Israele è indirettamente coinvolto nel finanziamento del terrorismo contro se stesso attraverso i fondi che ogni mese affluiscono all’Autorità Palestinese come risultato di vari accordi e regolamenti fiscali.

L’ex capo dell’ufficio del procuratore militare in Giudea e Samaria: “Israele finanzia il 60% del terrorismo contro se stesso e quindi la sua stessa persecuzione”. Ciò avviene indirettamente con il denaro proveniente dai vari accordi fiscali e da altre disposizioni attraverso le quali Israele trasferisce ogni mese centinaia di milioni di shekel all’Autorità Palestinese. Israele deve urgentemente ripensarci, perché i sistemi politici del mondo stanno cambiando e questo va contro Israele.
Mentre continuano i combattimenti nella Striscia di Gaza e gli attacchi dell’esercito israeliano (IDF) sul fronte settentrionale contro l’organizzazione terroristica Hezbollah, Israele deve anche affrontare il fronte diplomatico, poiché l’Autorità Palestinese (AP) continua a istigare contro lo Stato ebraico nei forum internazionali.
Maurice Hirsch, ex tenente colonnello e avvocato, esperto di diritto internazionale e responsabile dell’Iniziativa per la Responsabilità e la Riforma dell’Autorità Palestinese presso il Centro di Gerusalemme per gli Affari Pubblici e Governativi, ha parlato una settimana fa in un’intervista a Canale 14 di quello che Israele può aspettarsi dagli Stati del mondo nel prossimo futuro e se la politica israeliana nei confronti delle Nazioni Unite debba cambiare. “Non vedo il motivo di continuare ad essere presente in queste istituzioni che non considerano nemmeno Hamas un’organizzazione terroristica”.
Il Sudafrica aveva già annunciato nei primi mesi della guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza che avrebbe citato Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia per aver violato le “Convenzioni per la prevenzione del genocidio” nella guerra di Gaza. In questo contesto, Hirsch ha sottolineato che la Corte internazionale di giustizia ha deliberato sulla richiesta del Sudafrica, che in realtà era una richiesta dell’Iran, di incriminare Israele per crimini di guerra e genocidio a Gaza. Ma non si tratta solo della richiesta del Sudafrica, perché negli ultimi mesi altri Paesi si sono uniti al caso – da ultimo l’inesistente “Stato di Palestina” – e questo processo sta peggiorando la situazione per Israele”, ha affermato. Continua a leggere su NsI