Il diluvio del male sarà più che bilanciato da un’effusione celeste.

di Charles Gardner*

GERUSALEMME – Quando la settimana scorsa ho scritto di come il Signore stesse cercando di incoraggiare Israele attraverso un particolare versetto delle Scritture, non immaginavo che avrebbe aggiunto enfasi a questa parola ripetendosi.

“Quando il nemico arriverà come una piena, lo Spirito del Signore alzerà contro di lui uno stendardo e lo metterà in fuga” (Isaia 59:19).

In seguito ho appreso (dal sergente maggiore Chaim Malespin nei suoi resoconti quotidiani dal fronte su YouTube) che la Jihad islamica aveva invocato un “diluvio di Ramadan” di violenza contro gli ebrei.
Poi ho appreso dall’amico regista Hugh Kitson che il massacro del 7 ottobre era stato originariamente soprannominato “diluvio di Al-Aqsa”, in riferimento alla moschea sul Monte del Tempio di Gerusalemme. I musulmani accusano Israele di minare il loro luogo sacro.
Sì, si scatenerà un diluvio di male, ma il Signore si farà sentire in modo inequivocabile.
La Moschea di Al Aqsa è considerata il terzo luogo sacro dell’Islam, anche se non è menzionata nel Corano. Tuttavia, corrisponde a un’interpretazione diffusa di ciò che Gesù intendeva quando si riferiva alla profezia di Daniele secondo cui negli ultimi giorni prima del suo ritorno “l’abominio che causa la desolazione starà dove non deve stare” ( Marco 13:14)
La moschea sorge sul sito del tempio distrutto, che Dio ha scelto come sua dimora.
È chiaro dal contesto che questo edificio finirà per causare i più grandi disordini che il mondo abbia mai visto e porterà al ritorno del Messia, che sconfiggerà i suoi nemici e governerà il mondo in pace e sicurezza.
Ci si chiede perché il Ramadan, un mese sacro di digiuno, scateni ogni anno tanta violenza. A Hebron, ad esempio, un imam (un uomo “santo”) ha aperto il fuoco su due bambini ebrei prima di essere “neutralizzato” dalle forze israeliane. Uno dei proiettili dell’assassino aveva trapassato il pallone con cui i bambini stavano giocando.
Questo ricorda la festa di Purim, che si terrà il prossimo fine settimana, quando gli ebrei dell’antica Persia furono salvati da un olocausto pianificato grazie all’intervento della regina Ester, che provvidenzialmente era giunta alla sua posizione regale “in un momento simile” (Ester 4:14).
Oggi, mentre Israele sta rapidamente perdendo i suoi amici tra le nazioni, spetta sicuramente a coloro che hanno ereditato la fede del Messia ebraico – cioè i cristiani – venire in suo aiuto. Avremo il coraggio di alzarci e confessare?
Quest’anno Purim coincide con la Domenica delle Palme. Ester, con l’incoraggiamento di suo cugino Mordechai, ha salvato il suo popolo molto tempo fa. E credo che oggi sia toccato in sorte ai cristiani di raccogliere il mantello.
È nostro dovere, nei confronti di coloro attraverso i quali la salvezza è arrivata ai Gentili, ricambiare in questo momento di grande bisogno, proprio come fecero i Gentili di Antiochia per i credenti ebrei di Gerusalemme quando ci fu la carestia nel primo secolo dopo Cristo. Continua a leggere su NsI