemento dirimente è stata l’astensione degli USA sul testo
E subito le anime belle della pace (finta) si sono immediatamente scagliate contro Israele, rea di non rispettare la risoluzione. Che non la rispetti Hamas invece è evidentemente accettato di buon grado dal pacifismo mondiale.
In senso al Consiglio di Sicurezza dunque, con la complicità degli USA, si dà addosso a Israele obbligandolo alla resa; impedendogli di portare a compimento quella necessaria guerra contro il terrore che ne condiziona l’esistenza. Obbligare alla resa la sola Israele, omettendo persino ogni parola di condanna per Hamas, è la prova provata del comune sentire nelle Nazioni Unite.
Il nemico dichiarato è Netanhyau, accusato di tutto e di più, capro espiatorio perfetto al netto delle specifiche colpe, ma che serve per colpire, inibire, bloccare Israele (mentre niente viene chiesto ad Hamas se non una prestazione a cui ella stessa non più capace di adempiere, come ha bellamente dichiarato qualche settimana fa).
E’ dunque davvero una buona notizia la risoluzione, come le anime belle vogliono far passare?
Intanto a gioirne è stato in primo luogo Hamas che parla di svolta storica. E già questo dovrebbe far dubitare, purchè sia abbia un minimo di raziocinio e non si sia in preda a deliranti derive ideologiche.
Ma – nel merito – ci sono diversi punti deboli che depongono a sfavore della risoluzione in questione. Iil testo parla di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi, ma non mette questi due elementi in alcuna relazione tra loro, tantomeno causal-effettuale in relazione di causa-effetto come sarebbe stato auspicabile, laddove interessasse davvero un progetto di tregua duratura. Si tratta di due assunti del tutto scollegati fra loro che si risolvono in vuoti proclami somiglianti più a stanchi slogan che non a una seria presa di posizione politica del consiglio di Sicurezza.
E, infatti, né Israele né tantomeno Hamas hanno dato il benché minimo segnale di rispetto della suddetta risoluzione
La risoluzione dunque, nella migliore delle ipotesi può essere considerata come una gigantesca “supercazzola” internazionale (per dirla con le nobili parole del conte Mascetti), del tutto inidonea a produrre un qualche effetto concreto.
Se sul piano giuridico dunque è un atto privo di effettività e quindi di valore (checchè ne dica quel il Segretario Generale Guterrez), sul piano simbolico invece gli effetti sono tanti, notevoli e nefasti. Continua a leggere su adhocnews