“Mi sono resa conto che quando guardavo la maledetta “altra parte”, il pensiero degli ostaggi non mi è passato mai nemmeno per la testa. E questo mi ha “preoccupata”.
di Oriel Moran
GERUSALEMME – Non sono mai stata vicino al confine con Gaza. Lo so, è strano, no? Anche se Gaza si trova a soli 100 chilometri a sud-ovest da me, mi è sempre sembrato un “Paese arabo”, lontano da me, come una terra mitica in cui regna il terrore e i draghi sputano fuoco. Oppure, una descrizione più realistica: una città dove sembra non esserci ordine o struttura, una popolazione densa stipata in edifici di cemento, hooligan di Hamas e caos. Cosa la distinguerebbe dal Libano, dalla Siria o dalla Giordania? Un osservatore casuale come me non saprebbe dirlo. Ovunque sia, non è “abbastanza vicino per farmi del male”, o così almeno pensavo.
Quello che mi ha portato più vicina a Gaza è stata mia sorella maggiore, che ha prestato servizio come Tatspitanit (osservatrice) e ha sofferto di ripetuti attacchi di tendinite controllando Gaza e il confine da Nachal Oz. Stando a quello che ha raccontato, le sue telecamere ad alta tecnologia potevano zoomare sui drammi familiari attraverso le finestre aperte, osservare i pastori sodomizzare nei campi e, naturalmente, catturare i terroristi che cercavano di infiltrarsi nel confine o di piazzare esplosivi. La sua base militare è stata attaccata da razzi, sirene d’allarme e colpi diretti, che hanno lasciato le ragazze con le orecchie che fischiano e un forte nervosismo ancora mesi dopo il loro congedo dall’esercito.
Non sono andata spesso nel sud di Israele, ma dopo il 7 ottobre ho voluto visitare la zona della Striscia di Gaza e soprattutto avvicinarmi il più possibile al confine con Gaza per guardare negli occhi il male e incontrarlo. Forse era il mio modo di elaborare il sangue delle vittime e di non lasciarlo asciugare (in senso figurato) prima di avere l’opportunità di bruciare i loro ultimi momenti nel mio essere: dovevo modificarmi.
Quando un amico si è offerto di portare me (e un piccolo gruppo) al sud per vedere le conseguenze del 7 ottobre, ho colto al volo l’occasione. Dopo una lunga giornata di visite ai vari monumenti commemorativi dove erano avvenuti i massacri, la nostra ultima tappa è stata il punto panoramico su Gaza da Sderot. Continua a leggere su NsI