Oltre mille scrittori e operatori dell’editoria hanno firmato una
lettera di sostegno al boicottaggio culturale
e letterario di editori, artisti ed istituzioni culturali israeliane che sarebbero, a loro giudizio, complici di “75 anni” (cioè dalla nascita dello stato di Israele) di “espropriazione, pulizia etnica e apartheid” ai danni dei palestinesi. La lettera esordisce accusando Israele d’essere all’origine della “più profonda crisi morale, politica e culturale del XXI secolo”. L’associazione “UK Lawyers for Israel” ha scritto alla Publishers Association, all’Independent Publishers Guild, alla Society of Authors e ai principali editori del Regno Unito mettendo in evidenza le false accuse contenute nella lettera e i rischi legali, oltre che reputazionali, derivanti dal sottoscrivere o sostenere un boicottaggio discriminatorio. “Descrivere la difficile situazione dei palestinesi come ‘la più profonda crisi morale, politica e culturale del XXI secolo’ –
scrive “UK Lawyers for Israel”
– significa ignorare il genocidio in Sudan, l’etnocidio nello Xinjiang, il cannibalismo in Congo, lo sterminio in Etiopia, le stragi di massa in Nigeria e la pulizia etnica in Myanmar, oltre ad altri crimini terribili in tutto il mondo”. I firmatari, continua “UK Lawyers for Israel”, si basano interamente sul numero di vittime diffuso da Hamas “i cui dati hanno dimostrato di essere fabbricati e manipolati, includono palestinesi uccisi da fuoco palestinese” e non fanno alcuna distinzione fra non combattenti e combattenti (tutti indistintamente considerati “bambini” quando minorenni). Il boicottaggio caldeggiato dalla lettera, conclude “UK Lawyers for Israel”, è chiaramente discriminatorio dal momento che i firmatari non adottano nessuna analoga misura contro editori, festival, agenzie letterarie o pubblicazioni di qualsiasi altro paese o nazionalità.
israele.net