Nella stupenda cornice del Grand Hotel Palazzo di Livorno, Domenica scorsa, cristiani di diverse confessioni, ebrei e laici si sono incontrati per approfondire le relazioni di amicizia ebraico cristiane in questo momento storico così complesso per Israele. Un evento che si è reso necessario dalla chiamata ai Cristiani fatta dai fratelli Ebrei all’indomani del 7 Ottobre. Dove sono i Cristiani? È la domanda che risuona da quel giorno. E l’evento di Livorno – possiamo dirlo – è una prima importante risposta a quella domanda nella speranza che tutto ciò abbia un seguito. I cristiani ci sono e sono a fianco degli ebrei. Questo ci ha detto Livorno domenica scorsa.
Un periodo difficile e tormentato quello che si è aperto con il progrom del 7 Ottobre che ha riaperto ferite mai sanate. Ferite materiali certo che rendono evidenti dai corpi straziati e dalle menti devastate dalla furia omicida dei barbari di Hamas; ma anche ferite spirituali che necessitano l’opera di uomini e donne di buona volontà, affinché si ricostruisca un filo di speranza attraverso un legame fra cristiani ed ebrei forte ma complesso e che nel tempo ha avuto un andamento non proprio lineare. La speranza che asciuga le lacrime è la chiave – secondo la teologa Enrica Talà, Direttrice del centro “Don Angeli” e docente presso l’Associazione di Amicizia Ebraico Cristiana “Miranda Schinasi” di Livorno – per reimpostare quel rapporto.
L’evento è stato organizzato dall’artista Rachele Carol Odello e patrocinato dalla Comunità Ebraica di Livorono, che ha chiamato Edipi – Evangelici d’Italia peri Israele a collaborare,  ed è stato aperto all’insegna della necessita di una corretta informazione su quanto sta accadendo in Medio Oriente. In un contesto internazionale mediatico in cui si assiste a un vero e proprio ribaltamento della realtà, fare corretta informazione e accedere a notizie veritiere, è un dovere morale e persino spirituale. Non solo per una corretta comprensione dei fatti, ma anche per lavorare a una pace che sia effettiva ed equa. L’evento però non è stato un evento “politico” né voleva esserlo. Bensì è stata l’occasione per fare il punto delle relazioni ebraico cristiane anche attraverso numerose testimonianze e interventi che hanno marcato con decisione la profonda gratitudine del mondo cristiano per Israele e gli ebrei. Una gratitudine che si deve a quest’ultimi non solo in quanto “fratelli maggiori” ma che proviene soprattutto dalla giusta comprensione del ruolo di Israele nel mondo per come è chiaramente esplicitato dalle Scritture. Questo il senso dell’ intervento di Andie Basana presidente di Edipi. La missione di Evangelici d’Italia per Israele sta proprio nel diffondere il ruolo fondamentale di Israele nel progetto di Dio che si spiega nel tempo e nello spazio dal lontano passato fino ai giorni nostri. Prendendo coscienza che si stanno avverando, una dopo l’altra, le profezie già contenute nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Leggere e interiorizzare le Sacre scritture, dunque, non è un mero esercizio retorico-spirituale, ma la chiave di volta per il cambiamento del mondo. In questo le chiese debbono giocare un ruolo importante di diffusione della conoscenza sacra affinché il seme possa germogliare sempre di più fra le persone.
Anche Rachele Odello ha insistito sul ruolo spirituale che l’attuale conflitto impone a ciascuno di noi. Non è un caso – scandice la Odello – che siamo nati in questi tempi. Ciò significa che, nel piano di Dio, ciascuno ha una missione specifica da accettare e svolgere con responsabilità, gioia e speranza. Dobbiamo, dunque, intensificare gli sforzi per propagare la verità, perché senza Verità e senza Giustizia non vi può essere vera pace, che è l’obiettivo di tutte le persone presenti all’evento. I Cristiani non odiano, nemmeno i terribili barbari di Hamas, perché l’odio non genera soluzioni. I Cristiani perseguono la giustizia a partire, come detto, da una serrata lotta alle mistificazioni e alle falsità riguardo lo Stato Ebraico dipinto ingiustamente come oppressore da un contesto mediatico che supporta una narrazione falsata che finisce per sposare una visione parziale e faziosa. Insomma, l’idea che i palestinesi siano un popolo di oppressi è fallace, smentita dalla storia e per questo bisogna battersi per ristabilire la verità. La suddetta visione, infatti, non pecca solo per evidente faziosità , ma si fa generatrice di un mai sopito antisemitismo, le cui manifestazioni si sono viste e si vedono costantemente in tutte le piazze italiane dal 7 Ottobre in poi. Fenomeni che, come ci ha spiegato la Prof.ssa Nicla Costnatino Vicepresidente di Edipi – Evangelici d’Italia per Israele – non sono affatto nuovi nella storia del popolo ebraico, ma che, al contrario, ha radici antichissime. Una prospettiva diacronica dell’antigiudaismo, attraverso cui la Prof.ssa Costantino ha guidato l’uditorio, ha dimostrato, purtroppo, che l’antisemitismo e l’ antigiudaismo hanno rappresentato una costante storica sin dai tempi dell’imperatore Costantino. È con lui, infatti, che il pregiudizio antiebraico genericamente diffuso si istituzionalizza e diventa ” di Stato”. Non sfugge, in tutto questo, il ruolo tragicamente essenziale, giocato nel corso dei secoli, dalla Chiesa Cattolica, infausta protagonista nel fomentare l’odio nei confronti degli ebrei accusati di deicidio. Un processo in ogni caso ha subito piano piano mutamenti fino a giungere, come ha fatto notare anche la preziosa testimonianza di Maria Luisa Enguez, alla enciclica Nostra Aetate, vero punto di non ritorno nei rapporti tra cattolici ed ebrei. E’ in quella sede che anche il cattolicesimo ha iniziato a superare la visione distorta
portata dalla teologia della sostituzione. Al contrario di quanto teorizzato fino a quel momento, il patto di Dio con gli ebrei non è mai cessato, né tantomeno è stato sostituito. Il popolo ebraico è ancora la pupilla di Dio e faro di emancipazione spirituale per tutta l’umanità. I semi sono stati gettati ma i frutti, tuttavia, tardano ad arrivare se si pensa al fatto che, anche in questi tempi Papa Francesco continua a ad attaccare indirettamente Israele per quanto sta avvenendo. Tuttavia, consola il fatto che esiste una parte di cattolici che, ben consapevoli del ruolo spirituale e temporale di Israele, non abbandonano il suo fianco. Insomma, In sintesi, Domenica scorsa, le dotte analisi storiche e teologiche si sono alternate e intrecciate con toccanti esperienze personali che hanno dimostrato come la vicinanza a Israele non sia solo una questione politica, ma coinvolga chi ha in sé una certa sensibilità su un piano complessivo, spirituale e metafisico. Tutti hanno concordato che probabilmente per i cristiani si impone un dovere di Teshuvà nei confronti dei fratelli maggiori.
Dal punto di vista invece laico, si segnalano per importanza l’intervento di Sharon Nizza che ha presentato il suo libro “7 Ottobre. Israele. Il giorno più lungo”. Una narrazione quasi in tempo reale attraverso la quale la giornalista illustra il massacro, approfondendo le molte dinamiche che stanno dietro l’eccidio, dalla partecipazione del popolo palestinese al progrom, ai ritardi nei soccorsi, alle responsabilità israeliane per la sottovalutazione del pericolo. Insomma, un libro sicuramente da leggere. E poi, l’Avv.Celeste Vichi Presidente dell’UAII Unione delle Associazioni Italia Israele, che ha spronato i presenti affinchè la vicinanza dei cristiani agli ebrei si traduca rapidamente in atti concreti, attraverso ad esempio un sostegno alla legge contro l’antisemitismo attualmente giacente in Commissione. Il fenomeno dell’antisemitismo non si combatte solo  dall’imprescindibile punto di vista culturale ma deve avere un risvolto giuridico importante che possa condurre alla sanzione penale di quanti si macchiano di condotte antiebraiche seppur sotto le mentite spoglie dell’antisionismo. Questo, infatti, altro non è che la forma attuale del “mostro antisemita” che appunto da sempre accompagna la storia del popolo Ebraico. Una definizione efficace e unitaria di antisemitismo – quella IHRA – e un apparato sanzionatorio degno di questo nome sono le chiavi attraverso le quali, sul piano terreno può spiegarsi quella difesa del popolo ebraico che trova le proprie ragioni sul piano spirituale. E non vi sono “liste di proscrizione” nelle quali la stessa Vichi è finita, che possono spaventare.
Un messaggio di speranza giunge poi dal percorso di avvicinamento di alcuni stati arabi sunniti che con gli Accordi di Abramo che non si è interrotto nonostante la guerra. E’ un processo sul quale insistere per porre fine finalmente all’ostilità araba nei confronti del mondo ebraico e inaugurare una nuova era di vera pace. Illuminanti da questo punto di vista le parole dell’Avv. Carola Parano.
Da Livorno dunque parte un messaggio di verità e chiarezza, di pace e di amore che, secondo quanto riportato anche dal Rabbino Capo di Livorno, Avhram Dayan, è consustanziale al popolo Ebraico. Il popolo ebraico non è eletto perché superiore agli altri ma perché su questo cadono maggiori responsabilità. Non cerca proseliti ma ha il compito spirituale di dimostrare silenziosamente al mondo come si può e si deve essere “buoni ebrei” e uomini probi sotto il profilo etico-spirituale. Le festività di Rosh Hashana di Yom Kippur e si Sukkot ricordano proprio il profondo messaggio spirituale che dagli ebrei si deve estendere a tutto il genere umano. Un messaggio che conduce ciascuno di noi a riflettere e meditare su come essere appunto uomini e donne migliori, in armonia con la Legge divina. Perché solo in questo modo è possibile trasformare il mondo circostante senza imposizioni e nella massima fraternità possibile, come ha indicato anche Eyal Avneri di Keren Hayesood da tempo impegnato nel sostegno anche economico al popolo di Israele.

Kishore Bombaci