L’attuale situazione in Medio Oriente può senz’altro impartire lezioni a tutti coloro che hanno occhi per vedere e orecchie per udire. Parlo, in particolare, degli intrighi delle forze jihadiste contro Israele.

Per ricevere istruzione e’ necessario pero’ mettere da parte alcune idee preconcette. Una di esse, ad esempio, è quella secondo cui alcune potenze mondiali rappresentano gli eroi, mentre le altre sono antieroi. Sottoposti al microscopio della storia, alcuni eroi si rivelano in realtà antieroi, mentre coloro che vengono universalmente castigati come antieroi si rivelano spesso i veri campioni.

 
Esamineremo cinque casi che esplicitano quanto detto sopra:

– l’ex presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson e le sue prospettive su Grecia e Cipro nel 1965;

– l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger e la sua realpolitik nei confronti di Cipro e Turchia nel 1974;

– l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger e la sua realpolitik nei confronti di Israele nel 1975;

– Il primo ministro britannico Neville Chamberlain e le sue disastrose decisioni circa la Terra dei Sudeti, la Cecoslovacchia e Adolf Hitler nel 1938;

– Il segretario di Stato americano Anthony Blinken e la definizione della politica strategica israeliana e di quella interna americana tra il 2020 e il 2024.

 
 
“L’America è un elefante – Cipro è una pulce – La Grecia è una pulce”
 
Nel corso della sua carriera, il texano che divenne POTUS, Lyndon Baines Johnson, si rivolse in modo impetuoso ad Alexander Matsas, l’ambasciatore greco a Washington.
Il contesto era un disaccordo tra Stati Uniti e Grecia del giugno 1964, riguardante il destino di Cipro (come citato in “I Should Have Died” (1977), Philip Deane, pp. 113-114):
 
  • “Allora, ascoltami bene, signor ambasciatore: fan**** al tuo parlamento e alla tua costituzione. L’America è un elefante. Cipro è una pulce. La Grecia è una pulce. Se queste due pulci continuano a infastidire l’elefante, rischiano di venire calpestate. Paghiamo molti dollari americani ai Greci, signor ambasciatore. Se il vostro Primo Ministro vuole darmi lezioni di democrazia, parlamento e costituzione, lui, il suo parlamento e la sua costituzione potrebbero non durare a lungo”.
 
Il 21 aprile 1967, una giunta militare guidata da tre generali greci (*) conquistò la Grecia con un colpo di stato. La CIA ebbe il suo ruolo nell’incoraggiare questi leader. Senz’altro tornano alla mente i minacciosi commenti espressi da Lyndon Baines Johnson.
(*) La giunta greca o regime dei colonnelli fu una dittatura militare di destra che governò la Grecia dal 1967 al 1974. Il 21 aprile 1967, un gruppo di colonnelli rovesciò il governo provvisorio un mese prima delle elezioni programmate, organizzate dall’Unione di Centro di Georgios Papandreou, il favorito alla vittoria. https://en.wikipedia.org/wiki/Greek_junta)
 
 
“L’America non vede perché i Turchi non dovrebbero avere un terzo di Cipro”
 
Nel 1974, un documento archiviato presso la Memoranda of Conversation Collection del National Security Advisor degli Stati Uniti (situata presso la Gerald R. Ford Presidential Library dell’Università del Michigan ad Ann Arbor, Michigan) rivela come il governo degli Stati Uniti si muove contro i suoi stessi alleati. A quel tempo, gli Stati Uniti si relazionavano con la dittatura militare greca come se questa fosse un loro alleato. Eppure, dopo il 1958, posizionarono armi nucleari nella base aerea di Incirlik, in Turchia. Oggi si dice che vi siano sul posto 90 bombe a gravità B61. Il piano strategico degli Stati Uniti prevedeva di affrontare contemporaneamente due nemici mortali: Turchia e Grecia. Tuttavia, alla fine, le carte americane furono giocate a favore dei Turchi.
 

Nella discussione tenutasi tra il Segretario di Stato Henry Kissinger e il Presidente Ford, Kissinger ha dichiarato piuttosto apertamente:

“E’ un lavoro a tempo pieno, per noi, impedire ai Greci di entrare in guerra. In questo momento i Turchi sono estremamente nazionalisti. Di certo non vogliamo una guerra tra i due, ma se si arrivasse a questo, per noi la Turchia è più importante . . . L’America non vede perché i Turchi non dovrebbero avere un terzo di Cipro”.

 
Le dichiarazioni americane di lealtà, anche se espresse pubblicamente, non sempre resistono in tempi di prova e di crisi. Lo tengano bene a mente tutti gli alleati degli Stati Uniti.
 

“Possiamo ridurre le dimensioni di Israele come mai prima nella storia”

La strategia americana a lungo termine nei confronti di Israele e’ chiara. Il 17 dicembre 1975, il Segretario di Stato americano Dr. Henry Kissinger incontrò S’adun Hammadi, ministro degli Affari esteri iracheno, presso la residenza dell’ambasciatore iracheno in Rue d’Andigne, a Parigi. Durante quell’incontro Kissinger fece partecipe Hammadi della politica estera americana riguardo Israele:

“Israele ci fa più male che bene nel mondo arabo”;

“Non possiamo negoziare circa l’esistenza di Israele, ma possiamo ridurne le dimensioni come mai prima nella storia”;

“Quindi penso che tra dieci o quindici anni Israele sarà come il Libano: in lotta per la sua esistenza, senza alcuna influenza nel mondo arabo”;

“Se il problema è l’esistenza di Israele, non possiamo collaborare. Ma se la questione riguarda i suoi confini, allora possiamo collaborare”;

“Penso che l’identità palestinese debba essere riconosciuta in qualche modo… (Sarà) una lotta tremenda… (ma) senza di essa nessuna soluzione è possibile”;

Questa posizione di realpolitik del Dipartimento di Stato e’ ancora alla base del pensiero diplomatico dei politici americani: i confini di Israele devono essere ridotti per indebolire la sua posizione militare e politica in Medio Oriente e uno Stato palestinese deve essere creato sul territorio strappato via a Israele. La consapevolezza di questi schemi anti-biblici può aiutare gli intercessori a pregare per i leader e i diplomatici negli Stati Uniti e altrove, poiché questi punti sono parte integrante anche delle strategie britanniche, europee e russe.
 
 
Il tradimento dell’Occidente

Adolf Hitler aveva intenzione di inghiottire l’Europa pezzo per pezzo. Uno dei pezzi iniziali fu il territorio dei Sudeti, in Cecoslovacchia, dove si era trasferito un numero significativo di lavoratori tedeschi in cerca di lavoro e nuove opportunità. Il Führer minacciò di guerra l’Europa continentale se i Sudeti non gli fossero stati concessi in segno di pacificazione.

Chamberlain credeva che i negoziati con Hitler avrebbero potuto evitare una guerra mondiale. La sua impressione era che Hitler potesse rivelarsi un uomo di pace. “Nonostante la durezza e la spietatezza visibile sul suo volto, pensavo fosse un uomo su cui si potesse fare affidamento e sulla cui parola si potesse contare”.
 
Per evitare la guerra, Francia e Regno Unito permisero alla Germania nazista di annettere il territorio dei Sudeti. Negli incontri con Hitler, alla Conferenza di Monaco del 15 settembre (Berchtesgaden, Baviera), del 22 (Rheinhotel Dreesen, Rüngsdorf, Bad Godesberg) e del 29 settembre (Führerbau, Monaco), Chamberlain fu manipolato e costretto ad abbandonare l’alleato dell’Inghilterra – la Cecoslovacchia – consegnandola al colosso nazista. Hitler non permise ai rappresentanti cecoslovacchi di partecipare ad alcun negoziato, in quanto la loro patria era divisa tra le grandi potenze europee. Fino a quel momento i Cechi si erano rifiutati di piegarsi ad ogni forma di chirurgia diplomatica, preferendo confidare nel loro piccolo – ma ben addestrato – esercito e nelle loro alleanze politiche con Francia e Unione Sovietica.
 
L’accordo di Monaco fu firmato alle 01:30 del 30 settembre 1938 da Hitler, dal primo ministro britannico Sir Neville Chamberlain, dal primo ministro fascista italiano Benito Mussolini e dal primo ministro francese Édouard Daladier. L’incontro di questo Quartetto era noto come la “Conferenza delle quattro potenze”. Sanciva l’immediata invasione nazista e l’annessione dei Sudeti cechi. Poche ore dopo aver ceduto la Cecoslovacchia, Chamberlain fece un pisolino, si alzò e chiese a Hitler di firmare un trattato di pace tra il Regno Unito e la Germania. Hitler accettò felicemente. Il piano dell’Alto Comando tedesco per fermare Hitler fu accantonato e l’Europa precipitò lentamente nell’abisso.
 
I politici cechi si unirono al grido dei quotidiani. Il termine “Tradimento dell’Occidente” (in ceco-slovacco: zrada Západu) divenne di dominio pubblico. Tutte le fortificazioni di confine cecoslovacche (l’unica difesa possibile contro l’invasione tedesca) erano ora nelle mani dei nazisti. La Polonia conquistò Trans-Olza, l’Ungheria occupò e annesse il resto della Rutenia dei Carpazi. Chamberlain tornò in Gran Bretagna sostenendo di essere giunto alla pace. Tuttavia, un anno dopo l’accordo, scoppiò la seconda guerra mondiale. Il poeta ceco František Halas ha pubblicato una poesia i cui versi fanno riferimento al “suono del tradimento” avvenuto a Monaco. Si dice che il deputato Winston Churchill avesse dichiarato che “la Gran Bretagna e la Francia dovevano scegliere tra la guerra e il disonore”. Hanno scelto il disonore. E hanno avuto la guerra. Ancora oggi i termini “Monaco di Baviera”, “Sudeti”, “Chamberlain” e “pace per il tempo in cui viviamo” sono sinonimi di tradimento e doppiezza diplomatica.
 
Dopo Monaco Hitler non ebbe più alcun timore dell’Occidente. Sapeva che non si sarebbe opposto ai suoi piani genocidi. I suoi commenti su Chamberlain e Daladier sono eloquenti a questo proposito: “Non credevo possibile che la Cecoslovacchia mi venisse praticamente servita su un piatto d’argento dai suoi stessi amici”. Ancora più significativa fu la conclusione di Hitler: “I nostri nemici sono piccoli vermi. Li ho visti a Monaco” (“Unsere Gegner sind kleine Würmchen. Ich sah sie in München”). Nel marzo 1939 Hitler invase e conquistò il resto della Cecoslovacchia.
 
Venerdì 5 ottobre 2001, il primo ministro israeliano Ariel Sharon tenne una conferenza stampa in cui affermò:
 
  • “Possiamo contare solo su noi stessi…Oggi Israele ha subito un altro sanguinoso attacco terroristico da parte palestinese che ha visto la morte di tante persone innocenti. Tutti i nostri sforzi per arrivare a un cessate il fuoco sono stati ignorati dai Palestinesi e il fuoco non e’ cessato nemmeno per un giorno. Attualmente ci troviamo in una campagna diplomatica complessa. Mi rivolgo alle democrazie occidentali, prima fra tutte la leader del mondo libero, gli Stati Uniti. Non si ripeta il terribile errore del 1938, quando le democrazie illuminate d’Europa decisero di sacrificare la Cecoslovacchia in nome di una soluzione temporanea e conveniente. Non cercate di compiacere gli arabi a nostre spese. Non lo accetteremo. Israele non sarà la Cecoslovacchia. Israele combatterà il terrorismo”.
 
Il 6 ottobre, il portavoce della Casa Bianca Ari Fleischer dichiarò: “Il Presidente ritiene che queste osservazioni siano inaccettabili. Israele non potrebbe avere un amico migliore – o più forte – degli Stati Uniti e del presidente Bush”. Eppure, da quel giorno in poi, la pressione americana per costringere Israele a ritirarsi da Gaza, dal Golan, dalla Cisgiordania e dal quartiere ebraico di Gerusalemme è stata continua.
 
 
Una repubblica delle banane nel deserto

Negli ultimi otto mesi della guerra tra Israele e Hamas, il Segretario di Stato americano Anthony Blinken ha avuto l’incarico di comunicare a Israele le direttive del Dipartimento di Stato e gli ordini presidenziali. La maggior parte delle persone sa poco del ruolo politico di Blinken prima del suo attuale incarico.
 
Blinken fungeva da principale consigliere di politica estera e portavoce di Biden per la sua campagna presidenziale del 2020. In qualità di funzionario senior della campagna, ha contattato il direttore ad interim della CIA, Mike Morell, entro il 17 ottobre 2020 e lo ha spinto a far si’ che 50 colleghi della comunità dell’intelligence firmassero una lettera “in cui affermava – falsamente – che alcune email dannose, trovate nel computer di Hunter Biden e pubblicate dal [New York] Post erano solo disinformazione russa”. Alle 22:53 di quella notte, “Blinken ha inviato a Morell un articolo di USA Today che trattava lo stesso tema. Nei due giorni successivi, Morell ha raccolto le firme di 51 ex funzionari dell’intelligence, tra cui se stesso e altri quattro ex direttori della CIA, tra cui John Brennan e Leon Panetta. Morell ha anche testimoniato di aver inviato una e-mail dicendo a Nick Shapiro, ex capo dello staff di Brennan, che la campagna di Biden voleva che la dichiarazione arrivasse a un particolare giornalista del Washington Post. Morell ha testimoniato di aver ricevuto una telefonata da Steve Ricchetti, presidente della campagna Biden, per ringraziarlo di aver scritto la dichiarazione.
 

Il presidente della magistratura Jim Jordan (R-Ohio) e il deputato Michael Turner (R-Ohio), presidente del comitato ristretto permanente sull’intelligence, hanno scritto a Blinken il 20 aprile 2023, richiedendo la sua assistenza perché avevano appreso che aveva giocato un ruolo importante nell’ideare questa dichiarazione (mentre prestava servizio come consigliere della campagna Biden). Questo sforzo concertato per ridurre al minimo e sopprimere la diffusione pubblica delle gravi accuse sulla famiglia Biden ha rappresentato un grave disservizio per la partecipazione informata di tutti i cittadini americani alla nostra democrazia.

Alla domanda sul ruolo di Blinken nella lettera di disinformazione inviata dal direttore ad interim della CIA Morell (secondo la sua testimonianza giurata davanti alla commissione giudiziaria della Camera), il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel si è rifiutato di rispondere direttamente, affermando soltanto che “Non è una questione del Dipartimento di Stato” e “Non ho davvero alcun commento al riguardo da parte del Dipartimento di Stato”. Morell non era un impiegato del Dipartimento di Stato, e all’epoca non lo era nemmeno Anthony Blinken.

 
Da quando si è trasferito al Dipartimento di Stato, le dichiarazioni e le politiche di Blinken hanno sollevato preoccupazioni riguardo alle sue prospettive strategiche sulle questioni legate a Israele.
  • L’11 giugno 2024, Blinken ha fatto una ramanzina a Israele, intimando di non rispondere agli attacchi missilistici di Hezbollah e ai missili anticarro dei terroristi jihadisti Hezbollah in Libano: “La situazione nel nord di Israele è decisamente complessa, ma Israele non deve per forza rispondere a ogni lancio missilistico di Hezbollah”. 

Finora sono stati uccisi 31 Israeliani e 96.000 Israeliani hanno dovuto abbandonare le loro case nei pressi del confine col Libano a causa degli attacchi di Hezbollah. A quali di questi attacchi, esattamente, Israele non deve rispondere?

  • Dal 10 al 12 giugno 2024 “Il Segretario di Stato Blinken si incontrerà con la leadership israeliana. Il fine e’ quello di esercitare pressioni su Israele, affinché raggiunga un accordo con Hamas. . . L’amministrazione Biden lo considera un obiettivo importante, alla luce delle prossime elezioni”. “Un alto funzionario dell’amministrazione ha detto a NBC News che il raid israeliano che ha portato alla liberazione dei 4 ostaggi probabilmente renderà più difficili gli sforzi di Blinken per raggiungere un accordo e rilasciare gli ostaggi rimanenti”. Sembra che i risultati a breve termine, che potrebbero influenzare le prossime elezioni americane, siano più importanti per i poteri americani rispetto alla liberazione degli ostaggi israeliani.
  • Il capo di Blinken, POTUS Biden, ha dichiarato in un evento per influencer alla Casa Bianca la scorsa settimana: “Sto facendo pressioni sugli Israeliani affinché si ritirino. Ho chiarito con gli Israeliani cosa devono fare a breve termine e, se non lo fanno, cosa succederà”. Un ritiro dell’IDF lascerebbe Hamas vivo e vegeto, pronto a riconquistare la Striscia di Gaza e a compiere altri pogrom, stupri, omicidi e rapimenti come quelli del 7 ottobre.
  • I funzionari del Dipartimento di Stato che attuano le politiche del Segretario di Stato Blinken hanno fatto trapelare il 10 giugno 2024 che stanno valutando la possibilità che gli Stati Uniti stipulino un accordo separato con Hamas per liberare gli ostaggi con doppia cittadinanza. I colloqui non includerebbero Israele e si svolgerebbero tramite mediatori del Qatar, hanno detto alla NBC due attuali alti funzionari statunitensi e due ex funzionari. I funzionari hanno detto di non sapere cosa gli Stati Uniti potrebbero scambiare per riavere gli ostaggi, ma che Hamas potrebbe accettare un accordo per “mettere a dura prova le relazioni tra Stati Uniti e Israele ed esercitare ulteriore pressione politica interna sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu”. Sembra che Blinken stia usando il suo ufficio per creare crepe nell’alleanza USA-Israele e per alimentare le fiamme di un incendio che rimuoverà l’attuale Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dalla guida del paese. Questa è solamente una delle numerose azioni del tipo “Repubblica delle banane” intraprese dal Dipartimento di Stato.
 
 
Amici e alleati – ma solo di convenienza

Il dottor Majid Rafizadeh, presidente dell’International American Council sul Medio Oriente e membro del consiglio della Harvard International Review, ha pubblicato un articolo incisivo il 15 giugno 2024: “Gli Stati Uniti vengono circondati dai nemici e l’amministrazione statunitense vuole che Israele si arrenda ai terroristi”. 
 
Alcune citazioni:
 
  • Mentre le navi da guerra russe, compreso un sottomarino nucleare, questa settimana hanno attraccato Cuba, e mentre la Cina sta costruendo un importante porto in acque profonde in Perù, che potrebbe servire l’esercito cinese, l’amministrazione statunitense sta facendo pressioni solo su Israele per consentire al gruppo terroristico Hamas, sostenuto dall’Iran, di per vincere la guerra lanciata contro Israele il 7 ottobre. Invece di sostenere il diritto di Israele di difendersi da attacchi coordinati e prolungati, le esitazioni pubbliche dell’amministrazione Biden suggeriscono una virata della politica statunitense verso il terrorismo e un allontanamento da Israele. Un vero tradimento nei confronti di Israele, che si trova con le spalle al muro sia se rifiuta le proposte degli Stati Uniti, sia se permette a Hezbollah, Hamas, agli Houthi e ad altri gruppi terroristici sostenuti dall’Iran di portare avanti il loro obiettivo di distruggere definitivamente Israele.
  • Quando un alleato viene attaccato dai terroristi, il principio fondamentale di un’alleanza impone che alla vittima debba essere fornito un sostegno incrollabile per sconfiggere i terroristi e smantellare completamente l’infrastruttura terroristica, garantendo che i terroristi non possano riorganizzarsi per lanciare ulteriori attacchi. Senza un tale impegno, la fiducia tra gli alleati si indebolisce e i terroristi si sentono incoraggiati. La situazione è diventata particolarmente grave per Israele, che ha dovuto affrontare attacchi brutali su più fronti. Nonostante questi attacchi, l’amministrazione Biden non solo ha fallito costantemente nel sostenere Israele dopo che è stato invaso il 7 ottobre 2023 e attaccato da migliaia di missili, ma ha anche insistito per politiche a favore di Hamas e dei suoi sponsor e facilitatori (Qatar e Iran).
  • Dopo che un’altra delle milizie terroristiche per procura dell’Iran, Hezbollah, si è unita ad Hamas nell’attaccare Israele, la risposta dell’amministrazione Biden è stata quella di mettere in guardia non Hezbollah o l’Iran, bensì Israele. Chiedere a Israele di non fare nulla contro Hamas e Hezbollah dopo otto mesi di crescente aggressione è come chiedere agli Stati Uniti, dopo gli attacchi dell’11 settembre, di lasciare intatta Al Qaeda e consentirle di rimanere al potere. Gli Stati Uniti avrebbero ascoltato una simile raccomandazione?
  • Questa confusione politica solleva seri interrogativi sull’affidabilità degli Stati Uniti come alleato fedele. Non intraprendendo azioni decisive per sostenere Israele, l’amministrazione sta anche inviando un avvertimento di incoerenza e debolezza a tutti i potenziali alleati, incoraggiandoli a fare affidamento sugli avversari dell’America. Le conseguenze di questo approccio sono purtroppo di vasta portata. Influiscono non solo sulla sicurezza immediata di Israele, ma anche sulla credibilità degli Stati Uniti sulla scena globale, sulla stabilità più ampia della regione e sulla stessa preservazione degli Stati Uniti, che sono attualmente circondati da nemici.
 

Come pregare?

Preghiamo affinché i seguaci di Yeshua in tutto il mondo comprendano queste strategie delle superpotenze e preghino per il Medio Oriente alla luce di esse.

Preghiamo per il salvataggio fisico dei circa 120 ostaggi israeliani (compresi i bambini) rapiti da Hamas, Jihad islamica e FPLP/OLP. In questo momento alcuni ostaggi vengono torturati, violentati e fatti morire di fame (questo sulla base delle testimonianze degli ostaggi recentemente rilasciati). Purtroppo molti di questi ostaggi sono morti; Hamas trattiene i cadaveri dei cittadini israeliani in celle frigorifere per utilizzarli come merce di scambio.

Preghiamo affinché la crudele dittatura terroristica di Hamas a Gaza venga definitivamente distrutta e che vengano spezzate le catene che tengono legati i palestinesi che vivono a Gaza, e affinché il ruolo dell’Iran nell’inganno, nella dissimulazione e nell’antisemitismo jihadista venga smascherato e contrastato dai leader mondiali.


Preghiamo per il risveglio dell’esercito ebraico profetico di Ezechiele in tutta la terra.
Le vostre preghiere e il vostro sostegno mantengono alzate le nostre braccia e rappresentano l’aiuto pratico di Dio per noi nell’opera che ci ha chiamato a svolgere.

Nel Messia Yeshua,

Avner Boskey

News del 17 Giugno 2024