La violenza sessuale come strategia militare è stata comunemente utilizzata in tutto il mondo dai terroristi islamici sin dal VII secolo. Per quanto riguarda il gran numero di donne israeliane che sono state brutalmente stuprate il 7 ottobre dai terroristi di Hamas e dai loro sostenitori, molte organizzazioni per i diritti delle donne hanno totalmente ignorato l’atrocità di tali abusi. Nella foto: Naama Levy, una 19enne israeliana rapita e portata a Gaza dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023. È ancora tenuta in ostaggio da Hamas.
di Uzay Bulut*
I terroristi di Hamas, sostenuti dall’Iran, hanno invaso Israele il 7 ottobre 2023. Hanno massacrato più di 1200 persone; hanno bruciato vive intere famiglie, torturato e violentato donne, bambini e uomini, e hanno preso in ostaggio circa 250 persone, tra cui bambini e neonati.
Dall’attacco di ottobre, tuttavia, le donne israeliane hanno dovuto affrontare interrogativi e dubbi espressi dalle opinioni pubbliche sulle brutalità e sulle violenze sessuali subite per mano di uomini musulmani di Gaza.
Nonostante il silenzio, e talvolta anche la totale negazione, da parte di molte organizzazioni femministe in tutto il mondo, i crimini sessuali di Hamas sono ben documentati. L’Associazione dei centri di crisi sullo stupro in Israele ha pubblicato a febbraio il report “Grido silenzioso – Crimini sessuali nella guerra del 7 ottobre”.
Centinaia di donne israeliane e non solo, ha riportato l’associazione, hanno subito le aggressioni sessuali più raccapriccianti, tra cui stupri, anche di gruppo, mutilazioni e smembramenti, spesso seguiti da uccisioni per mano dei miliziani di Hamas. Molte di queste aggressioni sono avvenute in presenza di amici, partner o familiari delle vittime e numerosi cadaveri sono stati trovati decapitati. Anche la mutilazione degli organi sessuali sia degli uomini che delle donne è stata una pratica comune.
Il rapporto non solo fornisce testimonianze sugli abusi sessuali, le torture e gli omicidi inflitti a uomini, donne e bambini israeliani da Hamas durante l’invasione del 7 ottobre, ma precisa altresì che crimini simili continuano ad essere commessi contro gli ostaggi ancora detenuti a Gaza.
Anche il New York Times ha pubblicato il 28 dicembre scorso un rapporto, basato su 150 interviste a testimoni e primi soccorritori, riprese video e prove fotografiche.
Il 19 giugno, le Nazioni Unite celebrano l’annuale Giornata internazionale contro la violenza sessuale nei conflitti armati. Eppure, le Nazioni Unite hanno impiegato cinque mesi per documentare e condannare i crimini sessuali perpetrati da Hamas il 7 ottobre.
Il 4 marzo, l’ONU ha finalmente pubblicato un report di 23 pagine contenenti le prove del fatto che Hamas ha di fatto commesso diffusi crimini sessuali. Pramila Patten, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale nei conflitti armati (e sottosegretario generale delle Nazioni Unite), ha condotto un’indagine di due settimane in Israele dal 29 gennaio al 14 febbraio. Durante questa visita, il suo team ha esaminato più di 5 mila foto e ha passato in rassegna 50 ore di riprese audio e video. Il team ha inoltre intervistato più di 30 sopravvissuti e testimoni oculari.
Secondo il report delle Nazioni Unite:
Le interviste alle parti interessate e il materiale esaminato dal team della missione delineano una campagna indiscriminata finalizzata a uccidere, infliggere sofferenze e rapire il massimo numero possibile di uomini, donne e bambini – soldati e civili – nel minor tempo possibile. Le persone venivano freddate, spesso a distanza ravvicinata; bruciate vive nelle loro case mentre cercavano di nascondersi nelle loro safe room; uccise a colpi di arma da fuoco o dalle granate lanciate nei rifugi contro le bombe dove cercavano riparo; e braccate nell’area in cui si stava svolgendo il Nova Music Festival così come nei campi e nelle strade adiacenti al sito del festival. Altre violazioni includevano la violenza sessuale, il rapimento di ostaggi e cadaveri, l’esposizione pubblica di prigionieri, sia morti che vivi, la mutilazione di cadaveri, compresa la decapitazione, e il saccheggio e la distruzione di proprietà civili…
“Il team della missione ha riscontrato informazioni chiare e convincenti sul fatto che sono state commesse violenze sessuali, tra cui stupri, torture sessualizzate, trattamenti crudeli, inumani e degradanti nei confronti di alcune donne e bambini durante il loro periodo in prigionia e ha ragionevoli motivi per ritenere che queste violenze possano essere ancora in corso….
“Sulla base della totalità delle informazioni raccolte, ci sono ragionevoli motivi per ritenere che le violenze sessuali legate al conflitto siano avvenute in diverse località”. Continua a leggere su NsI