La determinazione dell’amministrazione Biden a far sopravvivere Hamas e quindi a vincere la guerra è alimentata dal desiderio dei suoi alti funzionari di trovare un “equilibrio tra Israele e Iran”.
di Caroline Glick
Quasi subito dopo l’invasione palestinese di Israele guidata da Hamas, il 7 ottobre dello scorso anno, l’amministrazione Biden-Harris ha chiesto al Primo Ministro Benjamin Netanyahu di presentare il suo piano per il “giorno dopo” a Gaza. Netanyahu ha insistito sul fatto che il “day after” avrebbe dovuto attendere la vittoria della guerra.
Ma con il passare del tempo, Netanyahu ha iniziato a spiegare i contorni dei suoi piani per il dopoguerra. Questi includevano la de-Hamasificazione di Gaza e il controllo militare israeliano permanente sulla Striscia di Gaza. Poiché l’odio genocida per gli ebrei e l’obiettivo dell’annientamento di Israele sono condivisi da Hamas e dall’Autorità palestinese sostenuta dagli Stati Uniti, Netanyahu ha insistito sul fatto che l’Autorità palestinese non può succedere ad Hamas nell’amministrazione della Striscia di Gaza.
Il governo Biden-Harris non era d’accordo con i piani di Netanyahu. Ma dato che per la stragrande maggioranza degli israeliani erano sensati, e dato che l’80% degli americani ha ripetutamente dichiarato ai sondaggisti di sostenere una vittoria israeliana, piuttosto che opporsi a Netanyahu, l’amministrazione ha mantenuto una posizione esteriore di sostegno a Israele. Allo stesso tempo, ha usato la formidabile influenza degli Stati Uniti su Israele per impedire o bloccare la realizzazione di operazioni che avrebbero alterato in modo permanente e fondamentale la realtà strategica sul terreno e consentito l’attuazione dei piani di Netanyahu del “giorno dopo”.
La richiesta del governo di un piano “del giorno dopo” non era una richiesta di un piano vero e proprio. L’amministrazione ha chiesto un impegno israeliano a non usare la guerra per alterare in modo sostanziale le condizioni strategiche sul terreno il 6 ottobre 2023. Gli Stati Uniti volevano che queste condizioni, che hanno permesso ad Hamas di costruire il suo esercito genocida, rimanessero in vigore anche dopo la fine della guerra. E volevano che Netanyahu accettasse questa condizione che, se accettata, avrebbe bloccato ogni prospettiva di vittoria israeliana.
Dal punto di vista del governo [americano, ndt], l’unico piano accettabile per il “giorno dopo” sarebbe stato quello che riporta l’equilibrio strategico al punto in cui era il 6 ottobre. Gaza sarebbe stato uno Stato palestinese quasi indipendente. Gli Stati Uniti avrebbero sfruttato lo slancio della pressione internazionale e l’umiliazione israeliana per costringere Israele ad accettare la creazione di uno Stato palestinese a Gaza, in Giudea, Samaria e Gerusalemme, in linea con gli obiettivi che sia il vicepresidente Kamala Harris che il presidente Joe Biden e i loro consiglieri hanno ripetutamente delineato. Continua a leggere su NsI